INDICE

 

 

 

TRIPURA RAHASYA

 

O

 

Haritayana Samhita

 

IL MISTERO OLTRE LA TRINITÀ

 

 

 

 

CAPITOLO VIII

 

CHIAVE ALLA PARABOLA DEL CAPITOLO V

 

 

1-3. "Avendo appreso dalla bocca della saggia moglie il vero significato di Tripura, che è Pura Intelligenza e Dio nella Verità e avendo appreso anche la tecnica del culto di Tripura da insegnanti competenti come richiesto dalla grazia divina, Hemachuda ottenne la pace della mente e si impegnò nel culto con intensa devozione.

 

Alcuni mesi passarono in questo modo.

 

Nota: - La grazia di Dio è la condizione sine qua non di qualsiasi tipo di conoscenza di Dio.

 

4. "La grazia della Madre Suprema discese su di lui, ed egli divenne totalmente indifferente al piacere perché la sua mente era completamente assorbita nella ricerca pratica della Verità.

 

5. "Tale stato è impossibile per chi è senza la grazia di Dio, perché la mente impegnata nella ricerca pratica della Verità è il più sicuro mezzo di emancipazione.

 

6. "Parasurama! Innumerevoli aiuti non daranno l’emancipazione se non è fatta una seria ricerca della verità.

 

7. "Una volta Hemachuda, con la sua mente assorbita nella ricerca della Verità, vide sua la moglie da sola.

 

8-9. "Lei vide suo marito che arrivava al suo appartamento, così gli andò incontro, lo accolse e gli offrì il suo posto. Gli lavò i piedi prostrata davanti a lui, come si fa con uno del suo rango e gli sussurrò dolci parole d'amore.

 

10-14. “Carissimo! Ti vedo ancora dopo tanto tempo. Sei in buona salute? Naturalmente, il corpo a volte è suscettibile alla malattia. Dimmi perché mi hai trascurato per tutti questi giorni. Prima non passava nemmeno un giorno senza che tu mi vedessi e conversassi con me. Come hai passato il tuo tempo? Non avrei mai sognato che saresti stato così indifferente a me! Cosa ti rende così? Come passi le tue notti? Dicevi che un momento senza di me era per te come l'eternità, e che non riuscivi a sopportarlo.” Dicendo questo, lei lo abbracciò con affetto e si mostrò angosciata.

 

15-17. Benché amorevolmente abbracciato dalla sua cara moglie, egli non fu per niente commosso da questo e disse a lei: “Cara, io non posso più essere ingannato da te. Sono convinto della tua forza e che nulla può influenzare la tua felicità intrinseca. Sei saggia e imperturbata. Conosci questo mondo e oltre. Come può qualcosa influenzarti così? Sono qui per chiedere il tuo consiglio. Ora per favore ascolta. Spiegami quella storia che una volta mi raccontasti come la storia della tua vita.

 

18. “Chi è tua madre? Chi è la tua amica? Chi è suo marito? Chi sono i suoi figli? Dimmi, quale rapporto hanno tutte queste persone con me?

 

19. “Non lo capisco chiaramente. Non credo più che sia una bugia. Sono sicuro che mi hai raccontato una parabola che è piena di significato.

 

20. “Spiegami tutto in dettaglio così che possa comprenderlo chiaramente. Mi inchino a te con reverenza. Gentilmente chiarisci questi miei dubbi.”

 

21-23. Hemalekha con un volto sorridente e felice, sentito il marito e pensò tra sé: “Ora è puro nella mente e Beato da Dio. Egli è evidentemente indifferente ai piaceri della vita ed è anche forte di mente. Questo deve essere solo a causa della grazia di Dio e le sue precedenti virtù stanno ora dando i suoi frutti. I tempi sono maturi per lui per essere illuminato, così ora lo illuminerò.”

Poi lei Disse: “Signore, la grazia di Dio è su di te, e tu sei benedetto!

 

24-25. “Il distacco non può sorgere in caso contrario. È il criterio della grazia di Dio che la mente, dopo essere diventata distaccata dai piaceri sensuali, debba essere rapita nella ricerca della verità. Io ora devo risolvere il puzzle della storia della mia vita.

 

26. “Mia madre è la Trascendenza – la Pura Coscienza; la mia amica è l'intelletto (la facoltà di discernimento); l'ignoranza è la signora scura, l'amica indesiderabile dell'intelletto.

 

27. “I capricci dell’ignoranza sono troppo noti e non hanno di bisogno di delucidazioni, lei può illudere chiunque, facendo credere che una corda sia un serpente, così che il terrore colpisce lo spettatore.

 

28-33. “Suo figlio è la più grande delle illusioni – la mente; sua moglie è il pensiero o concezione o immaginazione; i suoi figli sono cinque di numero, vale a dire, udito, gusto, vista, tatto e odorato, i cui palazzi sono i rispettivi sensi. Ciò che la mente ha detto che hanno rubato da loro è il godimento degli oggetti dei sensi che lascia un’impressione sulla mente che si sviluppa più tardi nelle inclinazioni della mente. La condivisione di oggetti rubati con sua moglie è la manifestazione delle inclinazioni nei sogni. Il sogno è la nuora dell’illusione (cioè, l’ignoranza). La Signora Vorace è il desiderio; i suoi figli sono la rabbia e l'avidità; la loro città è il corpo. Quello che è stato detto essere il mio talismano più potente è la Realizzazione del Sé. L’amico della mente a guardia della città è il principio vitale che continua a muoversi come respiro vitale. Le diverse città popolate da loro sono gli inferni passati nell’eterno passaggio dell'anima. La consumazione della facoltà di discernimento è il Samadhi. Il mio ingresso nella camera di mia madre è l’emancipazione finale.”

 

34. “Tale è in breve il racconto della mia vita. La tua è simile. Pensa bene e sii assolto!”.

 

Così si conclude l’ottavo capitolo della Tripura Rahasya nella sezione di Hemachuda sul corso della vita.

 


 

CAPITOLO IX

 

COME HEMACHUDA HA REALIZZATO IL SÉ DOPO AVER ANALIZZATO LA PROPRIA MENTE IMMERGENDOVISI DENTRO

 

 

1. "Quando Hemachuda capì il significato della parabola della moglie fu piacevolmente sorpreso. Con la voce soffocata dal piacere le disse:

 

2. “Mia cara, sei sicuramente benedetta ed anche intelligente: come farò a descrivere la profonda saggezza della storia della tua vita, raccontata a me sotto forma di una parabola?

 

3. “Fino ad ora non sapevo del tuo progresso. Ora tutto mi è chiaro.

 

4-5. “Ora capisco la fine dell'umanità e ho realizzato la natura meravigliosa. Per favore dimmi dell’altro ora: chi è questa tua madre? Come fa lei ad essere senza inizio? Chi siamo noi? Qual è la nostra vera natura?”

 

Così interrogata, Hemalekha disse a suo marito:

 

6. “Signore, ascolta attentamente quello che sto per dire, perché è sottile. Ricerca la natura del Sé con l’intelletto chiaro e trasparente.

 

7. “Non è un oggetto che può essere percepito, né descritto; come posso quindi parlarti di esso? Conosci la madre solo se conosci il Sé.

 

8. “Il Sé non ammette spiegazioni, e pertanto nessun insegnante può insegnarlo. Tuttavia, realizza il Sé dentro di te, poiché esso risiede nell'intelletto senza macchia.

 

9. “Esso pervade tutto, dal Dio personale all’ameba; ma non è realizzabile con la mente o i sensi; essendo non illuminato dagli agenti esterni, illumina tutto, sempre e ovunque. Esso supera la dimostrazione o la discussione.

 

10. “Come, dove, quando, o da chi è stato specificamente descritto anche in modo incompleto? Ciò che mi chiedi, caro, è come se mi chiedessi di mostrarti i tuoi occhi.

 

11-12. “Nemmeno i migliori insegnanti possono mostrarti i tuoi occhi. Proprio come un insegnante non è di alcuna utilità in questo caso, così non lo è nell’altro. Al limite Egli può guidare verso di esso e nulla più. Devo anche spiegare a te i mezzi per la realizzazione. Ascolta attentamente!

 

13. “Finchè è contaminato con i concetti di me o mio (per esempio, la mia casa, il mio corpo, la mia mente, il mio intelletto), il Sé non verrà trovato, perché si trova oltre la cognizione e non può essere realizzato come 'me stesso'.

 

14. “Ritirati in solitudine, analizza e vedi che cosa sono quelle cose che sono conosciute come il mio; scartandole tutte e trascendendole, cerca il Vero Sé.

 

15. “Per esempio, tu mi conosci come tua moglie e non come te stesso. Io sono solo collegata a te, non parte di te e tanto meno sono il tuo vero essere.

 

16. “Analizza tutto in questo modo e abbandonalo. Ciò che rimane, trascendendo tutto, oltre la concezione, l’appropriazione o la rinuncia - conosci Quello come Vero Sé. Quella conoscenza è l’emancipazione finale.”

 

17. "Dopo aver ricevuto queste istruzioni da sua moglie, Hemachuda si alzò in fretta dal suo posto, montò sul suo cavallo e galoppò via dalla città.

 

18. "Egli entrò in un giardino reale oltre la periferia della città e in un palazzo di cristallo ben arredato.

 

19-20. "Egli dimise i suoi assistenti e ordinò ai custodi: “Non lasciate che nessuno entri in queste camere mentre io sono in contemplazione - siano essi ministri, anziani o anche il re stesso. Devono attendere fino a ottenere il mio permesso.”

 

21. "Salì poi a una raffinata camera al nono piano che guardava verso tutte le direzioni.

 

22. "La stanza era ben arredata e si sedette su un morbido cuscino. Raccolse la sua mente e cominciò a contemplare così:

 

23-30. “In verità tutte queste persone sono illuse! Nessuno di loro non conosce neanche la minima parte del Sé! Ma sono tutti attivi per il bene di loro stessi. Alcuni di loro recitano le Sacre Scritture, alcuni le studiano insieme ai loro commentari; alcuni sono occupati ad accumulare ricchezza; altri stanno governando la terra; alcuni stanno combattendo il nemico; altri stanno cercando i lussi della vita. Quando sono impegnati in tutta questa attività egoista non mettono mai in discussione quello che potrebbe essere esattamente il Sé; ora perché c'è tutta questa confusione? Oh! Quando non si conosce il Sé, tutto è vano e come se fosse fatto in un sogno. Così ora esaminerò la questione.

 

“La mia casa, la mia ricchezza, il mio regno, il mio tesoro, le mie donne, il mio bestiame - nessuno di questi è me, essi sono solo miei. Certamente prendo il corpo per il Sé ma è semplicemente un mio strumento. Sono di sicuro il figlio del re, con buone membra e una bella carnagione. Anche queste persone sono presi da questo stesso concetto che i loro corpi sono il loro ego.”

 

31-36. "Riflettendo così, egli riconsiderò il corpo. Non poté identificare il corpo come il Sé e così cominciò a trascenderlo. “Questo corpo è mio, non me. È costruito di sangue e ossa e sta cambiando ogni momento. Questo come può essere l’immutabile, continuo me. Sembra come un bene mobile; è separato da me come lo è un corpo che si sveglia dal sogno, ecc. 'Io' non può essere il corpo, né può la forza vitale essere il Sé; mente e intelletto sono chiaramente miei strumenti quindi non possono essere 'Io'. Sono sicuramente qualcosa al di là di tutto questo, a partire dal corpo e terminando con l'intelletto. [Nota. – Gli strumenti sono (1) i sensi, (2) la mente compreso il pensiero, il ragionamento ed il coordinamento delle facoltà, (3) la forza vitale.] Sono sempre consapevole, ma non realizzo quello stato puro di consapevolezza. La ragione di questa incapacità non mi è chiara.

 

37-38. “Gli oggetti sono conosciuti attraverso i sensi, non altrimenti; la vita è riconosciuta dal tocco e la mente dall’intelletto. Da chi  è reso evidente l’intelletto? Non lo so... Ora vedo che sono sempre consapevole – la realizzazione di quella pura consapevolezza è ostacolata da altri fattori (relativi al non-Sé) che interferiscono - ora non riesco a immaginarli - non possono apparire senza la mia immagine mentale di loro ed essi non possono ostacolare la gloria del Sé, non apparendo.”

 

39. "Pensando così, arrestò forzatamente il suo pensiero.

 

40-41. "Istantaneamente, superato il momento di vuoto, decise che era il Sé, quindi divenne molto felice e ancora una volta cominciò a meditare. "Lo farò ancora una volta", disse e si immerse nella meditazione.

 

42. "Con l'irrequietezza della mente così risolutamente controllata, vide in un istante una luce sfolgorante.

 

43-45. "Riacquistando la coscienza, cominciò a chiedersi come ciò potesse accadere. “Non c'è nessuna costanza nell'esperienza. Il Sé non può essere più di uno. Devo ripetere e vedere”, disse e si immerse nuovamente nella meditazione. Questa volta cadde in un lungo sonno e sognò sogni meravigliosi. Svegliandosi, cominciò a pensare furiosamente:

 

46-48. “Com'è che sono stato sopraffatto dal sonno e ho iniziato a sognare? Il buio e la luce che ho visto prima devono anch’essi essere della natura dei sogni. I sogni sono immagini mentali, come farò a superarli? Reprimerò nuovamente i miei pensieri e vedremo”, disse e si immerse nella meditazione.

 

"La sua mente fu placida per un momento e pensò se stesso come fosse sprofondato nella beatitudine.

 

49-54. "Poco dopo, riacquistato il suo stato originale, a causa della mente che nuovamente stava iniziando a funzionare. Egli rifletté:

“Che cosa è tutto questo? È un sogno o un'allucinazione della mente? La mia esperienza è un fatto, ma supera la mia immaginazione.

 

“Perché quella beatitudine è così unica e diversa da tutte quelle che ho sperimentato prima? La più alta delle mie esperienze non si può paragonare con neanche una parte infinitesimale dello stato di beatitudine che ho provato proprio ora. Era come dormire in quanto non avevo coscienza dell’esterno. Ma c'era una beatitudine particolare allo stesso tempo. Il motivo non mi è chiaro perché non c'era niente che mi procurasse piacere. Anche se ho tentato di realizzare il Sé, non l’ho fatto. Io probabilmente ho realizzato il Sé e ho anche visto altro come buio, luce, sogni o piacere, ecc. Oppure è possibile che queste sono le fasi di sviluppo per la realizzazione del Sé? Non capisco. Vorrei chiederlo a mia moglie.”

 

55-61. "Avendo così deciso, il principe ordinò al portinaio di chiedere ad Hemalekha di venire da lui. Dopo un'ora e mezza, lei stava salendo i gradini del palazzo come la Regina della Notte che si muove nel cielo. Vide il principe, suo consorte, in perfetta tranquillità, calmo, raccolto e dal volto felice. Rapidamente andò al suo fianco e si sedette vicino a lui. Mentre stava vicino a lui egli aprì gli occhi di colpo e la trovò seduta vicino. Lei subito lo abbracciò con affetto e gentilmente gli disse dolci parole d'amore: “Signore, cosa posso fare per Vostra Altezza? Spero che tu stia bene. Dimmi perché mi hai chiamato fino a questo posto?”

Interrogato così, lui a sua volta disse a sua moglie:

 

62-66. “Mia cara! Io, come mi hai consigliato, mi sono ritirato in un luogo solitario dove mi sono impegnato nella ricerca del Sé. Anche così, ho esperienze e visioni diverse. Pensando che la consapevolezza del Sé costante è oscurata dall’interferenza fuori luogo delle attività mentali, ho forzatamente represso i miei pensieri e sono rimasto calmo. Superate le tenebre, apparve la luce, poi è sopravvenuto il sonno e infine una beatitudine unica mi ha sopraffatto per un po'. È questo il Sé, oppure è qualcosa di diverso? Per favore analizza queste mie esperienze e rispondimi, mia cara, così che possa capirle chiaramente.”

 

67-69. "Dopo averlo ascoltato attentamente Hemalekha, colei che conosce questo mondo e oltre, parlò dolcemente così:

 

“Ascoltami, mio caro, molto attentamente. Ciò che ora hai fatto per reprimere i pensieri con la mente rivolta verso l'interno è un buon inizio ed è elogiato dai degni come il modo migliore. Senza di esso, nessuno ha mai avuto successo. Tuttavia, non produce la realizzazione del Sé perché il Sé rimane sempre realizzato.

 

70-71. “Se è un prodotto, non può essere il Sé. Perché, come può il Sé essere ottenuto nuovamente? Se fosse così, il Sé non verrebbe mai realizzato. Ottenere riguarda qualcosa che non si è mai posseduto. C'è un qualche momento dove il Sé non è il Sé? Nemmeno il controllo della mente viene utilizzato per ottenerlo. Ti darò alcuni esempi:

 

72. “Proprio come nel buio le cose invisibili si trovano appena si accende una lampada e pertanto si dice che sono state recuperate dall'oblio.

 

73-74. “Proprio come un uomo confuso dimentica la sua borsa, ma si ricorda e la individua mantenendo la sua mente imperturbabile e costante, eppure egli dice che ha ‘ottenuto’ la borsa perduta, anche se il concentrarsi della sua mente non l’ha prodotta.

 

75. “Così anche il controllo della tua mente non è la causa della tua auto-realizzazione; anche se il Sé è sempre lì, non viene riconosciuto da te nemmeno con una mente controllata perché non hai dimestichezza con essa.

 

76. “Proprio come un contadino che non conosce il sistema non può capire le luci abbaglianti della Sala delle Udienze Reale di notte e così ignora la sua magnificenza a prima vista, così è che non capisci il Sé.

 

77. “Presta attenzione, mio caro! L’oscurità è stata visibile dopo che hai controllato i pensieri. Nel breve intervallo prima della sua comparsa e dopo il controllo della mente rimane uno stato libero dallo sforzo del controllo e dalla percezione delle tenebre.

 

78. “Ricorda sempre tale stato come quello della felicità perfetta e trascendentale. Tutti sono ingannati in quello stato, perché le loro menti sono abituate ad essere rivolte verso l'esterno.

 

79. “Anche se le persone possono essere colte, abili ed appassionate, essi cercano e ricercano ancora, rimanendone solo confusi ed essi non dimoreranno in quello stato Santo.

 

80. “Si affliggono giorno e notte, senza mai conoscere questo stato. La semplice conoscenza teorica della scultura non potrà mai fare un uomo uno scultore.

 

81-82. “Anche se è un Pandit (erudito) ben radicato nella teoria e nella discussione della filosofia del Sé, egli non può realizzare il Sé perché non è realizzabile, ma già realizzato. La realizzazione non è raggiunta andando lontano, ma solo stando immobili, non con il pensiero (intelletto), ma dalla cessazione del pensiero.

 

83-85. “Lo sforzo verso la realizzazione è come il tentativo di prendere con il piede l'ombra proiettata dalla testa. Lo sforzo la farà sempre retrocedere.

 

“Proprio come un neonato tenta di prendere la propria immagine riflessa essendo inconsapevole dello specchio, così anche le persone comuni sono attirate dalle loro riflessioni mentali sullo specchio del puro e luminoso Sé e non sono consapevoli dello specchio, perché non hanno nessuna conoscenza del Sé.

 

“Anche se la gente capisce lo spazio, essi non sono consapevoli di esso perché sono attirati dagli oggetti nello spazio.

 

86-88. “Essi capiscono l'universo nello spazio ma non hanno alcuna considerazione per lo spazio stesso. Analogamente, fanno lo stesso per quanto riguarda il Sé.

 

“Mio Signore, considera bene. Il mondo è costituito dalla conoscenza e dagli oggetti conosciuti. Di questi gli oggetti sono non-Sé e percepiti dai sensi; la conoscenza è auto-evidente; non c'è nessun mondo in assenza della conoscenza. La conoscenza è la prova diretta dell'esistenza di oggetti che dipendono pertanto dalla conoscenza. La conoscenza dipende dal conoscitore per la sua esistenza. Il conoscitore non richiede alcun test per conoscere la propria esistenza. Il conoscitore è quindi l'unica realtà dietro la conoscenza e gli oggetti. Ciò che è auto-evidente senza la necessità di essere provato, è la sola realtà; non è così per le altre cose.

 

89-91. “Chi nega la conoscenza non ha nessun argomento valido e così non è possibile nessuna discussione.

 

“Stabilito il soggetto della conoscenza, si pone la questione circa l'esistenza degli oggetti in assenza della loro conoscenza. Gli oggetti e la loro conoscenza sono solo riflessioni dell’eterna, auto-luminosa, Coscienza Suprema, che è il conoscitore e che è la sola realtà. Non sorge il dubbio che il riflesso debba essere di tutti gli oggetti contemporaneamente senza riferimento a tempo e luogo (contrariamente alla nostra esperienza), perché tempo e spazio sono essi stessi concetti conoscibili e sono ugualmente riflessi. La natura specifica dei riflessi è l’inverso degli oggetti trovati nello spazio.

 

92. “Pertanto, Principe, realizza con una mente calma la tua vera natura che è quella pura, indivisa Coscienza sottostante la mente inquieta e che è composta da tutto l'universo in tutta la sua diversità.

 

93. “Se ci si fissa in quella base fondamentale dell'universo (cioè il Sé), si diventa colui che agisce su tutto. Devo dirti come diventare così. Ti assicuro - tu sarai Quello.

 

94. “Realizza con una mente calma lo stato tra sonno e veglia, l'intervallo tra il riconoscimento di un oggetto dopo un altro o il vuoto tra due percezioni.

 

Nota. -Il commentatore confronta i raggi di luce che procedono dal sole prima che essi influiscano sui materiali. Essi stessi sono invisibili, ma capaci di illuminare gli oggetti. Questo spiega la terza istruzione sopra. Dice anche che la coscienza è come l'acqua che fluisce attraverso un canale e successivamente assume la forma dello spazio riempito.

 

95. “Questo è il vero Sé, risiedendo in Esso non si è più illusi. Ignari di questa Verità, le persone sono diventate le eredi del dolore.

 

Nota. - Il commentatore aggiunge che un saggio realizzando il mondo come il riflesso della mente lo considera come tale ed è così libero dalla miseria.

 

96-97. “Forma, gusto, odore, tatto, suono, dolore, piacere, l'atto di ottenere, o l'oggetto acquisito - nessuno di questi trova luogo in quella Trascendenza che è il sostegno di tutto quello che c'è, e che è l'essere in tutto, ma non esclusivamente così. Che è il Signore Supremo, il Creatore, il Sostenitore e Distruttore dell'universo e l'Essere Eterno.

 

98. “Ora non lasciare che la tua mente vada verso l’esterno; rivolgila verso l'interno; controllala appena un po' e guarda al Sé, ricordando sempre che l'investigatore è lui stesso l'essenza dell'essere e il Sé del Sé.

 

Nota. - Il commento su questo sloka dice: questo sloka contiene ciò che non deve essere fatto (vale a dire, alla mente non dovrebbe essere consentito di andare verso l’esterno), che cosa si deve fare (la mente deve essere rivolta verso l'interno) e su che cosa bisogna impegnarsi (vigilanza). Solo un breve controllo è sufficiente; nessun controllo lungo è necessario per lo scopo. La domanda sorge spontanea: come guardare? Il ricercatore, l'indagine e l'oggetto indagato sono tutt'uno. La mente dovrebbe essere portata alla condizione di un neonato. Poi si sente come se fosse separato da tutti i materiali grossolani e persiste solo la sensazione di 'io sono'.

 

Quando la mente è poco controllata, uno stato sarà evidente alla fine dello sforzo in cui il Sé può essere realizzato come puro essere, alla base di tutti i fenomeni ma indiviso da loro, simile al senso del bambino.

 

99. “Sii anche libero dal pensiero 'io vedo'; rimani indisturbato come un cieco che vede. Quello che trascende la vista e non vista che tu sei. Sii veloce!”.

 

Nota. - Qui il commentario dice: Il Sé trascende anche la sensazione 'io vedo'. L’aderenza a quella sensazione ci fa separare dal Sé. Perciò, lasciate che anche questa sensazione sparisca, poiché tale stato non è assolutamente macchiato dalla volontà, dalla sensazione o dal pensiero. Altrimenti, non ci sarà nessuna perfezione nonostante gli innumerevoli sforzi.

 

Ancora una volta la parola 'vista' include lo stato di veglia e di sogno 'non vista' significa sonno profondo. Che che sta in mezzo questi tre stati e oltrepassa anche il senso di 'io' è quello che sei. Questo è il quarto stato Turiya (ovvero la stringa su cui sono infilati tutti i diversi oggetti dell'universo).

 

100. "Hemachuda fece di conseguenza, e dopo aver ottenuto tale stato riferitogli da sua moglie, egli rimase tranquillo a lungo, ignaro di tutto ciò accanto a sé."

 

Nota. - Il commentatore dice che egli era in Nirvikalpa Samadhi.

 

Così si conclude il nono capitolo della Tripura Rahasya nella sezione su Hemachuda sulla pace.

 


 

CAPITOLO X

 

CON LE ULTERIORI ISTRUZIONI DEL SUO AMATO GURU, HA OTTENUTO IL SAMADHI NONOSTANTE LE SUE ATTIVITÀ ESTERNE ED È RIMASTO IN STATO DI EMANCIPAZIONE ANCHE SE AVEVA UN CORPO.

 

 

1-5. "Hemalekha notò che il marito aveva raggiunto la Pace Suprema e così non lo disturbò. Egli si svegliò dopo un'ora e mezza, aprì gli occhi e vide sua moglie vicino a lui. Desideroso di raggiungere tale stato ancora una volta, chiuse gli occhi; e immediatamente Hemalekha prese le sue mani e gli chiese dolcemente: “Mio Signore, dimmi che cosa hai realizzato chiudendo gli occhi, o che hai perso nell’aprirli, mio caro. Mi piace ascoltarti. Dì cosa succede quando gli occhi sono stati chiusi o quando vengono lasciati aperti.”

 

6. "Essendo pressato per una risposta, sembrava come se egli fosse ubriaco e rispose con riluttanza e languidamente come segue:

 

7-14. “Mia cara, ho trovato la pura incontaminata felicità. Io non riesco a trovare la minima soddisfazione nelle attività del mondo così come aumenta il dolore quando queste attività cessano. Ne ho abbastanza di esse! Sono senza sapore per me come un arancio già succhiato, perpetrate solo dai perditempo, oppure sono come il bestiame che incessantemente rumina. Peccato che tali persone siano ancora ignare della beatitudine del proprio Sé! Proprio come un uomo che va a mendicare ignaro del tesoro nascosto sotto il suo pavimento, così ho inseguito i piaceri dei sensi ignaro dell'oceano sconfinato di beatitudine dentro di me. Le occupazioni mondane sono cariche di miseria e i loro piaceri sono transitori. Ero ancora così infatuato che li scambiai per piaceri durevoli, spesso ero addolorato, ma non cessai di inseguirli ripetutamente. Il vero peccato è che gli uomini sono sciocchi, incapaci di distinguere il piacere dal dolore. Essi cercano i piaceri ma ottengono il dolore. Ne ho abbastanza di queste attività che aumentano il gusto per tale piacere.

 

“Mia cara, ti prego con le mani giunte. Fammi cadere nuovamente nella pace del mio Beato Sé. Ho pietà di te che pur conoscendo questo stato, non sei in esso, ma sei sempre impegnata invano.”

 

15-27. "La saggia ragazza dolcemente sorrise a tutto questo e gli disse: “Mio Signore, non conosci ancora il più alto stato di santità (che non è macchiato dalla dualità), raggiunto il quale il saggio trascende la dualità e non è mai perplesso. Quello stato è lontano da te come il cielo lo è dalla terra. La tua piccola saggezza è buona tanto quanto nessuna saggezza, perché non è incondizionata, ma rimane condizionata dal chiudere o dall’aprire gli occhi. La perfezione non può dipendere dall’attività o viceversa, sotto sforzo o senza sforzo. Come può questo stato essere perfetto se l'attività fisica o mentale può influenzarlo o se lo spostamento della palpebra della sola larghezza di un grano d'orzo ne fa la differenza? Ancora una volta, come può essere perfetto se si trova solo all'interno? Cosa dovrei dire della tua confusa saggezza! Come è ridicolo pensare che la palpebra di pochi centimetri di lunghezza possa far sparire la distesa in cui milioni di mondi ruotano!”

 

“Ascolta Principe! Ti dirò di più. Fintanto che questi nodi non sono tagliati a pezzi non si troverà la beatitudine (la conoscenza acquisita non è così efficace). Questi nodi sono milioni di numero e sono creati dal legame dell’illusione che non è altro che l'ignoranza del Sé. Questi nodi danno luogo a idee sbagliate, di cui la principale è l'identificazione del corpo con il Sé, che a sua volta dà luogo al flusso perenne di felicità e infelicità nella forma del ciclo delle nascite e delle morti. Il secondo nodo è la differenziazione del mondo dal Sé il quale essendo la coscienza è lo specchio su cui i fenomeni sono semplicemente riflessi. Allo stesso modo con gli altri nodi inclusa la differenziazione degli esseri tra loro e dal Sé Universale. Essi hanno avuto origine da tempo immemorabile e ricorrono con ininterrotta ignoranza. L'uomo non troverà mai la liberazione finché non si sarà districato da questi innumerevoli nodi dell'ignoranza.

 

28-38. “Lo stato che è il risultato del tuo chiudere gli occhi, non può essere sufficiente, perché è intelligenza pura e verità eterna che trascende qualcos'altro e che serve come il magnifico specchio per riflettere i fenomeni derivanti da esso. Dimostralo, se puoi, che tutto non è contenuto in esso. Qualunque cosa tu ammetti come noto a te, è nella conoscenza trasmessa da quella coscienza. Anche ciò che può essere ipotizzato essere in un altro posto e in un momento diverso, è anche all'interno della tua coscienza. Inoltre, ciò che non è apparente e sconosciuto a quell'intelligenza è frutto della fantasia come il figlio di una donna sterile. Non ci può essere qualche cosa che non è detenuto dalla coscienza, così come non ci può essere un riflesso senza una superficie riflettente.

 

“Perciò ti dico che tua convinzione: ‘io lo perderò aprendo i miei occhi’, o ‘io lo conosco’  è il nodo in attesa di essere tagliato, e non ci sarà nessuna realizzazione però, ricorda, non ci può essere lo stato perfetto se esso può essere ottenuto. Quello che tu consideri lo stato felice compiuto dai movimenti delle tue palpebre, non può infatti essere perfetto perché è sicuramente intermittente e non incondizionato. Mio Signore, trova qualsiasi posto dove non c’è il fulgore del fuoco ardente alla dissoluzione dell'universo? Tutto si risolverà in quel fuoco e non verrà lasciato alcun residuo. Allo stesso modo anche il fuoco della realizzazione brucerà via tutto il tuo senso del dovere così che non ci sarà nulla da fare per te. Sii forte, sradica i tuoi pensieri e taglia i nodi radicati dal tuo cuore, vale a dire, ‘Io vedrò’, ‘Io non sono questo’, ‘Questo è il non-Sé’ e simili.

 

“Trova dove si attiva quell’uno indivisibile, l’eterno Beato Sé; Guarda anche l'intero universo riflesso come esso sorge e si dissolve nel Sé. Vedi il Sé sia all'interno che all’esterno di te; ma non confondere il Sé all'interno come colui che vede il Sé universale all’esterno, perché entrambi sono lo stesso Sé. fonditi nella pace del tuo vero Sé interno, privo di tutti i fenomeni.”

 

39-42. "Alla fine del suo discorso, la confusione di Hemachuda fu chiarita, finché egli gradualmente divenne consolidato nel perfetto Sé privo di qualsiasi distinzione tra interno ed esterno. Essendo sempre imperturbabile, condusse una vita molto felice con Hemalekha e altri, regnò sul suo regno e lo rese prospero, coinvolse i suoi nemici in guerra e li conquistò, studiò le Scritture e le insegnò agli altri, aumentò il suo tesoro, eseguì i sacrifici relativi alla regalità e visse ventimila anni, realizzato anche se ancora in vita (Jivanmukta).

 

Nota. - Gli studiosi dicono che ‘Mille’ è un'espressione peculiare per ‘quattro’. Così ventimila sta per ottant'anni.

 

43-61. "Il re Muktachuda, avendo sentito che suo figlio Hemachuda era diventato un Jivanmukta, consultò il suo altro figlio Manichuda. Entrambi convennero che Hemachuda non era più come prima, ma che era cambiato così tanto che egli non era più influenzato dal più grande dei piaceri o dal peggiore dei dolori; che trattava di amici e nemici allo stesso modo; che era indifferente alla perdita o al guadagno; che era impegnato nei compiti reali come un attore in una commedia; che sembrava come un uomo sempre intossicato dal vino; e che faceva bene il suo dovere nonostante il suo sguardo distratto. Rifletterono sulla questione e si meravigliavano. Poi lo ricercavano in privato e gli chiesero il motivo del suo cambiamento. Quando lo sentirono parlare del suo stato, anche loro desiderarono essere istruiti da lui e infine divennero Jivanmukta come Hemachuda. I ministri sono stati a loro volta desiderosi di raggiungere quello stato e alla fine lo ha raggiunto dopo aver ricevuto le istruzioni corrette dal re. Così fecero anche i cittadini, gli artigiani e tutte le classi del popolo in quella città. Tutti loro ottennero il summum bonum (sommo bene) della vita e trascesero il desiderio, l’ira, la lussuria, ecc. Anche i bambini e le persone molto anziane non più erano mossi da passioni. C'erano ancora operazioni mondane in questo stato ideale, perché la gente agiva consapevolmente interpretando le loro parti come gli attori in un dramma, in accordo con il resto della creazione. Una madre dovrebbe far dondolare la culla con le ninne nanne che ricordano la più alta verità; un padrone e i suoi servitori dovrebbero occuparsi l’uno dell’altro alla luce di tale verità; i giocatori dovrebbero intrattenere il pubblico con giochi raffiguranti la verità; i cantanti cantare solo canzoni sulla verità; i buffoni di Corte rappresentare l’ignoranza come ridicola; l'Accademia insegnare solo lezioni sulla conoscenza di Dio. Tutto lo stato era così composto solo da saggi e filosofi, siano essi uomini o donne; servi o serve; attori drammatici o gente elegante; artigiani o operai; ministri o prostitute. Essi, tuttavia, agivano nella loro professione in armonia con il creato. Non si curavano mai di ricapitolare il passato o speculare sul futuro al fine di ottenere piacere o evitare il dolore, ma agivano nel qui e ora, ridendo, gioendo, piangendo o gridando, come ubriaconi, dissipando così tutte le loro tendenze latenti.

 

62. "I Rishi, Sanaka e altri, quando la visitarono la chiamarono la Città della Saggezza.

 

63-68. "Anche i pappagalli e i cacatua nelle loro gabbie dicevano parole di saggezza, ad esempio: “Si consideri il Sé come pura intelligenza priva di conoscenza oggettiva.”

 

"Ciò che è conosciuto non è diverso da quella intelligenza, esso è come una serie di immagini riflesse in uno specchio. La Coscienza assoluta è l'universo; è ‘Io’, è tutto, senziente e non senziente, mobile ed immobile. Tutto il resto è illuminato da esso, mentre esso è unico e auto-luminoso. Perciò lasciate che quelle persone sensate che sono desiderosi di Chit (pura intelligenza) si allontanino dalla conoscenza illusoria e contemplino il proprio Sé - la Coscienza Assoluta - che illumina tutto il resto, e che è anche il loro stesso essere. La città dove anche gli animali inferiori trasmettono tale saggezza suprema è famosa a tutt'oggi come la Città della Saggezza sulla Terra, che deve la sua reputazione a quella saggia principessa Hemalekha con i cui consigli Hemachuda divenne un Jivanmukta, tutto il resto seguì la sua scia".

 

69. Dattatreya continuò: "Così, vedi, Parasurama, la causa primaria dell'emancipazione è l’associazione con il saggio. Pertanto, segui quel consiglio innanzitutto."

 

Così finisce il decimo capitolo della Tripura Rahasya sulla sezione di Hemachuda.

 


 

CAPITOLO XI

 

SULL’UNIVERSO CHE NON È ALTRO CHE INTELLIGENZA.

 

 

1. Dopo che aveva ascoltato questa sublime storia di Hemachuda, Bhargava era confuso e chiese:

 

2-5. "Signore, mio maestro! Quello che hai  raccontato come un insegnamento meraviglioso mi appare sotto ogni aspetto che vada contro l'esperienza di tutte le persone. Come può l'oggettivo, magnifico universo essere nient’altro che tenue coscienza, che non si vede, ma è solo dedotta? La pura intelligenza priva di oggetti conosciuti, non può essere immaginata e pertanto non può essere postulata. Così l'intero tema basato su di essa è non mi è affatto chiaro. Ti prego gentilmente di delucidare il soggetto in modo che possa capirlo."

A questa richiesta, Dattatreya continuò:

 

6-30. "Ora ti dirò la verità del mondo oggettivo, così com’è. Ciò che si vede non è assolutamente nient’altro che una visione. Ora ti darò la prova di questa affermazione. Ascolta con attenzione. Tutto ciò che è visto ha un'origine e pertanto deve esserci una causa antecedente per esso. Qual è l’origine, a parte il fatto che la cosa appare di recente? Il mondo sta cambiando ogni momento e il suo aspetto è nuovo in ogni momento e così nasce in ogni momento. Alcuni dicono che la nascita dell'universo è in ogni momento infinita ed eterna. Altri possono contestare questo punto dicendo che l'affermazione è vera per uno o più oggetti specifici, ma non per il mondo che è l'aggregazione di tutto ciò che è visto. Gli scoliasti (gli autori delle annotazioni) del Vijñana gli rispondono così: I fenomeni esterni sono solo proiezioni momentanee dell'anamnesi del collegamento continuo, vale a dire, il soggetto e le azioni mondane sono basate su di essi. Ma l'intelletto che unisce tempo, spazio e fenomeni è infinito ed eterno in ogni momento della loro comparsa ed è chiamato da loro Vijñana. Altri dicono che l'universo è l'aggregazione della materia - mobile ed immobile. (Gli atomisti sostengono che l'universo si compone di cinque elementi, terra, aria, fuoco, acqua ed etere che sono permanenti e di cose come una pentola, una stoffa, ecc., che sono transitorie. Non sono ancora in grado di dimostrare l'esistenza esterna del mondo, perché essi ammettono che gli avvenimenti nella vita implicano la loro natura concettuale. Ne consegue che gli oggetti non così coinvolti sono inutili).

 

"Ma tutti sono d'accordo che l'universo ha un'origine. (Qual è allora il punto nel dire che le momentanee creazioni sono eterne e infinite? La natura momentanea non può essere modificata dalle qualifiche menzionate. Non non c'è alcuna utilità nel vestire un uomo condannato prima che l’ascia del boia si posi su di lui.) Dire tuttavia che la creazione è dovuta alla natura (accidentale?) è forzare troppo l'immaginazione e quindi è ingiustificato. I Charvaka, nichilisti, sostengono che alcuni effetti non sono riconducibili alle loro cause. Ci sono casi senza alcuna causa antecedente. Proprio come una causa non sempre è necessario che debba predire un evento, così anche l'evento non ha bisogno di avere sempre una causa. Ne consegue che il mondo è un incidente.

 

"Se una cosa può apparire senza una causa non c'è nessuna relazione tra causa ed effetto, e non ci può essere nessuna armonia nel mondo. Il lavoro di un vasaio può portare a prodotti di un tessitore, e viceversa, che è assurdo. L'interdipendenza tra causa ed effetto è accertata dalla loro sequenza logica e dimostrato dal suo ruolo nella vita pratica. Quindi come è possibile che l’universo sia un incidente?

 

"Essi deducono la causa dove non risulti evidente e rintracciano la causa dall'effetto. Ciò è conforme alla pratica universale. Ogni evento deve avere una causa; Questa è la regola. Anche se la causa non è evidente, deve essere dedotta; in caso contrario le attività del mondo sarebbero vane - che è assurdo. La conclusione è quindi che ogni evento è un prodotto di una certa condizione o condizioni; e questo fatto permette alle persone di impegnarsi nel lavoro propositivo. Così è nel mondo pratico. Pertanto la teoria della creazione accidentale non è ammissibile.

 

"Gli atomisti premisero una causa materiale per la creazione e la chiamarono atomi imponderabili. Secondo loro, gli atomi imponderabili producono il mondo tangibile, che non esisteva prima della creazione e non rimarrà dopo la dissoluzione. (L'esistenza del mondo prima o dopo è solo immaginario e non veritiero, come un corno umano - dicono). Come può la stessa cosa essere vera una volta e falsa un’altra? E ancora, se gli atomi primari sono imponderabili, senza grandezza e comunque sono permanenti, come possono essi dare origine a prodotti materiali e transitori dotati di grandezza?

 

"Come può la stessa cosa essere gialla e non giallo - chiara e scura - allo stesso tempo? Queste qualità non sono in armonia; l'intera teoria è confusa, è come se uno stesse cercando di mescolare l’immescolabile. E ancora, come si cominciano ad unire gli atomi primordiali per produrre molecole biatomiche o triatomiche? Era dal loro proprio accordo? (che è impossibile perché, sono insenzienti) o dalla volontà di Dio? (Quindi l'azione è di Dio e non degli atomi. Altrimenti sarebbe come un re nel suo palazzo, che, con il semplice desiderio di uccidere il nemico, invia in volo le sue armi a distruggere il suo nemico). (È già stato sottolineato che Dio non può essere supposto di utilizzare gli atomi ai fini della creazione, come un vasaio fa con l’argilla.)

 

Nota. - Così l'idea dell'inizio della creazione è complessivamente confutata.

 

"È anche assurdo dire che gli insenzienti atomi della materia cominciarono la creazione quando è stato disturbato l'equilibrio delle tre forze Satva, Rajas e Tamas. (Uno dei sistemi di filosofia ritiene che le tre qualità, luminosità, attività e oscurità, esistono sempre in equilibrio. Quando vengono disturbate, comincia la creazione; Quando esse ripristinano l’equilibrio, l'universo di dissolve.) Come sono causati i cambiamenti nello stato di equilibrio? Il cambiamento non è possibile senza una causa intelligente. Così nessuno dei sistemi può spiegare soddisfacentemente la creazione. Solo le Scritture sono la guida per comprendere il metafisico e il trascendentale. Il resto non sono autorevoli a causa delle limitazioni del singolo, dell'assenza delle prove affidabili per la loro precisione e dei ripetuti fallimenti dei tentativi che ignorano Dio. L'universo deve avere un Creatore ed Egli deve essere un principio intelligente, ma non può essere di qualsiasi tipo noto a causa della vastità della creazione. Il Suo potere è oltre ogni comprensione e viene affrontato nelle Scritture, la cui autorità è incontrovertibile. Esse parlano dell’unico Creatore, il Signore che era prima della creazione, essendo indipendente. Ha creato l'universo dal suo potere. Esso è nella sua interezza e tutti i suoi dettagli, un'immagine sullo schermo del Suo Sé come il mondo di sogno sulla coscienza individuale. L'individuo comprende la propria creazione con il suo ego (come 'io'); così il Signore gioca con l'universo. Proprio come il sognatore non deve essere confuso con il sogno così il Signore non deve essere confuso con la creazione. Proprio come un uomo sopravvive al suo sogno, così il Signore sopravvive alla dissoluzione della sua creazione. Proprio come tu rimani sempre come pura coscienza oltre il corpo, ecc., così è il Signore, illimitata coscienza oltre l'universo, ecc. Dopotutto non è solo un'immagine disegnata da Lui sul Suo Sé? Come può questa creazione unica essere separata dal Sé? Infatti non ci può essere nient'altro che la Coscienza. Dimmi di un qualsiasi luogo dove non c'è la Coscienza; non c'è nessun luogo oltre la Coscienza. O si può dimostrare in alcun modo niente al di fuori della Coscienza? La Coscienza è inevitabile.

 

31-32. "Inoltre, questa coscienza è l'unica esistenza, che copre l'intero universo e sempre perfetta. Così come l'onda non può essere separata dall'oceano e la luce dal sole, così anche l'universo non può essere concepito senza coscienza. Il Dio Supremo è dunque l'incarnazione della Pura Coscienza.

 

33-34. "Questo intero universo composto da mobile e immobile, nasce, dimora e si dissolve in Lui. Questa è la ben nota conclusione finale delle Scritture; e le Scritture non sbagliano mai. Sono solo le Scritture la guida in cui si può apprendere le questioni metafisiche e trascendentali.

 

35. "I miracolosi poteri posseduti da gemme e incantesimi non possono essere negati, né possono essere sondati da un uomo di conoscenza limitata.

 

36-40. "Poiché le Scritture provengono dal Signore che tutto conosce, sono partecipi della Sua qualità onnisciente. L’Essere menzionato in essi è eternamente esistente ancor prima della nascita dell'universo. La sua creazione è stata fatta senza alcun aiuto materiale. Perciò Dio è supremo, perfetto, puro e autonomo. La creazione non è un oggetto separato; è un'immagine disegnata sulla tela della Coscienza Suprema, perché non ci può essere nulla oltre la Perfezione. Al contrario, l'immaginazione è impraticabile. L'universo è stato così originato solo come un'immagine sulla superficie dello specchio dell'Assoluto. Questa conclusione è in armonia con tutti i fatti.

 

41-45. "La creazione è come il trucco di un mago, è una città nata dall’immaginazione divina. Oh Parasurama, tu sei consapevole delle creazioni mentali dei sognatori che sono piene di gente, di vita e di lavoro, simili al creato. Ci sono anche dubbi, prove, discussioni e conclusioni - tutti immaginari derivanti dalla mente e che si placano in essa. Proprio come i castelli in aria sono invenzioni mentali degli uomini, così anche questa creazione è un’invenzione mentale di Shiva. Shiva è assoluta consapevolezza, senza alcuna forma. Shri Tripura è Shakti (energia) e testimone di tutto. Quell’essere è perfetto come un cerchio e rimane indiviso.

 

46-47. "Tempo e spazio sono i fattori della divisione nel mondo; di questi, lo spazio si riferisce alla posizione degli oggetti e il tempo alla sequenza di eventi. Tempo e spazio sono essi stessi proiettati dalla coscienza, allora come potrebbero dividere o distruggere le proprie basi e ancora continuare ad essere quello che sono?

 

48-51. "Puoi mostrare tempo o luogo che non sono permeati dalla coscienza? Non sono all'interno della tua coscienza quando ne parli? Il fatto dell'esistenza delle cose è solo l’illuminazione di esse e nulla più. Tale illuminazione si riferisce solo alla coscienza. L’unica cosa che conta e che è auto-splendente. Gli oggetti non sono così, perché la loro esistenza dipende dalla percezione di essi da parte di esseri coscienti. Ma la coscienza risplende da sé - non così gli oggetti, che dipendono da esseri coscienti per essere conosciuti.

 

52-54. "Se d'altra parte, si sostiene che gli oggetti esistono anche se non percepiti da noi. Ascolta! Non c'è coerenza in tutto il mondo per quanto riguarda l'esistenza o l'inesistenza delle cose. La loro conoscenza è l'unico fattore per determinarlo. Proprio come i riflessi non hanno nessuna sostanza al di fuori dello specchio, così anche le cose del mondo non hanno nessuna sostanza al di fuori del fattore di conoscenza, cioè l’intelligenza.

 

Il dettaglio e la tangibilità delle cose non contano di fronte al fatto che esse non sono nient'altro che immagini.

 

55-63. "Quelle qualità di immagini riflesse dipendono dall'eccellenza della superficie riflettente, lo possiamo vedere nel caso dell’acqua e delle superfici lucidate. Gli specchi non sono senzienti e non sono indipendenti. Mentre la coscienza è sempre pura e indipendente; non richiede un oggetto esterno per creare l'immagine. Gli specchi ordinari possono essere sporcati da cose esterne, mentre la coscienza non ha nulla di esterno ad essa, essendo sempre unica e indivisa; e quindi i suoi riflessi sono unici. Le cose create non sono auto-luminose e sono illuminate dalla  facoltà cognitiva di un’altro. La conoscenza delle cose implica le loro immagini sulla nostra intelligenza. Sono solo immagini. La creazione è quindi un'immagine. Non è auto-splendente; e pertanto non è senziente, ma diventa un fatto alla nostra percezione di essa. Perciò dico che l'universo non è altro che un'immagine sulla nostra coscienza. La coscienza brilla nonostante la formazione di immagini su di essa; Benché impalpabile, essa è costantemente fissa e non vacilla. Proprio come le immagini in uno specchio non sono separate dallo specchio, così anche le creazioni della coscienza non sono separate da essa.

 

64. "Gli oggetti sono necessari per produrre immagini in uno specchio; non sono tuttavia necessari per la coscienza, perché essa è autonoma.

 

65-66 ..."Oh Parasurama! Nota come i sogni e le allucinazioni sono chiaramente raffigurati nella mente anche in assenza di qualsiasi realtà dietro di loro. Come succede? Il luogo degli oggetti è preso dalla peculiare qualità immaginativa della mente. Quando tale immaginazione è profonda, prende forma come creazione; la coscienza è pura e senza macchia in assenza dell’immaginazione.

 

67. "Così si vede come la coscienza era assoluta e pura prima della creazione e come la sua peculiare qualità o volontà ha causato questa immagine del mondo in essa.

 

68-69. "Così il mondo non è altro che un'immagine riflessa sullo schermo della coscienza; si differenzia da un'immagine mentale nella sua lunga durata; che è ancora una volta dovuta alla forza di volontà che ne produce il fenomeno. L'universo appare pratico, materiale e perfetto, perché la volontà che determina la sua creazione è perfetta e indipendente; mentre le concezioni umane sono più o meno transitorie secondo la forza o la debolezza della volontà dietro di loro.

 

70. "L’Ostacolamento delle limitazioni è in qualche modo superato tramite l'uso di incantesimi, gemme ed erbe, e viene stabilita una corrente ininterrotta di 'Io'.

 

71. "Con l'aiuto di quel puro yoga, Oh Rama osserva la creazione manifestata dalla volontà come le allucinazioni causate da un mago.

 

Nota. - Si dice che ci siano alcune gemme che hanno proprietà straordinarie. Sono brillanti anche al buio e non prendono il colore dello sfondo. Inoltre illuminano gli oggetti vicini ad esse. Un tipo si dice che è fredda al tatto e non diventa calda neanche a contatto con il corpo; di un’altra si dice che sudi al chiaro di luna; un altra ancora dona prosperità al proprietario; e ancora un altra lo rovina (per esempio: il diamante Hope) e così via.

 

Delle prestazioni di un mago alla Corte di Ranjit Singh è dato un vivido resoconto. Egli lanciò una corda in aria che stava ben tesa. Un uomo salì la corda e scomparve.

 

72. Gli oggetti del mondo possono essere gestiti e usati, mentre le creazioni mentali (per esempio i sogni) presentano lo stesso fenomeno.

 

73. "Le creazioni di un mago sono solo transitorie; le creazioni di uno yogi possono essere permanenti; entrambi sono esterne al creatore, mentre la creazione divina non può essere separata dal Signore onnipresente.

 

Nota. - Visvamitra, un grande Rishi, è noto per aver creato un duplicato dell’universo, di cui una parte è costituito dalle costellazioni che compongono lo Scorpione, il Sagittario e la Croce del sud. Alcuni alberi, piante ed erbe nell'imitazione di specie ben note sono tra le sue creazioni.

 

74. "Perché il Signore della coscienza è infinito, la creazione può rimanere solo dentro di Lui e il contrario è pura fantasia.

 

75. "Poiché l'universo è solo una proiezione dallo e nello specchio della coscienza, la sua natura irreale può diventare chiara solo con la ricerca e non altrimenti.

 

76. "La verità non potrà mai cambiare la sua natura, mentre la falsità è sempre in evoluzione. Guarda come è mutevole la natura del mondo!

 

77-78. "Distingui tra l'immutabile verità e la mutevole falsità e verificane il mondo composto da questi due fattori, fenomeni mutevoli e immutabile coscienza soggettiva, come la luce immutabile dello specchio e le mutevoli immagini in esso.

 

79. "Il mondo non sopporta la ricerca a causa della sua natura mutevole e irreale. Proprio come il gufo è abbagliato e accecato dalla luce del sole, così il mondo gloriosamente sfila di fronte all’ignoranza e scompare di fronte ad una giusta analisi.

 

Nota. - L'uomo vede con la luce del sole ed è impotente in sua assenza. Il gufo vede al buio ed è cieco alla luce del sole. Quale delle due è la vista migliore? Questo non può essere determinato in modo soddisfacente così quella ricerca diventa poco convincente.

 

80-84. "Ciò che è cibo per uno, è veleno per un altro (per es. il cibo decomposto per vermi e uomini). Ciò che è una cosa per gli Yogi e gli esseri celesti, è un altra per gli altri. Una lunga distanza per un veicolo è breve per un altro.

 

"I lunghi intervalli di spazio riflessi nello specchio sono essi stessi dentro di esso e allo stesso tempo irreali.

 

"In questo modo, la ricerca diventa indeterminata da sola. La ricerca e l'oggetto indagato sono entrambi indeterminati, e l'unico fattore costante sottostante entrambi è la coscienza. Nient'altro può esserci accanto ad essa.

 

85. "Ciò che splende come 'È' è Sua Maestà la Coscienza Assoluta.

 

"Così l'universo è solo il Sé - l'Uno e uno solo."

 

Così si conclude l’undicesimo capitolo della Tripura Rahasya sull'accertamento della verità.

 


 

CAPITOLO XII

 

L'APPARENZA DELLA REALTÀ DELL'UNIVERSO DIPENDE DALLA FORZA DI VOLONTÀ DELLA CREAZIONE

 

 

1. Anche dopo aver ascoltato pazientemente Dattatreya, Parasurama fu ancora perplesso e chiese:

 

2. "Oh Signore, quello che hai detto finora circa l'universo è la verità.

 

3. "Anche così, come è possibile che esso sembra essere reale a me e ad altri che sono intelligenti e sagaci?

 

4. "Perché a me continua a sembrare reale anche se ho sentito dire da te il contrario? Ti prego di dimostrarmi la sua irrealtà e di rimuovere la mia presente illusione."

 

5. A questa richiesta, Dattatreya, il grande saggio, cominciò a spiegare la causa dell'illusione che ci fa credere che il mondo sia reale.

 

6. "Ascolta, Rama! Questa illusione è molto antica, non essendo null’altro che radicata ignoranza che scambia una cosa per un’altra.

 

7. "Guarda come il vero Sé è stato ignorato e il corpo è diventato identificato con Sé. Considera questo disgustoso corpo composto di sangue e ossa rispetto a quella intelligenza pura, senza macchia!

 

8. "Anche il corpo grossolano viene scambiato per coscienza cristallina dalla semplice forza dell'abitudine.

 

9. "Così anche l'universo è stato ripetutamente scambiato per reale, in modo che ora sembra come se fosse effettivamente vero. Il rimedio si trova in un cambiamento di prospettiva.

 

10. "Il mondo diventa qualsiasi cosa si è abituati a pensare che sia. Questo è confermato dalla realizzazione di oggetti da parte degli Yogi dopo una lunga contemplazione.

 

11-12. "Intendo illustrare questo punto con un avvenimento meraviglioso e antico. C'è una città molto Santa, Sundara, nel paese di Vanga. Qui una volta viveva un re molto saggio e famoso chiamato Susena. Suo fratello minore, Mahasena, era il suo leale e diligente suddito.

 

13. "Il re governava il suo regno così bene che tutti i suoi sudditi lo amavano. In un'occasione egli eseguì il sacrificio del cavallo.

 

Nota. - Questo sacrificio può essere eseguito solo dai re più potenti. Ad un cavallo scelto e dedicato per il sacrificio è permesso di vagare ovunque gli piaccia. Il Sacrificatore o il suo tenente o il gruppo dei luogotenenti, segue il cavallo a distanza. Il cavallo è una sfida per i re del paese dove esso si aggira, così che battaglie sono combattute fino a quando il cavallo non sia riportato con successo ed eseguito il sacrificio.

 

14. "Tutti i principi più valorosi seguirono il cavallo con un grande esercito.

 

15. "Il loro inseguimento fu vittorioso fino a quando raggiunsero le rive dell'Irrawaddy.

 

16. "Erano così euforici che oltrepassarono il grande saggio reale, Gana, pacificamente seduto, senza salutarlo.

 

17. "Il figlio di Gana notò l'insulto al padre e fu esasperato. Catturò il cavallo sacrificale e combatté gli eroi che lo proteggevano.

 

18-23. "Lo circondarono da tutti i lati, ma lui, davanti ai loro occhi, entrò insieme al cavallo in una collina, Ganda. Notando la sua scomparsa nella collina, gli invasori la attaccarono. Il figlio del saggio riapparve con un enorme esercito, combatté il nemico, li sconfisse e distrusse l'esercito di Susena. Prese molti prigionieri di guerra, compresi tutti i principi e poi rientrò nella collina. Alcuni dei soldati scampati alla sconfitta fuggirono da Susena e gli raccontarono tutto. Susena fu sorpreso e disse al fratello:

 

24-30. “Fratello! Vai dal saggio Gana. Ricordati che coloro che fanno penitenza sono meravigliosamente potenti e non possono essere conquistati neanche dalle divinità. Quindi cerca di piacergli in modo che tu possa essere autorizzato a riportare i principi e il cavallo in tempo per il sacrificio che si sta avvicinando velocemente. L’orgoglio di fronte ai saggi sarà sempre umiliato. Se infuriati, essi riducono il mondo in cenere. Avvicinati a lui con rispetto così che la nostra richiesta possa essere soddisfatta.”

 

"Mahasena obbedì e immediatamente iniziò il suo incarico. Arrivò all'eremitaggio di Gana e trovò il saggio seduto pacificamente come una roccia, con i suoi sensi, la mente e l'intelletto sotto perfetto controllo. Il saggio, che era immerso nel Sé, sembrava un mare calmo le cui onde di pensiero erano state calmate. Mahasena spontaneamente cadde prostrato di fronte al saggio e cominciò a cantare le sue lodi, e qui rimase per tre giorni in atteggiamento reverenziale.

 

31-46. "Il figlio del saggio, che era stato a guardare il nuovo ospite era contento e andando da lui disse: “Sono lieto per il rispetto che mostri a mio padre, dimmi cosa posso fare per te e lo farò subito. Io sono il figlio del grande Gana, l'unico eremita. Principe, ascoltami. Questo non è il momento di parlare per mio padre. Egli è ora in Nirvikalpa Samadhi e ne uscirà solo dopo dodici anni, di cui cinque sono già passati e sette ne restano ancora.

 

“Dimmi quindi che cosa vuoi da lui ed io lo farò per te. Non sottovalutarmi e non pensare che io sono solo un giovane testardo non degno di mio padre. Nulla è impossibile per gli yogi impegnati nella penitenza.”

 

"Dopo averlo sentito, Mahasena, essendo saggio, lo salutò con le mani giunte e disse: “Oh figlio del saggio! Se intendi soddisfare il mio desiderio vorrei fare una breve richiesta al tuo saggio padre quando lui uscirà dal suo samadhi. Gentilmente aiutarmi a tal fine, se non ti dispiace.” Dopo che egli ebbe così chiesto, il figlio del saggio rispose: “Re, la tua richiesta è difficile da concedere. Avendo promesso il compimento del tuo desiderio, non posso tornare sulla mia parola. Ora devo chiederti di attendere un'ora circa e osservare il mio potere yogico. Mio padre, vedi, è ora in pace trascendentale. Chi può mai svegliarlo? Aspetta! Che lo farò senza indugio attraverso lo yoga.”

 

"Così dicendo, si sedette, ritirò i suoi sensi, unì il respiro in entrata e in uscita, esalò l’aria e si fermò immobile per breve tempo; in questo modo entrò nella mente del saggio e dopo averla agitata, rientrò nel suo corpo. Immediatamente il saggio riprese i sensi e trovò Mahasena davanti a lui, mentre si prostrava e lo lodava. Pensò per un attimo comprendendo tutta la situazione con i suoi poteri straordinari.

 

47-49. "Allegro e con la mente perfettamente tranquilla, egli fece un cenno a suo figlio e gli disse: “Ragazzo, non ripetere questo errore. L’ira distrugge la penitenza. La penitenza è possibile e può progredire senza ostruzione solo perché il re protegge gli yogi. Interferire con un sacrificio è sempre riprovevole e mai deve essere tollerato dal buono. Fai il bravo ragazzo e restituisci il cavallo ed i principi immediatamente. Fallo subito in modo che il sacrificio possa essere eseguito all'ora stabilita.”

 

50. "Sentendo questo, il figlio del saggio fu subito calmato. Egli andò alla collina, ritornò con il cavallo e i principi e li rilasciò con piacere.

 

51-53. "Mahasena inviò i principi con il cavallo in città. Era sorpreso di ciò che vedeva e salutando il saggio chiese rispettosamente: "Signore, dimmi come il cavallo e i principi sono stati nascosti nella collina." Quindi il saggio rispose:

 

54-66. “Ascolta, Oh Re, precedentemente sono stato un imperatore che governava l'impero delimitato dai mari. Molto tempo dopo, la Grazia di Dio scese su di me e crebbe in me il disgusto per il mondo, mi sentivo come immondizia alla luce della coscienza interiore. Abdicai il regno in favore dei miei figli e mi ritirai in questa foresta. Mia moglie, essendo ligia al dovere, mi accompagnò qui. Passarono diversi anni nella nostra penitenza e austerità. Una volta mia moglie mi abbracciò e questo figlio le è nato quando ero in samadhi. Lei mi riportò ai miei sensi, mi lasciò il bambino e morì. Questo ragazzo mi fu portato con amore e cura. Quando fu cresciuto, sentì che una volta ero stato un re; desiderava anche lui diventare re e mi supplicò di esaudire il suo desiderio. Lo avviai allo yoga, che praticò con successo tale che poté con la forza della sua volontà creare un suo mondo in questa collina dove ora sta regnando. Il cavallo e i principi sono stati tenuti là. Ora vi ho detto il segreto di quella collina.”

 

Dopo averlo ascoltato Mahasena chiese nuovamente:

 

67. “Ho ascoltato con grande interesse il tuo meraviglioso racconto di questa collina. Vorrei vederla. Puoi esaudire questo mio desiderio?”

 

68. "Essendo così sollecitato, il saggio comandò suo figlio dicendo: “Ragazzo! Mostragli il posto e soddisfalo.”

 

69. "Detto così, il saggio si immerse ancora nel samadhi; e suo figlio andò via con il re.

 

70. "Il figlio del saggio entrò nella collina senza problemi e scomparve, ma Mahasena non era in grado di entrare. Così cercò di chiamare il figlio del saggio.

 

71. "Anche lui stava chiamando il re dall'interno della collina. Poi tornò fuori e gli disse:

 

72-74. “Oh Re, questa collina non può essere penetrata con gli scarsi poteri yogici che possedete. La troverai troppo densa. Tuttavia devi entrarci come mio padre ha ordinato. Ora, lascia il tuo corpo grossolano in questo buco ricoperto di cespugli ed entra nella collina con la tua mente insieme a me.”

"Il re non poteva farlo e chiese:

 

75. “Dimmi, Oh Santo, come faccio a lasciare questo corpo. Se lo faccio con la forza, morirò.”

 

76. "Il Santo sorrise e disse: “Sembra che tu non conosca lo yoga. Bene, chiudi gli occhi.”

 

77. "Il re chiuse gli occhi; il Santo immediatamente entrò in lui, prese il suo corpo sottile e lasciò il corpo grossolano nel buco.

 

78. "Poi attraverso il suo potere yogico il Santo entrò nella collina con il corpo sottile preso dal re che era molto desideroso di vedere l'impero dentro le viscere della collina.

 

79. "Una volta all'interno egli si risvegliò e si trovò tenuto dal Santo nella vasta distesa dell'etere.

 

Nota. - L’Ativahika Sarira (corpo astrale), trattato esaurientemente nello Yoga Vasishta.

 

80-82. "Guardando in tutte le direzioni, fu allarmato e disse al Santo: “Non abbandonarmi affinché non muoia in questo spazio illimitato.” Il Santo sorrise al suo terrore e disse: “Non ti abbandonerò mai. Ne puoi stare certo. Ora guarda ciò che ti circonda e non aver paura.”

 

83-95. "Il re prese coraggio e si guardò intorno. Vide il cielo sopra, avvolto nelle tenebre della notte e splendente di stelle. Egli salì in cielo e guardò giù in basso; Arrivò alla regione della luna e fu intirizzito dal freddo. Protetto dal Santo, salì fino al sole e fu bruciato dai suoi raggi. Nuovamente protetto dal Santo, fu rinfrescato e vide tutta la regione, una copia del paradiso. Salì sulle vette dell'Himalaya con il Santo ed gli fu mostrato l’intera regione e anche tutta la terra. E ancora, dotato di una potente vista, fu in grado di vedere terre lontane e scoprì altri mondi oltre a questo. Tra i mondi lontani, in alcuni prevaleva l’oscurità; in altri la terra era d'oro; c'erano oceani e continenti attraversati da fiumi e montagne; c'erano i mondi popolati da Indra e dagli Dei, dagli Asura, dagli esseri umani, dai Rakshasa e da altre razze di esseri celestiali. Scoprì anche che il Santo aveva diviso se stesso come Brahma in Satyaloka, come Vishnu in Vaikunta, e come Shiva in Kailasha mentre allo stesso tempo rimaneva come suo sé originale, cioè il re che regnava nel mondo all’interno della collina. Il re fu colpito con meraviglia vedendo il potere yogico del Santo. Il figlio del saggio gli disse: “Questa visita è durata un solo giorno secondo gli standard prevalenti qui, mentre sono trascorsi dodicimila anni nel tuo mondo abituale. Quindi ritorniamo da mio padre.”

 

96. "Così dicendo, lo aiutò a uscire dalla collina verso questo mondo esterno."

 

Così si conclude il dodicesimo capitolo della Tripura Rahasya sulla visita nella collina Ganda.

 


 

CAPITOLO XIII

 

SU COME LO STATO DI VEGLIA E SOGNO SIANO DI NATURA SIMILE E GLI OGGETTI SIANO SOLO IMMAGINI MENTALI

 

 

1-2. "Il figlio del saggio fece dormire il re, riunì il suo corpo sottile con quello grossolano rimasto nel buco e poi lo svegliò.

 

3. "Riprendendo i sensi, Mahasena trovò tutto il mondo cambiato. Le persone, i corsi dei fiumi, gli alberi, i laghi, ecc., erano tutti diversi.

 

4-30. "Era disorientato e chiese al Santo:

“Oh Grande! Quanto tempo abbiamo abbiamo trascorso per vedere il tuo mondo? Questo mondo sembra diverso da quello a cui ero abituato!”

 

"Così interrogato, il figlio del saggio disse a Mahasena:

“Re, ascolta, questo è il mondo dove stavamo prima e che abbiamo lasciato per vedere quello all'interno della collina. Questo mondo ha subito enormi cambiamenti a causa del lungo intervallo di tempo. Abbiamo trascorso un solo giorno visitando la regione della collina; lo stesso intervallo di tempo conta per dodicimila anni in questa terra che di conseguenza è cambiata enormemente. Osserva la differenza nei modi di fare della gente e nelle loro lingue. Questi cambiamenti sono naturali. Ho spesso notato cambiamenti simili prima. Osserva qui! Questo è il Signore, mio padre in Samadhi. Qui dove ti trovavi prima, lodando mio padre e pregando per lui. Là di fronte a te si vede la collina.

 

“Da quel tempo, la progenie di tuo fratello è aumentata di migliaia di persone. Quello che era Vanga, il tuo paese, con Sundara, la capitale, ora è una giungla infestata da sciacalli e animali selvatici. Ora c'è Virabahu, della linea di discendenza di tuo fratello, che ha la sua capitale Visala sulle rive dello Kshipra nel paese di Malwa; della tua linea, c'è Susarma, la cui capitale è Vardhana nel paese di Dravidas, sulle rive del Tambrabharani. Tale è il corso del mondo che non può mai rimanere lo stesso neanche per breve tempo. Perciò in questo periodo, colline, fiumi, laghi e il contorno della terra sono cambiati.

 

Le montagne si livellano; le pianure si innalzano; i deserti diventano fertili; gli altipiani cambiano in zone sabbiose; le rocce si decompongono e diventano sedimenti; l’argilla a volte si indurisce; i poderi coltivati diventano sterili e terreni aridi diventano coltivabili; le pietre preziose diventano senza valore e la bigiotteria può diventare di valore inestimabile; l’acqua salata diventa dolce e le acque potabili diventano salmastre; alcune terre contengono più persone che bestiame, altre sono infestate da belve; e altre ancora sono invase da parassiti, insetti e rettili velenosi. Questi sono alcuni dei cambiamenti che si verificano sulla terra nel corso del tempo. Ma non c'è dubbio che questa sia la stessa terra, quella dove eravamo prima.”

 

"Mahasena sentì tutto quello che disse il figlio del saggio e svenne dallo shock. Poi portato in disparte dal suo compagno, egli fu sopraffatto dal dolore e pianse per la perdita di moglie e figli, del fratello reale e di suo figlio. Dopo un breve periodo, il figlio del saggio placò il suo dolore con sagge parole:

“Essendo un uomo ragionevole, perché piangi queste perdite? Un uomo ragionevole non fa mai nulla senza uno scopo, perché agire senza discernimento è infantile. Ora pensa e dimmi che perdita ti addolora e a quale scopo servirà il tuo dolore.”

 

"Così interrogato, Mahasena, ancora inconsolabile, replicò:

“Grande saggio, non capisci la causa del mio dolore? Come è possibile che cerchi il motivo del mio dolore quando ho perso tutto? Un uomo è generalmente triste quando solo uno della sua famiglia muore. Ho perso tutti i miei amici e parenti e tu ancora mi chiedi perché sono triste.”

 

31-48. "Il figlio del saggio continuò beffardamente: “Re! Ora dimmi. È questa caduta nel dolore una virtù ereditaria? Sarai colpevole di peccato se non ti abbandoni ad esso in questa occasione? O speri di recuperare la perdita attraverso questo dolore? Re! Pensa bene e dimmi che cosa si ottiene con il tuo dolore. Se lo consideri irresistibile, ascolta quello che dico.

 

“Tale perdita non è fresca. I tuoi antenati sono morti da tempo. Hai mai pianto la loro perdita? Se dici che è a causa del rapporto di sangue che ora senti il dolore, non c'erano vermi nei corpi dei tuoi genitori, che vivevano del loro sangue? Perché essi non sono tuoi parenti, e perché la loro perdita non causa dolore? Re, pensa! Chi sei? Quali morti sono la causa del tuo presente dolore?

 

“Sei il corpo, o sei qualcosa di diverso? Il corpo è semplicemente un conglomerato di sostanze diverse. Far male a uno qualsiasi dei suoi costituenti è far male a tutto. Non c'è nessun momento in cui ogni suo componente non stia cambiando. E le escrezioni non costituiscono una perdita per il corpo.

 

"Coloro che chiami tuo fratello e così via sono semplici corpi; i corpi sono composti di terra; quando si perdono, ritornano alla terra; e alla fine la terra li trasforma in energia. Dov’è allora la perdita?

 

“In realtà non sei il corpo. Tu possiedi il corpo e lo chiami il mio corpo, proprio come fai con un indumento che ti capita di possedere. Dove sta la differenza tra il corpo e il tuo vestito? Hai qualche dubbio riguardo questa conclusione? Essendo diverso dal tuo corpo, che relazione c'è tra te e un altro corpo? Hai mai avuto un rapporto simile con i vestiti di tuo fratello? Perché allora piangere per la perdita dei corpi, che in nessun modo sono diversi dagli indumenti?

 

“Tu parli del 'mio' corpo, i 'miei' occhi, la 'mia' vita, la 'mia' mente e così via, ti chiedo ora di dirmi che cosa precisamente sei.”

 

"Essendo così paragonato, Mahasena cominciò a riflettere sulla questione, e incapace di risolvere il problema chiese congedo per considerare il tutto attentamente. Poi tornò e disse con tutta umiltà: “Signore, non vedo chi sono. Ho considerato la questione, e ancora non capisco. Il mio dolore è solo naturale; Non riesco a spiegarlo.

 

“Maestro, cerco la tua protezione. Gentilmente dimmi di cosa si tratta. Ognuno è sopraffatto dal dolore, quando muore un suo parente. Nessuno sembra conoscere se stesso; e nessuno piange tutte le perdite.

 

“Mi sottometto a te come tuo discepolo. Per favore chiariscimi questa questione.”

 

"A questa richiesta, il figlio del saggio disse a Mahasena:

 

49. “Re, ascolta! Le persone sono ingannate dall'illusione espressa dalla Madre Divina. Essi sono partecipi della miseria che è causata dall'ignoranza di loro stessi. La loro miseria è senza senso.

 

50. “Finché dura l'ignoranza del Sé, ci sarà sempre miseria.

 

51-52. "Proprio come un sognatore è stupidamente allarmato dai propri sogni o come uno stolto è ingannato dai serpenti creati in uno show di magia, così anche l'uomo ignorante del Sé è terrorizzato.

 

53-55. “Proprio come il sognatore risvegliato dal suo incubo o l'uomo che assiste allo show di magia che viene informato della natura irreale delle creazioni magiche, non hanno più paura, ma anzi ridicolizzano un altro che ne ha, così anche una persona consapevole del Sé, non solo non si rattrista, ma ride pure al dispiacere dell'altro. Pertanto, Oh valoroso eroe, butta giù questa fortezza inespugnabile dell'illusione e vinci la tua miseria con la realizzazione del Sé. Nel frattempo sii intelligente e non così sciocco.”

 

56-58. "Dopo aver ascoltato il figlio del saggio, Mahasena disse: “Maestro, la tua esposizione non è pertinente. Sogno o magia sono realizzati più tardi come essere illusori, mentre questo concreto universo è sempre reale e propositivo. Questo è incontestato e persistente. Come può essere paragonato all’evanescente sogno?” Poi il figlio del saggio rispose:

 

59. “Ascolta quello che dico. Tua opinione che l’esposizione non sia pertinente è una doppia illusione come un sogno nel sogno.

 

Nota. - Il commentario dice che la prima illusione è l'idea della separatezza dell'universo da se stessi e che la seconda è l'idea che gli oggetti del sogno sono un'illusione in contrapposizione a quelli visti mentre si è sveglio. Questo è comparato con l’illusione che un sognatore scambia la corda del sogno per un serpente. (Il sogno stesso è un'illusione e l'errore è un'illusione nell'illusione).

 

60-70. “Considera il sogno come un sognatore farebbe e dimmi se gli alberi non fanno ombra e danno frutti. Realizzi il sogno come falso ed evanescente nel sogno stesso?

 

“Intendi dire che il sogno è reso falso dopo il risveglio da esso? Non è il mondo dello stato di veglia allo stesso modo reso falso nel tuo sogno o nel sonno profondo?

 

“Sostieni che lo stato di veglia non è così perché c'è continuità in esso dopo che ti svegli? Non c'è nessuna continuità nei tuoi sogni di giorno in giorno?

 

“Se dici che non è evidente, dimmi se la continuità nel mondo dello stato di veglia non è rotta ogni momento della tua vita.

 

“Sostieni che le colline, i mari e la terra stessa sono fenomeni davvero permanenti, nonostante il fatto che il loro aspetto è in continua evoluzione? Non è anche il mondo dei sogni allo stesso modo permanente con la sua terra, montagne, fiumi, gli amici e parenti?

 

“Ancora dubiti la sua natura permanente? Allora estendi lo stesso ragionamento alla natura del mondo dello stato di veglia e conoscilo come altrettanto evanescente.

 

“Gli oggetti mutevoli come il corpo, gli alberi, i fiumi, e le isole vengono facilmente scoperti come transitori. Anche le montagne non sono immutabili, perché i loro contorni cambiano a causa dell'erosione di cascate e torrenti di montagna; delle devastazioni degli uomini, cinghiali e animali selvatici, insetti; dai tuoni, fulmini e tempeste; e così via. Osserverai un cambiamento simile nei mari e sulla terra.

 

“Perciò ti dico che dovresti esaminare la questione da vicino. (Probabilmente sosterrai quanto segue:)

 

71-76. “Il sogno e la veglia si assomigliano nella loro discontinua armonia (come una catena costituita da anelli). Non non c'è alcuna continuità ininterrotta negli oggetti perché ogni nuova comparsa implica una successiva scomparsa. Ma la continuità non può essere negata nei fondamenti sottostanti gli oggetti!

 

“Poiché una creazione del sogno è distrutta e resa falsa dall’esperienza presente - che distinzione farai tra il principio di base sottostante gli oggetti del sogno e gli oggetti presenti?

 

“Se dici che il sogno è un'illusione e che lo è anche il suo principio di base, mentre la creazione presente non viene così distrutta e che quindi il relativo principio di base deve essere vero, ti chiedo che illusione è. È determinata dalla natura transitoria, che non è altro che comparsa verso, e scomparsa da, i nostri sensi.

 

“Non viene distrutto tutto nel sonno profondo? Se comunque mantieni qualcosa, quella contraddizione reciproca è inaffidabile come prova e quindi non prova nulla, ciò equivale a dire che solo la visione evidente fornisce la prova migliore. Così, le persone come te non hanno una vera comprensione nella natura delle cose.

 

77-79. “Quindi, credimi, il mondo presente è simile al mondo dei sogni. Lunghi periodi passano anche nei sogni. Pertanto, la determinazione e la natura duratura sono allo stesso modo simili in entrambi gli stati di coscienza. Come sei ovviamente consapevole del tuo stato di veglia, così lo sei anche nello stato di sogno.

 

80. “Essendo questi due stati così simili, perché tu non piangi la perdita delle tue relazioni nel sogno?

 

81. “L'universo dello stato di veglia appare così reale a tutti solo per forza d'abitudine. Se lo stesso viene immaginato vuoto si scioglierà nel nulla.

 

82-83. “Si inizia immaginando qualcosa; poi la si contempla e per continua o ripetuta associazione ci si convince che è vera. In tal modo, il mondo appare reale secondo come ci si abitua ad esso. Il mio mondo che hai visitato te ne fornisce la prova Suvvia, facciamo il giro della collina e vediamo insieme.”

 

85. "Così dicendo, il figlio del saggio prese il re e fece il giro della collina e ritornò al punto di partenza.

 

86-87. "Poi continuò: “Guarda, Oh Re! il perimetro della collina è di appena due miglia e mezzo e comunque hai visto un universo al suo interno. È vero o falso? È un sogno o qualcos’altro? Quello che hai passato come un giorno in quella terra, vale per dodici mila anni qui, è corretto? Pensa e dimmi. Ovviamente tu non puoi distinguere tutto questo da un sogno e non ti può aiutare la conclusione che il mondo non è altro che fantasia. Il mio mondo scomparirà immediatamente se smetto di contemplarlo.

 

“Quindi convinciti della natura onirica del mondo e non indulgere nel dolore alla morte di tuo fratello.

 

90. "Proprio come le creazioni del sogno sono immagini che si muovono sugli schermi della mente, così anche questo mondo, incluso te stesso, è l’immagine raffigurata dalla pura intelligenza e non è nient'altro che un'immagine in uno specchio. Osserva  come ti sentirai dopo questa convinzione. Sarai esaltato dall'annessione di un territorio o depresso per la morte di un parente nel tuo sogno?

 

91. “Realizza che il Sé è l’indipendente specchio che riflette e manifesta questo mondo. Il Sé è pura coscienza senza macchia. Sii veloce! Realizzalo velocemente e ottieni la felicità trascendentale!”

 

Così si conclude il tredicesimo capitolo della Tripura Rahasya sulla visione della città dentro la collina.

 


 

CAPITOLO XIV

 

SU COME L'UNIVERSO SIA PURA IMMAGINAZIONE;

SU COME OTTENERE QUELLA FORZA DI VOLONTÀ CHE PUÒ CREARLO;

E SULLA VERITÀ PIÙ ALTA

 

 

1-6. "Dopo aver ascoltato il figlio del saggio, Mahasena cominciò a pensare chiaramente e seriamente; concluse che il mondo è come un sogno e superò il suo dolore. Fortificando la sua mente, non fu più turbato. Poi chiese al suo maestro: “Oh Grande e Saggio Santo! Tu conosci questo mondo e oltre. Non credo che non ci sia qualcosa che non sai. Per favore rispondimi ora: come puoi dire che il tutto è pura immaginazione? Per quanto io possa immaginare, la mia immaginazione non si materializza. Ma tu hai creato un universo dalla forza della tua volontà. E ancora, come mai tempo e spazio differiscono in queste creazioni? Per favore dimmi.”

A queste domande il figlio del saggio rispose:

 

7. “La volontà genera efficacemente o inefficacemente secondo quanto è salda o demolita dall'indecisione.

 

8. “Non conosci questo mondo per essere il risultato del desiderio di Brahma? Questo mondo sembra così reale e permanente perché il desiderio originale è molto potente.

 

9. “Mentre il mondo della tua creazione nessuno lo prende sul serio, e la tua sfiducia lo rende inutile.

 

10-15. “Le idee si materializzano per vari motivi: in virtù della funzione naturale come con Brahma, il creatore; dal possesso di gemme magiche come con gli Yaksha e i Rakshasa (classi di esseri celesti); mediante l'uso delle erbe come con gli Dei (il nettare divino è noto per contenere gli estratti di speciali erbe); dalla pratica dello yoga come con gli Yogi; dal potere miracoloso di incantesimi come con alcuni siddha; dalla forza della penitenza come con alcuni saggi; e in virtù di doni divini come con l'architetto dell'universo (Vishvakarma).

 

“Si devono dimenticare le vecchie associazioni al fine di rendere effettiva la nuova idea che dura solo finché non viene ostruita da quella vecchia. Un’idea è forte se non viene ostruita dall’antecedente e così distrutta. È efficace solo quando è forte; in questo modo possono essere conseguite anche grandi cose.

 

16. “Le tue idee non si materializzano per il suddetto motivo. Pertanto devi praticare la messa a fuoco del pensiero se vuoi che le tue creazioni durino.

 

17-23. “Ti devo parlare ora della differenza del tempo e dello spazio. Non sei esperto negli affari del mondo, e quindi sei disorientato. Ora ti devo rendere chiaro come insorgano queste differenze. Il sole aiuta tutti a vedere, ma acceca i gufi; l'acqua è la dimora dei pesci ma annega l’uomo; il fuoco brucia un uomo ma è cibo per il Tittiri (una specie di uccello); il fuoco solitamente è messo fuori dall'acqua, ma esso fiorisce nel mezzo dell'oceano al momento della dissoluzione. Discrepanze simili sono evidenti altrove. Uomini e animali si impegnano in attività con le loro membra e sensi, mentre gli spiriti lo fanno con i corpi degli altri. Casi come questi sono innumerevoli. La spiegazione è la seguente:

 

24-25. “La vista è dell'occhio e non ci può essere senza di esso. Un occhio itterico vede tutto giallo e la miopia produce la doppia immagine di un singolo oggetto.

 

26-32. "Visioni anormale sono dunque il risultato diretto di occhi anormali. Si dice che i Karandaka, in un'isola orientale, vedano tutto rosso; e anche che gli abitanti dell'isola di Ramanaka vedano tutto sottosopra. Si sentono molte strane storie del genere, che si basano su anomalie della visione. Esse possono essere tutte sanate con un trattamento adeguato. Lo stesso vale per altri sensi, compresa la mente. La relazione tra lo spazio e gli oggetti e tra il tempo e gli eventi è secondo la tua stima di loro; non esiste alcuna relazione intrinseca tra di loro.

 

33. "(Avendo fin qui dimostrato che gli oggetti e gli eventi sono solo all'interno, egli procede a stabilire che non non c'è nessun esterno al sé). “Ciò che è designato come esterno dalla gente, è semplicemente l'origine e il sostegno dell'universo come lo schermo rispetto all'immagine su di esso.

 

34-40. “Non ci può essere nulla di esterno a quell'esterno a meno che non si tratti del proprio corpo. Come può essere esternalizzato da quell'esterno? Ad esempio, quando si dice ‘fuori della collina’ la collina viene ritirata dallo spazio; non è inclusa in esso. Ma il corpo è visto nello spazio, proprio come è visto un vaso.

 

“Il corpo deve quindi essere esterno a colui che vede. Quello che è visibile si trova all'interno della gamma di illuminazione: se non c’è illuminazione, non può essere visto. Pertanto gli oggetti illuminati devono essere dentro la visione di colui che illumina. Il corpo, ecc., sono gli illuminati, perché sono loro stessi oggettivati. L'illuminato e colui che illumina non possono essere identici.

 

“E ancora colui che illumina non può essere oggettivato; poiché chi è colui che vede oltre a Lui? E come può l'illuminazione con cui egli vede essere separata da Lui? Che colui che illumina fornisca la luce e serva come un oggetto che stà oltre colui che vede, è impossibile da mantenere. Pertanto colui che illumina non può ammettere nessuna aggiunta esterna in esso, Lui è l'illuminazione nella perfezione - solo uno, l'essere di tutti.

 

41. “Egli si estende come tempo e spazio. Essi sono infiniti e perfetti, essendo coinvolti come colui che illumina, l'illuminazione e l'illuminato.

 

42. “Per quanto riguarda dentro o fuori, tutto è incluso nel campo dell'illuminazione. Come può quindi qualcosa essere esterno a meno che non sia come un picco di una montagna?

 

43. “L'intero universo è così nell'illuminazione che splende autosufficiente, di per sé, ovunque e per sempre.

 

44-45. “Tale illuminazione è Sua Maestà trascendentale Tripura, la Suprema. Lei è chiamata Brahma nei Veda, Vishnu dai Vaishnava, Shiva dagli Shivaiti e Shakti dagli Shakta. Non c'è davvero null’altro che Lei.

 

46. “Lei detiene tutto con la Sua abilità come uno specchio fa le sue immagini. Lei è l'illuminante in relazione con l'illuminato.

 

47-49. “L'oggetto è immerso nell'illuminazione come l'immagine di una città in uno specchio. Proprio come la città non è separato dallo specchio, così anche l'universo non è separato dalla coscienza. Proprio come l'immagine è parte integrante del chiaro, liscio, compatto e unico specchio, così anche l'universo è parte integrante della coscienza perfetta, solida e unitaria, cioè il Sé.

 

50. “Il mondo non può essere palesemente accertato. Lo spazio è semplicemente vuoto che serve per la localizzazione degli oggetti.

 

51. “L'universo è, sempre e in tutto e per tutto, un fenomeno nel Sé. La domanda che si pone allora è come la coscienza, essendo vuoto, sia allo stesso tempo densa.

 

52. “Proprio come uno specchio, denso e impenetrabile, contiene l'immagine, così anche la pura coscienza è densa e impenetrabile e comunque mostra l'universo in virtù della sua autosufficienza.

 

53. “Anche se la coscienza è onnipervadente, densa e unica, comunque detiene la creazione mobile ed immobile all'interno di essa, splendida nella sua varietà, con nessuna causa immediata o ultima per essa.

 

54-55. “Proprio come lo specchio rimane inalterato dal passaggio di immagini diverse e ancora continua a riflettere chiaramente come prima, così anche la coscienza illumina gli stati di veglia e sogno che possono essere verificati da una corretta meditazione.

 

56. “Oh Re! Esamina nuovamente i sogni e le immagini mentali. Anche se essi sono perfetti nel dettaglio, restano comunque mentali.

 

57. “La Coscienza che li permea ovviamente rimane senza macchia prima della creazione o dopo la dissoluzione del mondo; anche durante l'esistenza del mondo, rimane inalterata come lo specchio con le immagini.

 

58. “Sebbene imperturbata, senza macchia, spessa, densa e unica la Coscienza Assoluta essendo autosufficiente manifesta in sé ciò che sembra esterno, proprio come uno specchio che riflette lo spazio come esterno a se stesso.

 

59-60. “Questo è il primo passo nella creazione; si chiama ignoranza o oscurità; Partendo come una frazione infinitesimale del tutto, si manifesta come se fosse esterna alla sua origine ed è una proprietà del senso dell’ego. L'alienazione è in ragione delle tendenze latenti che si manifestano più tardi. A causa della sua non-identità con la coscienza originale, è ora semplice, insenziente energia.

 

Nota. - Il commentario dice: Ciò che è la Coscienza Assoluta appena prima della creazione va sotto il nome di Maya e più tardi, con la manifestazione dell'ego, è chiamata Avidya (o ignoranza). L'agitazione nella quiete è causata dal tempo sottile che realizza le tendenze latenti dell'ego che non erano state assorbite nello stato primordiale al momento della dissoluzione dell'universo.

 

61. “Quella coscienza che illumina l'esterno è chiamata Shivatattva, mentre l'individuo che si percepisce come Io è Shaktitattva.

 

Nota. - Shiva è la consapevolezza dell'esterno; Shakti è la forza dinamica che agisce le tendenze potenziali nel sé individuale.

 

62. “Quando la consapevolezza dell'esterno, combinata con l'Io, comprende l'intero spazio immaginato come Io si chiama Sada-Shiva-tattva.

 

63. “Quando, più tardi, abbandonando l'astrazione del Sé e dell'esterno, avviene una chiara identificazione con lo spazio insenziente, è chiamata Ishvara-tattva. La ricerca degli ultimi due passaggi è pura vidya (conoscenza).

 

64. “Tutte queste cinque tattva sono pure, perché si riferiscono ad una condizione ancora indifferenziata come le potenzialità in un seme.

 

65. “Dopo che la differenziazione è resa manifesta dalla forza di volontà la parte non senziente predomina sull’altra, in contrasto con la condizione contraria di prima.

 

66. “Quella predominanza insenziente è chiamata Maya Shakti dopo che la differenziazione è chiaramente stabilita, come il germoglio da un seme.

 

67-69. “La fase senziente ora conosciuta è relegata ad una posizione secondaria e prende il nome di Purusha coperto dai cinque involucri, vale a dire Kala (qualcosa dell’azione) Vidya (qualche conoscenza), Raga (desiderio), Kala (tempo - la vita assegnata) e niyati (l’ordine fisso delle cose).

 

70. “La storia degli individui costituita dalle propensioni acquisite a seguito dell’impegno in azioni diverse nelle nascite precedenti, è ora supportato da intelligenza e rimane come Prakriti (natura).

 

71. “Questa Prakriti è tripartita perché i frutti delle azioni sono di tre tipi; Si manifesta come i tre stati della vita: veglia, sogno e sonno profondo. Lei assume così il nome di Chitta (mente).

 

72. “La storia individuale va sotto il nome di Prakriti nel sonno senza sogni e di Chitta negli altri due stati. Essa comprende sempre la fase insenziente delle inclinazioni della mente e la fase senziente dell’intelligenza.

 

73. “Quando le propensioni rimangono ancora in sospeso senza essere usate, la sua totalità è chiamata Avyakta (non manifesta); le differenze sorgono solo in Chitta, non c'è alcuna differenza tra gli individui nel sonno e quindi è Prakriti, la stessa, che assume il nome di Chitta quando si manifestano le differenze.

 

Nota. - Il sonno è caratterizzato dalla indifferenziazione e quindi è lo stesso per tutti, indipendentemente dalle propensioni della mente. Simultaneamente con la consapevolezza del corpo si manifestano gli altri stati. I godimenti individuali - piacere e dolore - si trovano solo negli stati di veglia e sogno, secondo come maturano le tendenze innate della mente e come ne danno frutti. Quando un raccolto è finito il sonno sopraggiunge, allora non c'è nessun piacere e nessuna distinzione dei raccolti. Appena la storia individuale è pronta per il prossimo raccolto, il sonno è scrollato di dosso e si presentano le differenze. Così è chiaro come una condizione indifferenziata dell'universo si manifesta in tutta la sua diversità e si dissolve in sé periodicamente.

 

75. “La mente (Chitta) è pertanto Purusha (l'individuo) quando la fase senziente è assertiva, e lo stesso è Avyakta (non manifesta) quando Prakriti (la natura), la fase insenziente, è assertiva.

 

76. “Quella Chitta è tripartita secondo le sue funzioni, vale a dire, ego, intelletto e mente.

 

77. “Quando è influenzata dalle tre qualità, si manifesta in maggiore dettaglio come segue: da Sattva (luminosità), diventa i cinque sensi, udito, vista, tatto, gusto e odorato; da Rajas (attività) la parola, mani, piedi, organi di escrezione e di procreazione; da Tamas (oscurità) terra, aria, fuoco, acqua ed etere.

 

78. “L'Intelligenza Suprema gioca con l'universo in questo modo, rimanendo sempre inalterata, testimone della propria creazione.

 

79. “La creazione presente è il prodotto mentale di Brahma o Hiranyagarbha, nominato creatore dalla forza di volontà dell’Essere Primordiale, Shri Tripura.

 

80. “La cognizione Tu e Io è l'essenza di qualsiasi tipo di creazione; tale cognizione è la manifestazione della coscienza trascendentale; non può esserci alcuna differenza (così come non c'è alcuna differenza tra lo spazio delimitato da un vaso o quello non delimitato da esso).

 

81. “Le diversità nella creazione sono esclusivamente dovute alle qualifiche che limitano la coscienza; queste qualifiche (cioè, corpo, limitazione di età, ecc.) sono immagini mentali del creatore (coerenti con i meriti passati dell'individuo); Quando la forza di volontà creativa si logora c'è la dissoluzione e l'indifferenziazione.

 

82. “Per quanto riguarda la tua forza di volontà, è sopraffatta dal creatore quando tale impedimento è sormontato dai metodi già citati, anche il potere della volontà diventerà efficace.

 

83. “Tempo, spazio, creazioni grossolane, ecc., appaiono secondo le immagini dell'agente.

 

84-86. “Un certo periodo è solo un giorno, secondo i miei calcoli, mentre è dodicimila anni secondo Brahma: lo spazio coperto di circa due miglia e mezzo di Brahma è infinito secondo me e copre un intero universo. In questo modo, entrambi sono veri e falsi allo stesso tempo.

 

87-88. “Allo stesso modo, immagina una collina dentro di te e il tempo in un senso sottile. Quindi contempla una intera creazione in loro; essa durerà finché perdura la concentrazione - anche per l'eternità, se la tua forza di volontà sarà abbastanza forte.

 

“Perciò dico che questo mondo è un semplice frutto dell'immaginazione.

 

89. “Oh Re! Brilla nel manifesto cosciente Sé all'interno. Pertanto, ciò che appare come il mondo esterno è davvero un'immagine sullo schermo della mente.

 

90. “La coscienza è così lo schermo e l'immagine, e così gli yogi sono capaci di vedere lunghe distanze dello spazio e realizzare lunghi intervalli di tempo.

 

91. “Possono percorrere qualsiasi distanza in un attimo e sono in grado di percepire tutto facilmente come si percepisce subito un’uva spina nel palmo della mano.

 

92. “Pertanto riconosci il fatto che il mondo è semplicemente un'immagine sullo specchio della coscienza e coltiva la contemplazione di Io sono, dimora come puro essere e rinuncia così a questa illusione della realtà del mondo.

 

93-97. “Allora diventerai autosufficiente come me.”

 

Dattatreya continuò:

 

"Ascoltando questo discorso del figlio del saggio, il re superò la sua illusione; il suo intelletto diventò purificato e capì il fine ultimo di tutte le cose. Poi praticò il Samadhi e divenne autonomo, senza dipendere da qualsiasi ente esterno e condusse una vita lunga e felice. Cessò di identificarsi con il corpo e divenne assoluto come lo spazio trascendentale finché fu finalmente liberato. Così vedi, Bhargava, l'universo è solo immagine mentale, tanto salda quanto la propria forza di volontà e non di più. Non è indipendente dal Sé. Esamina da solo la questione, e l’illusione gradualmente perderà il controllo su di te e scomparirà."

 

Qui si conclude il quattordicesimo capitolo della Tripura Rahasya sulla storia della città dentro la collina.

 

 


 

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