INDICE

 

Tripura Rahasya

o

Haritayana Samhita

(IL MISTERO OLTRE LA TRINITÀ)

Tradotto da
SWAMI SRI RAMANANANDA SARASWATI
(Sri Munagala S. Venkataramaia)

 

Riadattamento in italiano a cura di Govinda Das Aghori

 


 

INTRODUZIONE

 

 

Sri Tripura Rahasya è un'antica opera in sanscrito, che è stata stampata un po’ dappertutto India. L'edizione più recente e migliore è uscita nella Kashi Sanskrit Series nel 1925. Si dice che il libro sia stato pubblicato per la prima volta in fogli sciolti. C'era anche un'edizione in forma di libro stampato a Belgaum verso la fine dell'ultimo secolo (purtroppo sembra che il testo sanscrito originale sia stato fuori stampa per alcuni anni).

 

La stima di quando è stato svolto il lavoro può essere acquisita da un conto di esso dato nella prefazione al Mahatmya Khanda. Mahadeva ha originariamente insegnato la più Alta Verità a Vishnu, che a sua volta l’ha insegnata a Brahma nelle Regioni Celesti. Più tardi Vishnu incarnato sulla terra come Shri Dattatreya, Signore degli Avadhut (i saggi nudi), l’ha insegnata a Parasurama con l'ingiunzione che debba essere comunicata a Haritayana, che più tardi avrebbe cercato la Verità da lui. Con gli insegnamenti di Shri Datta, Parasurama ha così realizzato il Supremo Sé e successivamente è andato ad abitatare sulla collina Malaya nel sud dell'India.

 

Nel frattempo, un bramino di nome Sumanta, che viveva sulle rive del Sarasvati, ebbe un figlio, di nome Alarka, che sentiva sua madre essere chiamata dal padre "Jai Ai" (saluti alla Dea Madre). Essendo un bambino, anche lui chiamava sua madre "Ai". Il figlio morì nella sua infanzia, e le sue ultime parole sul letto di morte furono solamente "Ai Ai". Questo suono è sacro alla Dea ed essendo stato pronunciato in tutta innocenza e purezza d'animo, ha conferito un merito inaspettato al figlio morente. Più tardi Alarka rinacque come Sumedha, figlio di Harita. Haritayana è il suo patronimico (parte del nome di una persona che indica la discendenza paterna). La sua spiritualità si è sviluppata crescendo e cercò Parasurama per imparare la Somma Verità da lui, che a sua volta impartì a lui la conoscenza che egli aveva ottenuto da Dattatreya. Parasurama gli disse anche che il suo maestro aveva predetto la compilazione della conoscenza della più Alta Verità da parte di Haritayana a favore dell'umanità.

 

Haritayana stava adorando Shri Minakshi nel tempio di Madurai (nello stato di Tamil Nadu) nel sud dell'India. Narada gli apparve e gli disse che era venuto da Brahmaloka per vedere che cosa stava per presentare al mondo sotto forma di un Itihasa (letteralmente dal sanscrito “ciò accadde realmente” si riferisce alle scritture epiche induiste) contenente la suprema verità spirituale. Haritayana era disorientato e chiese al Santo come l’avrebbe voluto. Narada disse: "C'è stata un'Assemblea di santi a Brahmaloka. Markandeya (un antico Rishi - saggio) ha chiesto a Brahma la Sacra Verità. Brahma disse che sarebbe stato prodotto da te sotto forma di un libro sacro. Così sono venuto a chiederti notizie a riguardo." Haritayana era perplesso e dichiarò l’incapacità di riprodurre la Sacra Verità appresa da Parasurama. Allora Narada meditò su Brahma che apparve davanti a loro e chiese qual’era la questione. Quando Narada gli spiegò il problema, egli si rivolse a Haritayana e lo benedisse, dotandolo della capacità di produrre il libro alla velocità di quattro capitoli al giorno. Ha anche fatto riferimento al passato di Haritayana e attribuito la presente incapacità di ricordare ciò che ha imparato alla casuale e indisciplinata pronuncia della sillaba sacra nella sua incarnazione passata. Brahma ha ulteriormente disposto a Narada di essere il primo a leggere l’opera di Haritayana quando fosse stata completata.

 

Il lavoro è stato quindi scritto da Haritayana e viene anche chiamato dal suo nome Haritayana Samhita. Si dice che consiste di 12.000 sloka in tre sezioni - Il Mahatmya Khanda (sezione sulla Grandezza di Shri Devi), Jñana Khanda (sezione sulla Suprema Saggezza) e Charya Khanda (sezione sulla Condotta). Di questi il primo è costituito da 6.687 sloka; il secondo di 2.163 sloka; e il terzo non è tracciabile. La sezione sulla Grandezza contiene il preludio al lavoro e successivamente tratta principalmente delle manifestazioni dell'Essere Supremo come Durga, Kali, Lakshmi, Sarasvati, Lalita, Kumari, ecc. e le loro gesta che si trovano nel Brahmaanda Purana, nel Markandeya Purana e nel Lakshmi Tantra. Il suo contenuto è prevalentemente lo stesso della Durga Saptashati e della Lalita Upakhayana.

 

Lo Shri Vidya (il culto dell'Essere Supremo come Dea) ha una tradizione molto sacra fatta risalire ai Veda. Ci sono due divisioni principali, conosciute come "Katividya" e "Hatividya" precedentemente praticata da Indra, Chandra, Manu, Kubera, ecc.; è la più semplice delle due e anche la più comune. L'altra era praticata da Lopamudra, moglie del Rishi Agastya, e approvata dal saggio.

 

Shri Tripura Rahasya, o Haritayana Samhita, inizia con "OM Namaha" ("Saluti all'Aum") e finisce con "Shri Tripuraiva Hrim" ("Tripura è solo Hrim"). Aum è ben noto come la sillaba sacra, che significa l'Essere Supremo in astratto; così anche "Hrim" è il simbolo sacro dello stesso come Dea. Il contenuto del libro è così racchiuso da questi due simboli, i più sacri nei Veda, e il lavoro è santificato in maniera equanime.

 

Nel Sutra Bhasya (il commentario sul Brahma Sutra), Shri Shankara ha utilizzato con approvazione la storia di Samvarta così come l’ha trovata nel Tripura Rahasya, nel suo commento "Apicha Smaryate" (Sutra).

 

Esiste un lucido commento in sanscrito alla Haritayana Samhita. È denominato Tatparya Dipika ed è stato scritto nel 4932 dell'Era di Kali (ossia 1831 dC) da Dravida Srinivasa, figlio di Vydianatha Dikshita del villaggio di Mahapushkara, nel sud dell'India.

 

Per quanto riguarda la sua filosofia, non c'è una vera ragione per distinguerla dal Vedanta. Gli studiosi tuttavia chiamano questo sistema Tantri o Shakta, e sottolineano alcune differenze evidenti tra questo sistema e l’Advaita Vedanta. Questo sistema insegna che la Realtà Suprema non è nientaltro che Intelligenza Astratta. "Intelligenza" significa auto-luminosità e "Astrazione" denota la sua natura illimitata. Nessun altro agente può essere ammesso ad esistere a parte Essa per rivelarla. La varietà apparente è dovuta soltanto al Vimarsa, l'aspetto grossolano della Sua libertà assoluta noto come Svatantra che a volte sviluppa il Puro Sé come Cosmo e in altre ritira se stesso e rimane non manifesto. L'astrazione e la manifestazione sono inerenti al Puro Sé, a questi due aspetti sono stati dati i nomi di Shiva e Shakti, rispettivamente. Non ci può essere manifestazione al di là della Suprema Intelligenza, quindi il Cosmo ed il Sé sono uguali, ma modalità differenti della Realtà Suprema. La realizzazione della Verità è quindi molto semplice, richiede solo il ricordo costante su queste linee (anusandhanam) che la Realtà Suprema non è incompatibile con il mondo ed i suoi fenomeni, e che l'ignoranza apparente della sua Verità è essa stessa il risultato della Realtà Suprema così che non vi è null’altro che la Realtà Suprema.

 

Creazione e Dissoluzione sono cicli di espressione del Sé e l'Astrazione a causa di Svatantra. Non ci sono Sankalpa-Vikalpa (modifiche) nello stato di dissipazione e il Sé rimane come Chit in purezza assoluta e immutabile. Il Sé è uniforme e indiviso. Le disposizioni degli individui del precedente Kalpa (creazione) rimangono sconosciute ma potenziali, in attesa di manifestarsi in modo alternato. La tendenza in direzione della manifestazione è Maya che si manifesta poi come Avidya (ignoranza) quando le predisposizioni sono nel loro pieno svolgimento. Chit, Maya e Avidya sono quindi la stessa realtà. L’Universo è un’espressione nella parte mediana della coscienza e quindi non irreale come pensa qualcuno.

 

Qui la realtà dell’Universo è in ragione del mezzo di espressione, cioè, la coscienza, che non contraddice l'affermazione che le forme, ecc. sono irreali. Non c'è dunque alcuna differenza fondamentale tra Tantra e Vedanta. Eppure i Pandit (studiosi) dicono che nel Vedanta Maya è sottomessa a Brahma, che la sua applicazione è limitata alla manifestazione grossolana e che alla fine si risolve nel vuoto; considerando che secondo il Tantra, Maya è un aspetto della Realtà Suprema e che alla fine dovrebbe risolversi in Chit. Questa non può essere un'obiezione valida. Perché, dove va a finire il vuoto? Esso deve necessariamente risolversi in Chit.

 

L'esempio preferito del mondo come un'immagine riflessa nella coscienza, come immagini in uno specchio, è comune a entrambi i sistemi. Vedi il primo verso del Dakshinamurti Stotram di Shri Shankara.

 

Senza cercare di trovare differenze dove non esistono, lasciate che lo studente serio applichi il test infallibile della pace della mente derivante da diverse modalità di espressione della Realtà Suprema e siate soddisfatti e felici.

 

 

MUNAGALA S. VENKATARAMAIAH

(ora Swami Ramanananda Sarasvati)

 

 

 

 

 

 


 

NOTA INTRODUTTIVA

 

 

Jamadagni era un santo bramino che viveva nella foresta con la moglie Renuka ed i suoi figli, dei quali Parasurama era il più giovane, il più valoroso e il più rinomato. Il paese era allora governato da Haihayas, un determinato clan di Kshatriya. Alcuni di loro sono entrati in conflitto con Parasurama ma ebbero la peggio. Così non osavano sfidarlo ancora. Il loro rancore, tuttavia, rimase, e non potevano resistere al loro desiderio di vendetta. Ebbero la loro opportunità quando Parasurama fu lontano dall'eremo, attaccarono il suo santo padre e lo uccisero. Al ritorno del figlio, la madre raccontò l'immotivato omicidio del santo, inoltre desiderava che il corpo di suo marito dovesse essere cremato sulla riva del Gange e che lei potesse come una Sati salire sulla pira funeraria.

 

Parasurama giurò che avrebbe pulito la terra da quei parassiti degli Kshatriya. Mise il cadavere di suo padre sulla spalla e mise la sua vivente madre sull'altra e partì lungo il Gange. Mentre passa attraverso una foresta, un Avadhut, di nome Dattatreya, vide Renuka e fermò il giovane che la portava. L'Avadhutha riconobbe Renuka come Shakti incarnata, di grandezza senza pari (Ekavira) e si mise ad adorarla. Lei lo benedisse e gli raccontò della sua vita sulla terra e della sua volontà di farla finita. Consigliò anche al figlio di aiutare Dattatreya quando necessario. Parasurama andò per la sua strada e compì il desiderio di sua madre.

 

Sfidò poi ogni kshattriya nel paese e li uccise tutti. Il loro sangue fu raccolto in una piscina a Kurukshetra, e con esso Parasurama offrì oblazioni ai suoi antenati. I suoi antenati morti gli apparvero e gli dissero di desistere dalla sua sanguinosa vendetta. Di conseguenza, egli si ritirò in montane inaccessibili e visse da eremita.

 

Sentendo in un'occasione delle prodezze di Rama, la sua ira si riaccese e tornò a sfidarlo. Rama è nato di Dasaratha e, sebbene fosse uno Kshatriya, sfuggì al suo destino con uno stratagemma. Rama accettò la sfida di Parasurama ed ebbe la meglio su di lui.

 

Parasurama tornò a testa bassa e per la sua strada incontrò un Avadhut chiamato Samvarta, fratello di Brihaspati. Più tardi incontrò Shri Dattatreya che lo istruì alla Verità Assoluta e così lo portò alla salvezza.

 

 

DATTATREYA

 

C'era una volta una moglie obbediente il cui marito era, tuttavia, un miserabile licenzioso. Questa coppia involontariamente disturbò Rishi Mandavya, che era stato posto su una lancia da un re fuorviato. Il Rishi, che era in agonia, ma non morente, li maledisse, dicendo che il marito sarebbe morto all'alba e la moglie sarebbe rimasta vedova. La vedovanza è la cosa più aberrante per una donna indù e considerata peggiore della morte. Con la forza della sua devozione al dovere di moglie ha resistito alla maledizione del Rishi, il sole non riusciva a salire, e gli dei erano resi impotenti.

 

Gli Dei in consiglio decisero di avvicinare Anasuya - l'ideale di moglie - per chiederle di intercere con l'altra donna affinché cedesse. Anasuya le promise che avrebbe risuscitato il marito morto, e così la questione si concluse in modo soddisfacente per tutti.

 

Le tre principali divinità poi hanno acconsentito a nascere come figli di Anasuya. Brahma è nato come Luna; Shiva come Dhurvasa e Shri Narayana come Datta. L'ultimo è anche chiamato "Datta Atreya," di cui quest'ultima parola è il patronimico derivato da Atri, il marito di Anasuya. Sri Dattatreya è il primo nella linea di insegnanti divini incarnati sulla terra.

 

(NdT - Ci sono diverse versioni sulla storia della nascita di Dattatreya, un'altra versione è riportata su: aghori.it/breve storia)

 

 


 

TRIPURA RAHASYA

 

O

 

Haritayana Samhita

 

IL MISTERO OLTRE LA TRINITÀ

 

 

 

 

CAPITOLO I

 

1. Saluti all'Aum (il Brahman indifferenziato, ma anche la) causa prima e beata, la coscienza trascendentale brillante come lo specchio unico dell'universo meraviglioso.

 

Nota: - Il Brahman indifferenziato simbolizzato dall'Aum e polarizzato come Sat-Chit-Ananda prende la forma di Parameswari che, nella sua purezza cristallina, mostra i fenomeni variegati che roteano equamente dentro di lei. Il Brahman Neutro e il Brahman polarizzato sono quindi intercambiabili. L'idea dello specchio implica la non separazione dell'oggetto dal soggetto (essere cosciente).

 

2. (Harithayana disse:)

 

Indisturbato avete ascoltato, Oh Narada! La Sacra Storia (Mahatmya) di Shri Tripura, che insegna la via alla Trascendenza.

 

Nota: - Comincia così la seconda parte del libro, la prima parte riguarda un racconto di Devi (Shakti - Shri Tripura), il suo culto e la sua grazia. Tripura significa letteralmente le tre città. Sono gli stati - Jagrat, Svapna e Shushupti. Il sottofondo di consapevolezza in tutti loro, rimanendo inalterato, viene metaforicamente chiamato la Signora Residente di nome Shri Tripura. La facoltà procreativa generante nuovi esseri e il link di altruistico amore collega la prole al genitore è personificata nella Madre. Da qui la terminazione femminile del Tripura. "La via alla Trascendenza" significa che l'interesse per Tripura purifica la mente e crea lo zelo per la ricerca della Verità Assoluta. L'ascoltatore è ora pronto per il successivo discorso sulla saggezza.

 

3. Mi accingo ora a discutere della saggezza, che è unica perché ascoltandola ci si libererà definitivamente dalla miseria.

 

4. Questo è l'estratto concentrato dell'essenza delle tradizioni Vediche, Vaisnava, Shaiva, Shakta e Pashupata preso dopo uno studio approfondito di tutte.

 

5-7. Nessun altro corso stupirà la mente così tanto come questo sulla Saggezza che un tempo è stato insegnato dall'illustre maestro Dattatreya a Parasurama. L'insegnamento è nato dalla sua esperienza, in senso logico e abbastanza unico nella sua natura. Uno che non può comprendere la Verità Assoluta, anche dopo aver ascoltato tutto questo deve essere respinto come un sciocco ed essere classificato tra l'insenziente e il maledetto da Dio; Shiva stesso non ci può far ottenere lo stesso grado di saggezza.

 

8. Ora procedo a raccontare tale incomparabile insegnamento. Ascolta! Oh, le vite dei Maestri sono le più sacre!

 

9-11. Anche Narada mi ha reso servizio per imparare lo stesso da me, perché il servizio ai saggi permette di comprendere la loro innata bontà, proprio come l'olfatto aiuta a rilevare l'odore intrinseco del muschio.

Come Parasurama, figlio di Jamadagni, già con una mente pura e gradito a tutti, ascoltando la Sacra Storia di Tripura dalle labbra di Dattatreya, divenne immerso nella devozione e così crescendo ancora per un certo tempo, la sua mente è diventata ancora più pura.

 

12-13. Poi appena la sua mente si rilassò, i suoi occhi brillarono in estasi ei suoi capelli si rizzarono, come se la sua estasi non potesse essere contenuta all'interno ma dovesse fuggire attraverso gli stessi pori del suo corpo. Poi cadde a terra ai piedi del suo maestro Datta.

 

14. Ancora una volta egli si alzò, ed essendo pieno d'estasi, la sua voce rotta dall'emozione, disse: "Fortunato sono, benedetto sono, per mezzo della Tua Grazia, Oh Signore!'

 

15. Quella distesa di Grazia chiamato Shiva, qui incarnato nel mio Guru, è davvero gentile con me, ottenendo tale piacere anche il Signore della creazione, sembra un pigmeo.

 

16. In verità il Dio della Morte non si fonde nel Sé Supremo, appena il maestro è soddisfatto?

 

Questo Essere Supremo è davvero grazioso, così come lo è il mio Maestro, per ragioni a me sconosciute.

 

Nota: - Il significato è che il Guru, essendo Dio, è misericordia incarnata e non richiede alcun incentivo per mostrare la sua grazia.

 

17. La grazia del Guru ottenuta, l'ho acquisita tutta! Tu hai ora gentilmente aperto a me la gloria di Tripura.

 

18. Ora desidero ardentemente adorare Sua Maestà Trascendentale. Gentilmente dimmi, mio Maestro, come deve essere fatto.

 

19-22. Essendo così sollecitato, Guru Datta soddisfatto per la richiesta di Parasurama, il cui zelo e devozione al culto di Tripura è stato intenso; lo ha adeguatamente iniziato al metodo del suo culto. Dopo l'iniziazione al giusto metodo, che è il più sacro di tutti gli altri e conduce direttamente alla Realizzazione, Parasurama imparò dalle dolci labbra di Shri Guru tutti i dettagli per ciò che riguarda la recitazione del culto e delle diverse meditazioni, uno dopo l'altro - come un'ape raccoglie miele dai fiori. Bhargava (cioè, Parasurama) era felicissimo.

 

23. Avendo quindi il consenso del suo Santo maestro, assetato  di praticare la sacra tradizione; Egli fece il giro del suo maestro, gli rese omaggio e si ritirò sulla collina di Mahendra. 

 

Nota: - Camminare intorno gentilmente e pacificamente, mantenendo sempre la destra rivolta al centro, è un segno di rispetto per l'oggetto nel centro.

 

24. Lì, dopo aver costruito un eremo pulito e confortevole, è stato impegnato per dodici anni nel culto di Tripura.

 

25-26. Egli incessantemente contemplò la figura di quella Santa Madre Tripura, eseguendo allo stesso tempo i suoi compiti quotidiani, le cerimonie speciali collegate al Suo culto e le recitazioni; dodici anni passarono così in un lampo. Quindi in un certo giorno, mentre il figlio di Jamadagni era seduto a proprio agio, egli fu rapito da sogno a occhi aperti.

 

27. "Non ho capito niente di cosa mi ha detto Samvarta (fratello di Brihaspati) l’Avadhut che precedentemente ho incontrato sulla strada.

 

28-29. "Inoltre ho dimenticato quello che ho chiesto al mio Guru. Ho ascoltato da lui la Sacra Storia di Tripura, ma non mi è chiaro cosa Samvarta disse in risposta alla mia domanda sulla creazione.

 

30. "Ha citato la storia di Kalakrit, ma non è andato oltre, sapendo che io non ero pronto per essa.

 

31. "Anche adesso non capisco niente del funzionamento dell'universo. Da dove nasce, in tutta la sua grandezza?

 

32. "Dove finisce? Come esiste? Trovo che sia del tutto transitorio.

 

33. "Ma gli avvenimenti mondani sembrano permanenti; perché mai? Tali avvenimenti sembrano stranamente sconsiderati."

 

34. "Com'è strano! Essi sono come un cieco guidato da ciechi!

 

35. "Il mio caso fornisce un esempio a proposito. Non ricordo nemmeno ciò che è accaduto nella mia infanzia.

 

36. "Ero diverso nella mia giovinezza, ancora diverso nella mia maturità, ancora di più ora; e in questo modo, la mia vita cambia costantemente.

 

37-38. "Quali frutti sono stati colti come risultato di questi cambiamenti non mi è così chiaro. Il fine giustifica i mezzi che sono adottati dagli individui secondo i loro temperamenti in climi diversi e in tempi diversi. Che cosa hanno hanno guadagnato quindi? Sono felici?

 

39. "Il guadagno è solo ciò che è considerato così dalla gente irriflessiva. Io però non lo ritengo così, visto che anche dopo aver guadagnato la cosiddetta fine, i tentativi si ripetono.

 

Nota: - Poiché non vi è nessuna soddisfazione duratura nel guadagno, non vale la pena avere.

 

40-41. "Beh, dopo aver ottenuto uno scopo, perché l’uomo ne cerca subito un altro? Pertanto, quello che nell'uomo rimane sempre lo stesso deve essere stimato come l’unico vero scopo – che si tratti dell’adesione al piacere o della rimozione del dolore. Non ci può essere nessuna delle due, finché dura l'incentivo allo sforzo.

 

42. "La sensazione del bisogno di lavorare al fine di ottenere la felicità (essendo l'indice della miseria) è la miseria delle miserie. Come può esserci piacere o rimozione del dolore finché continua?

 

43-45. "Tale piacere è come quello di un unguento lenitivo messo su un arto scottato, o dell'abbraccio dell’amato quando mentre sta mentendo trafitto da una freccia nel petto; o di dolci melodie musicali ascoltate da un tubercoloso avanzato!

 

46. "Solo coloro che non necessitano di impegnarsi nell’azione, sono felici; Essi sono perfettamente contenti e indipendenti, e sperimentano la felicità che si estende a tutti i pori del corpo.

 

47. "Dovrebbero ancora esserci pochi momenti piacevoli per altro, essi sono simili a quelli goduti da uno che, mentre si contorce con un dolore addominale, inala il dolce odore di fiori.

 

48. "Come sono sciocche quelle persone con innumerevoli obblighi sempre occupate che cercano momenti di piacere in questo mondo!"

 

49. "Cosa dire poi delle prodezze di quegli uomini che non distinguono una cosa da un'altra? Si propongono di raggiungere la felicità dopo aver attraversato gli interminabili ostacoli degli sforzi!

 

50. "Un mendicante di strada fatica per la felicità tanto quanto un possente imperatore.

 

51-52. "Ognuno di loro dopo aver ottenuto il loro fine si sente felice e si considera beato come se avesse raggiunto l'obiettivo della vita. Anch’io li ho involontariamente imitati come un cieco segue il cieco. Ne ho abbastanza di questa follia! Tornerò all’istante da quell'oceano di misericordia: il mio Maestro.

 

53. "Imparando da lui quello che deve essere conosciuto, attraverserò l'oceano dei dubbi dopo essermi imbarcato nella nave dei suoi insegnamenti."

 

54. Avendo deciso così, Parasurama con mente pura immediatamente discese la collina in cerca del suo maestro.

 

55. Rapidamente raggiunse la montagna di Gandhmadan, dove trovò il Guru seduto in padmasana (posizione del Loto) come se illuminasse il mondo intero.

 

56. Egli cadde prono dinanzi al seggio del maestro e, tenendo i piedi del Guru con le mani, li mise sulla sua testa.

 

57. Vedendo che Parasurama lo salutava in questo modo, Dattatreya gli diede la sua benedizione, e con il volto illuminato d’amore, lo invitò ad alzarsi dicendo:

 

58. "Figlio! Alzati. Vedo che sei tornato dopo molto tempo. Dimmi come stai? Sei in buona salute?"

 

59. Egli si alzò come il suo Guru gli aveva ordinato e prese posto davanti e vicino a lui. E a mani giunte, Parasurama parlò con piacere.

 

Nota: - unire le mani con le dita dirette verso l'oggetto, è un segno di rispetto.

 

60. "Shri Guru! Oceano di misericordia! Può uno inondato con tua gentilezza essere mai afflitto da disturbi anche se è il suo destino?

 

61. "Come possono i brucianti dolori della malattia toccare chi dimora nella luna rinfrescante della Tua gentilezza dolce come il nettare?

 

Nota: - si dice che la luna sia il posto dove è conservato il nettare con cui i Pitri (I Padri - gli spiriti degli antenati defunti) si nutrono.

 

62-64. "Mi sento felice nel corpo e nella mente, essendo rinfrescato dalla tua bontà. Niente mi affligge tranne il desiderio di rimanere in contatto ininterrotto con i Tuoi Santi Piedi. La vista dei Tuoi Santi Piedi mi ha reso perfettamente felice, ma ci sono alcuni dubbi di lunga data nella mia mente.

 

65. "Con Tua gentile concessione desidero illustrarteli."

 

66. Ascoltando le parole di Parasurama, Dattatreya, l'oceano di gentilezza, fu contento e disse:

 

67. "Chiedi immediatamente, Oh Bhargava, quello che vuoi tanto sapere e su cui hai così a lungo riflettuto. Sono soddisfatto della tua devozione e risponderò alle tue domande con piacere."

 

Così finisce il primo capitolo noto come le Interrogazioni di Bhargava nella Shri Tripura Rahasya.

 

 


 

CAPITOLO II

 

SENSO DI OBBLIGO VERSO L'AZIONE E LA RICERCA CONSIGLIATA

 

 

1. Dopo che Dattatreya ebbe ordinato così, Parasurama, salutando ancora il figlio del Santo Atri, con umiltà cominciò a chiedere:

 

2. "Bhagavan, caro e stimato Maestro! Oh, onnisciente! Oceano di misericordia! Ancora una volta per una buona ragione sono stato furioso con la classe regale.

 

3. "Ventuno volte camminai a grandi passi sulla terra sterminandoli tutti, tra cui neonati e pure quelli nel grembo materno, raccogliendo il loro sangue in una piscina.

 

4. "Miei antenati erano soddisfatti della mia devozione verso di loro; Tuttavia, essi mi ordinarono di desistere da tale carneficina. La mia ira fu placata finalmente.

 

5. "Sentendo del rinomato Rama, l'incarnazione stessa di Hari, in Ayodhya, la mia ira si riaccese. Accecato dalla furia e orgoglioso della mia bravura, lo sfidai.

 

6. "Fui sconfitto da quel grande Signore e il mio orgoglio fu umiliato. Tuttavia, con sua innata gentilezza mi ha lasciato andar via con la mia vita, perché ero un Brahmino.

 

7. "Mentre io stavo tornando mortificato dalla sconfitta, ho realizzato la vanità delle vie del mondo.

 

8. "Inaspettatamente incontrai Samvarta, Signore degli Avadhut e istintivamente lo riconobbi come il fuoco nella brace.

 

Nota: - Samvarta, fratello di Brihaspati, sembrava un maniaco vagando nelle foreste. Narada una volta diresse l'imperatore Nivritta a lui e lo istruì su come potesse riconoscere Samvarta. Il Re di conseguenza incontrò il Saggio e lo pregò di aiutarlo nell’esecuzione di un sacrificio, di cui Brihaspati richiamato da Indra aveva rifiutato di officiare. Samvarta accettò, anche se con un po’ di esitazione e più tardi lo completò nonostante l'ira di Indra. Indra tentò di interrompere la funzione ma fu reso impotente dal saggio (vedi Asvamedha Parva nel Mahabharata).

 

9. "La sua grandezza era come carbone rovente nascosto nella cenere. Ogni centimetro del suo corpo mi riempiva di euforia così che ho avuto una sensazione rinfrescante standogli vicino."

 

Nota: - La sensazione di pace o di Ananda è il sintomo del Satsang.

 

10. "Gli ho chiesto di dirmi circa il suo stato. La sua risposta fu chiara ed espressiva dell'essenza del dolce nettare della Vita Eterna.

 

11. "Non ho potuto poi portare avanti la conversazione e mi sentivo come una mendicante di fronte a una regina. Comunque lo ho pregato e lui mi ha indirizzato a Te.

 

12. "Di conseguenza ho cercato rifugio ai Tuoi Sacri Piedi, proprio come un cieco che dipende interamente dai suoi amici.

 

13. "Che cosa disse Samvarta non mi è del tutto chiaro. Ho imparato bene la Sacra Storia di Tripura. È senza dubbio un incentivo alla devozione verso di Lei.

 

14. "Lei si è incarnata in Te e dimora sempre nel mio cuore. Ma dopo tutto che cosa ho guadagnato?".

 

Nota: - Le preghiere a Dio all'inizio sono solo per se stessi, comunque non solo soddisfano i propri desideri ma anche purificano la mente affinché la devozione a Dio cresca di intensità e il devoto non desideri nient'altro che Dio. Allora Dio mostra la sua grazia manifestandosi nel suo Guru.

 

15 "Signore, gentilmente spiegami cosa Samvarta mi aveva detto. È certo che non riuscirò a realizzare l'obiettivo fino a quando non l’avrò capito.

 

16. "Qualunque cosa io faccia in ignoranza appare come un mero gioco di bimbo.

 

17. "Precedentemente ho soddisfatto gli Dèi, tra cui Indra, con varie cerimonie, osservanze, doni e regali di cibo.

 

18. "Poi ho ascoltato Samvarta dire che i frutti di tutti questi atti sono solo banali. Perciò io considero questi atti di nessun valore e che danno solo risultati insignificanti.

 

19. "La miseria non è assenza di felicità, ma limitata felicità. Poiché appena la felicità si allontana la miseria si fa avanti.

 

20. "Questo non è il solo miserabile risultato dell'azione, ma ne rimane uno ancora peggio, la paura della morte, che non può essere mitigata da nessuna quantità di attività.

 

21. "Le mie pratiche devozionali verso Tripura sono simili. Tutte queste concezioni mentali non sono altro che un gioco.

 

22 "Le pratiche possono essere secondo le tue istruzioni, o differenti. E ancora possono essere fatte con disciplina o senza disciplina, poiché gli Shastra (le Sacre Scritture) differiscono su questo.

 

23. "Anche le meditazioni possono differire secondo i gusti individuali ed i temperamenti. Come può essere? La devozione è imperfetta come il Karma.

 

24. "Come possono concetti mentali transitori di devozione produrre risultati di Verità Assoluta? Inoltre, le pratiche sono continue e sembra non esserci fine a questi compiti obbligatori.

 

25. "Ho notato che Samvarta, il Signore, è molto felice, essendo completamente privo di qualsiasi senso di obbligo all’azione ed ai suoi disastrosi risultati.

 

26. "Egli sembra ridere alle vie del mondo, con passo indifferente sulla strada del coraggio, come un maestoso elefante che si rinfresca in una pozza di neve sciolta, quando tutt’intorno la foresta è al fuoco.

 

27. "Lo trovai assolutamente libero da qualsiasi senso di obbligo e allo stesso tempo perfettamente felice nella sua realizzazione dell'Essere Eterno. Come ha ottenuto quello stato? E che cosa mi ha detto?

 

28. "Gentilmente spiegami questi punti e salvami così dalle fauci del mostro del Karma."

 

29. Pregando così, egli cadde prostrato e prese i piedi del maestro nelle sue mani.

 

30. Vedendo Parasurama fare ciò e sentendo che era ora pronto per la Realizzazione, Shri Datta, il cui vero essere è amore, disse dolcemente: "Oh figlio Bhargava! Fortunato sei tu – essendo la tua mente così predisposta.

 

31-33. "Proprio come un uomo che affondando nell'oceano improvvisamente trova una barca a salvarlo, così anche le tue azioni virtuose del passato ora ti hanno posto sulle alture più sacre dell’Auto-Realizzazione. Che Devi Tripura, che è l’anima cosciente del cuore e quindi conosce ognuno intimamente, salvi rapidamente i suoi incrollabili devoti dalle fauci della morte, dopo essersi manifestata nei loro cuori.

 

34. "Fintanto che un uomo ha paura di un incubo, altrettanto tempo dovrà impiegare per placare l'obbligo, altrimenti non troverà pace.

 

35. "Come potrà essere mai felice un uomo colpito da quella vipera, l’obbligo? Alcuni uomini sono impazziti come se qualche veleno fosse già entrato nel loro sangue e stesse torturando tutto il loro essere.

 

36. "Mentre altri sono stupefatti dal veleno dell'obbligo e incapaci di discriminare il buono dal cattivo.

 

37. "Erroneamente si impegnano sempre nel lavoro, essendo illusi; tale è la situazione dell'umanità stupefatta dal veleno del senso di obbligo.

 

38. "Gli uomini da tempo immemorabile sono stati inghiottiti dall'oceano terrificante del veleno, come successe una volta ad alcuni viaggiatori sui monti Vindhya. (Catena montuosa delle regioni centrali dell’India)

 

39. "Oppressi dalla fame nella foresta, scambiarono i frutti dell’ingannevole Noce Vomica per alcune deliziose arance.

 

40. "E nella loro fame vorace li mangiarono senza nemmeno sentirne il gusto amaro. Hanno poi subito il tormento degli effetti del veleno.

 

41. "Avendo originariamente scambiato il frutto velenoso per un frutto commestibile, la loro ragione era ora accecata dal veleno e avidamente cercavano sollievo dal dolore.

 

42. "E nella loro agonia hanno raccolto e mangiato i frutti della Datura Stramonium, pensando che fossero i medicamentosi frutti della melarosa (o giambo).

 

Nota: - La Datura Stramonium è utilizzata per l'estrazione di un alcaloide velenoso. Il frutto è fatale o conduce alla pazzia.

 

43. "Essi diventarono pazzi e persero la strada. Alcuni di loro diventando ciechi caddero in pozzi o gole.

 

44. "Alcuni di loro avevano le membra e i corpi tagliati dalle spine; alcuni non riuscivano più ad usare le mani, i piedi o altre parti del corpo; gli altri cominciarono a litigare, lottare e urlare tra di loro.

 

45. "Si aggredivano l’un l’altro a pugni, pietre, bastoni, ecc., finché alla lunga completamente esauriti, raggiunsero una certa città.

 

46. "Arrivando al calar della notte alla periferia della città gli è stato impedito di entrare dalle guardie.

 

47-49. "Inconsapevoli del tempo e del luogo e incapaci di valutare le circostanze, hanno aggredito le guardie e furono sonoramente battuti e cacciati; alcuni caddero in fossati; alcuni sono stati catturati dai coccodrilli nelle acque profonde; alcuni caddero a capofitto in pozzi e annegarono; alcuni più morti che vivi, sono stati catturati e gettati in prigione.

 

50. "Simile è il destino delle persone che, illusi con la ricerca della felicità, cadono nelle insidie del tiranno dell'azione. Essi sono disorientati nella loro frenesia e distruzione che li attende.

 

51-52. "Tu sei fortunato, Bhargava, nell’aver trasceso quello stato fuori di sé. L’indagine è la causa principale di tutto, ed è il primo passo per la suprema ricompensa di indescrivibile beatitudine. Come si può ottenere sicurezza senza un'adeguata indagine?

 

53. "La distrazione è morte certa, ma molti sono nelle sue grinfie. Il successo attende a una corretta riflessione fino a che alla fine non sia completamente compiuto senza ombra di dubbio.

 

54. "La distrazione è la sempre presente debolezza dei Daitya e dei Yatudhana (gli Asura e Rakshasa); la riflessione è la caratteristica dei Deva (Dèi), e perciò sono sempre felici.

 

55. "Grazie alla loro discriminazione dipendono da Vishnu e inevitabilmente conquistano i loro nemici. L'indagine è il seme capace di germinare e crescere nel gigantesco albero della felicità.

 

56. "Un uomo riflessivo splende sempre sopra gli altri. Brahma è grande per la riflessione; Vishnu è adorato per essa.

 

57-58. "Il Grande Signore Shiva è onnisciente per lo stesso motivo. Rama, sebbene il più intelligente degli uomini, cadde nel disastro a causa della distrazione prima di tentare di catturare il Cervo d'oro; più tardi con la dovuta riflessione, ha attraversato l'oceano, poi ha attraversato Lanka, l'isola dei Rakshasa, e la conquistò.

 

Nota: - Il riferimento è al Ramayana. Ravana, l'acerrimo nemico di Rama, indusse uno dei suoi luogotenenti ad assumere la forma di un cervo dorato e invogliare Rama lontano dal suo eremo in modo che Ravana potesse rapire Sita, che sarebbe stata così lasciata senza protezione. L'inganno riuscì; e più tardi ne seguì la grande battaglia in cui sono stati uccisi Ravana e altri e Sita fu recuperata. Così fece Rama per vendicarsi.

 

59. "Devi aver sentito di come anche Brahma, diventando in un'occasione infatuato, agì avventatamente come un pazzo e di conseguenza pagò la pena con una delle sue cinque teste.

 

Nota: - Brahma aveva originariamente cinque teste. Lui e Vishnu una volta si stavano contendendo la superiorità sull’altro. Proprio allora un'enorme colonna di luce apparve davanti a loro e si chiesero che cosa fosse. Essi convennero che chi trovasse per primo la fine della colonna, dovesse ottenere la palma. Vishnu diventò un cinghiale e cercò verso il fondo; Brahma diventò un cigno e volò verso l'alto. Vishnu tornò deluso. Brahma nel punto di disperazione si imbatté in un fiore di pandano. Fermò la sua discesa e chiese al fiore da dove era venuto. Tutto quello che il fiore sapeva era che stava cadendo dallo spazio e nulla più. Brahma lo persuase a testimoniare il falso e rivendicò la superiorità sul suo rivale. Shiva allora si infuriò, tagliò quella testa che diceva la menzogna e si dichiarò come la colonna di luce.

 

60. "Senza pensarci, Mahadeva conferì una benedizione all'Asura e immediatamente fu obbligato a fuggire in preda al terrore per paura di essere ridotto in cenere.

 

Nota: - C'era una volta un Asura di nome Bhasma. Egli aveva fatto penitenza e soddisfò Shiva che apparve davanti a lui e gli chiese che cosa volesse. Bhasma desiderò che il suo semplice tocco riducesse qualsiasi oggetto in cenere. Shiva conferì la benedizione; Bhasma volle poi testarlo su di lui; Allora Shiva volò via. Al fine di salvarlo da quella situazione, Vishnu apparve come una donzella voluttuosa dinanzi all'Asura persecutore e lo sedusse. Egli si innamorò e le fece delle avance. Lei gli chiese di andare ad una fonte davanti a loro e di lavarsi con l’acqua, prima di abbracciarla. Fu preso. Appena la sua mano toccò il suo corpo, cadde giù, diventando un mucchio di cenere.

 

61. "Una volta Hari, dopo aver ucciso la moglie di Bhrigu, divenne vittima di una terribile maledizione e soffrì miserie indicibili.

 

62. "Allo stesso modo altri Deva, Asura, Rakshasa, uomini e animali sono diventati miserabili a causa della distrazione.

 

63. "D'altra parte, grandi e valorosi sono gli eroi, Oh Bhargava, la quale riflessione è sempre amica. Eterno omaggio a loro.

 

64. "Le persone comuni, diventando stupidamente coinvolti nei confronti del loro senso di azione, sono ogni volta perplessi; Se d'altra parte, essi pensano e agiscono, saranno liberi da ogni miseria.

 

65. "Il mondo è stato nelle spire dell’ignoranza da tempo immemorabile; come può esserci discernimento fintanto che dura l'ignoranza?

 

66-68. "Possono le acque dolci della rugiada raccogliesi nei deserti sabbiosi tropicali che sono già bruciati dal calore? Analogamente, può il tocco rinfrescante del discernimento essere ricercato nella rovente canna fumaria sopra la fornace a lungo bruciante dell'ignoranza? Il discernimento è, tuttavia, ottenuto con metodi adeguati, il più efficace dei quali è anche il migliore di tutti, ed esso è la Suprema Grazia della Dea che è intimamente connessa al Cuore di Loto in ognuno. Chi ha mai compiuto qualsiasi scopo buono, senza quella Grazia?

 

69. "L’indagine è il Sole che scaccia il buio denso dell’indolenza. Esso viene generato dall'adorazione di Dio con devozione.

 

70. "Quando la Suprema Devi è ben soddisfatta dal culto del devoto, Lei si trasforma in Vichara in lui e brilla come lucente Sole nella distesa del suo cuore.

 

Nota: - Devi: Dea.

 

Vichara: Discriminazione, indagine, riflessione, senno, giudizio.

 

La Devi è là nell’ignoranza, nel culto, nel Vichara e oltre, come il grasso che sta nel latte, nella ricotta e nel burro.

 

71-72. "Quindi quella Tripura, la Forza Suprema, l'Essere di tutti gli esseri, la Beata, la più alta, quella coscienza di Shiva, che dimora come il Sé del sé, dovrebbe essere adorata sinceramente, esattamente come insegnato dal Guru. I precursori di tale culto sono la devozione e la serietà encomiabili.

 

73-76. "La causa antecedente di questi si dice che sia l'apprendimento della Mahatmya (Sacra Storia - Vangelo). Pertanto, Oh Rama, la Mahatmya fu dapprima rivelata a te; avendola ascoltata, hai ora fatto buoni progressi. Vichara è l'unico modo per raggiungere il Bene Supremo. Ero davvero ansioso per te; e c'è una buona ragione per tale ansia fino a quando la mente non si rivolge verso Vichara guarendo dalla prepotente malattia dell’ignoranza, così come uno è ansioso per un paziente che sta delirando, fino a quando non vede che il sistema mostra segni di una svolta favorevole.

 

77. "Una volta che Vichara mette radici, il Bene Supremo è stato, a tutti gli effetti, raggiunto in questa vita. Fintanto che Vichara è assente da un essere umano, la forma più desiderabile di nascita, così tanto sarà arido l'albero della vita e quindi inutile. L’unico frutto utile della vita è Vichara.

 

79-81. "L'uomo senza discriminazione è come una rana nel pozzo; proprio come la rana nel pozzo non sa nulla di ciò che sia buono né di ciò che sia cattivo e così muore nella sua ignoranza nel pozzo del sé, allo stesso modo gli uomini, nati invano a Brahmanda, (Uovo di Brahma, l'universo) non sanno nulla di ciò che sia buono né di ciò che sia cattivo per se stessi e nascono solo per morire nell'ignoranza.

 

82. "Confondendo il distacco (vairagya) con la miseria e piaceri del mondo con la felicità (sukha), un uomo soffre nel ciclo delle nascite e delle morti, prevalendo la potente ignoranza.

 

83-84. "Anche se afflitto dalla miseria, egli non cessa più di indulgere in quelle cause antecedenti ad esso (cioè, ricchezza, ecc.), proprio come un asino persegue un’asina anche se preso a calci un centinaio di volte da lei, così è anche con l'uomo e il mondo. Ma tu, Oh Rama, diventando discriminante hai trasceso la miseria. "

 

Così finisce il secondo capitolo della Tripura Rahasya.

 


 

CAPITOLO III

 

LA CAUSA ANTECEDENTE PER IMPARARE LA SACRA STORIA.

L’ASSOCIAZIONE CON IL SAGGIO DEVE PRECEDERE "VICHARA"

 

1. Avendo ascoltato le parole di Dattatreya, Parasurama fu felice e continuò le sue domande in tutta umiltà:

 

2. "Oh Bhagavan! È proprio come il mio Signore e Guru ha appena detto. In verità, l'uomo si dirigerà sempre verso la distruzione nella sua ignoranza.

 

3. "La sua salvezza si trova solo nell'indagine (Vichara). Le cause remote e prossime sono state citate anche da Te, ed esse sono state ricondotte alla Mahatmya. Io sono in grande dubbio su questo punto.

 

4. "Com’è che accade e ancora che cos’è la sua causa prossima? Può essere che è naturale (come il coraggio per un eroe)? E allora perché non è condiviso da tutti?

 

5-6. "Perché non l’ho ancora realizzato? E Ancora, ci sono altri che sono più travagliati e sofferenti di me. Perché essi non hanno questo mezzo? Gentilmente dimmelo."

Dopo aver così chiesto, Datta, l'Oceano di Misericordia, rispose:

 

7. "Ascolta, Rama! Ora ti dirò la causa fondamentale della salvezza. L’associazione con il saggio è la causa principale per cancellare tutta la miseria.

 

8-9. " È detto che l’associazione con i saggi da sola può portare al più alto dei beni. Il contatto con Samvarta ti ha portato a questa fase di illuminazione, che è il precursore dell’emancipazione. Avvicinandoli, i saggi insegnano il bene più grande.

 

10. "Qualcuno ha mai avuto qualcosa di grande, senza il contatto con il saggio? Comunque, è il tipo di frequentazione che determina il futuro dell'individuo.

 

11. "Un uomo senza dubbio raccoglie i frutti del suo tipo di frequentazione. Devo raccontarti una storia per illustrare questo concetto:

 

12. "C'era una volta il re di Dasarna di nome Muktachuda. Aveva due figli: Hemachuda e Manichuda.

 

13-14. "Erano avvenenti, ben educati e ben istruiti. Una volta condussero una partita di caccia, costituita da un grande corteo di uomini e guerrieri, in una profonda foresta sulle montagne Sahya che erano infestate da tigri, leoni e altri animali selvatici. Essi stessi erano armati di archi e frecce.

 

15. "Là tirarono a diversi cervi, leoni, cinghiali, bisonti, lupi, ecc., uccidendoli  con l'uso sapiente dei loro archi.

 

16. "Dopo che altri animali selvatici furono stati braccati dai cacciatori reali, un tornado cominciò a salire, facendo piovere sabbia e ciottoli.

 

17. "Una spessa nuvola di polvere oscurò il cielo; che divenne scuro come la notte, così che né rocce, né alberi, né uomini potessero essere visti.

 

18. "La montagna era avvolta nelle tenebre, così che né colline né valli potessero essere viste. La comitiva si affrettò ad andar via afflitti dalle sabbie e ciottoli scaraventati giù dal tornado.

 

19. "Alcuni di loro si rifugiarono sotto le rocce, altri nelle grotte e altri ancora sotto gli alberi. La coppia reale montò sui cavalli e cavalcò via in lontananza.

 

20. "Hemachuda infine raggiunse l'eremo di un saggio, che era stato costruito in un bel giardino di banani, datteri e altri alberi.

 

21. "Lì vide una fanciulla affascinante il cui corpo, lucente come l'oro, brillava come una fiamma di fuoco.

 

22-23. "Il principe era incantato alla vista della ragazza, che sembrava la dea della fortuna, e le parlò così: “Chi sei tu, bella signora, che vivi senza timore in una foresta così terribile e solitaria? Chi sei tu? Perché sei qui? Sei sola?”

 

24. "Quando gli fu parlato, quella fanciulla senza macchia rispose: “Benvenuto, Principe! Prego, si accomodi.

 

25. “L'ospitalità è il sacro dovere delle persone pie. Ho notato che siete stato travolto e afflitto dal tornado.

 

26. “Legate il vostro cavallo alla palma da datteri. Accomodatevi qui e riposatevi così sarete in grado di ascoltarmi in tutta comodità.”

 

27-29. "Lei gli diede frutti da mangiare e succhi da bere. Dopo che si fu rinfrescato, fu ulteriormente curato con le sue affascinanti parole che sgorgavano come dolce nettare dalle sue labbra: “Principe! C'è quel ben noto saggio, Vyaghrapada, ardente devoto di Shiva, che con la sua penitenza ha trasceso tutti i mondi, e che è adorato con entusiasmo anche dai più grandi santi per la sua impareggiabile sapienza sia per quanto riguarda questo mondo che per quanto riguarda gli altri mondi.

 

30. “Io sono la sua figlia adottiva - Hemalekha è il mio nome. C'era una Vidyadhari molto bella (Vidyadhari = celeste donzella - Vidyaprabha di nome).

 

31. “Un giorno, lei è venuta qui a fare il bagno nel fiume, il Vena, a cui era venuto allo stesso tempo Sushena, il Re di Vanga.

 

32. “Vide la bellezza celeste che faceva il bagno. Lei era la più bella del mondo, snella e con il seno più bello.

 

33. “Il Re si innamorò e lei ricambiò l’amore.

 

34. “Dopo aver consumato l’amore, tornò a casa lasciandola incinta.

 

35. “Per paura delle calunnie lei decise di abortire. Sono nata comunque viva da quel grembo.

 

36. “Appena Vyaghrapada venne in riva al fiume per le sue abluzioni serali, mi prese a causa del suo grande amore per tutti, per farmi crescere con la cura di una madre.

 

37. “Colui che offre la giusta protezione si dice essere il padre. In virtù di questo sono pertanto sua figlia e sono devota a lui.

 

38-39. “Certamente non c'è nessuna paura per me ovunque sulla terra a causa della sua grandezza. Siano essi Dei o Asura, non possono entrare in questo eremo con cattive intenzioni; Se lo facessero sarebbero solo artefici della propria rovina. Ora vi ho raccontato la mia storia. Aspetta un po' qui, Principe.

 

40. “Quello stesso Signore, mio padre adottivo, sarà presto qui. Salutatelo e ascoltatelo con umiltà; il tuo desiderio sarà esaudito, e potrai partire domattina.”

 

41. "Dopo averla ascoltata e diventando sempre più innamorato di lei, egli tacque per paura di farle offesa; ma la sua mente divenne angosciata.

 

42-46. "Notando il principe colpito dall’amore, quella ragazza altamente raffinata continuò così: “Bravo Principe! Sii cauto! Mio padre sta per arrivare. Digli tutto!”. Mentre Vyaghrapada stava dicendo questo arrivò il grande Santo, portando un cesto di fiori colti nella foresta per il culto. Vedendo arrivare il saggio, il principe si alzò dal suo posto, si prostrò davanti a lui dicendo il suo nome e poi riprese il suo posto come indicato. Il saggio notò che l'uomo era innamorato, intravedendo tutta la situazione con i suoi poteri occulti, egli meditò su quale sarebbe stata la cosa migliore da fare; e concluse nel concedere Hemalekha al giovane come il suo compagno di vita.

 

47-49. "Il principe fu pieno di gioia e tornò con lei alla propria capitale. Muktachuda, suo padre, era anche lui molto contento e ordinò festeggiamenti nel Regno. Si è poi effettuato solennemente il matrimonio, e la coppia di innamorati passarono una luna di miele molto felice nel palazzo, in ritiri nella foresta e in località di villeggiatura. Ma il principe innamorato notò che Hemalekha non era altrettanto innamorata di lui.

 

50. "Avvertendo che lei era sempre insensibile, le chiese in privato: “Mia cara! Come è possibile che non siete premurosa con me, come io lo sono per te?

 

51. “Tu, la più bella delle ragazze, dal raggiante sorriso! Come è possibile che non siete mai appassionata nella ricerca del piacere o nel goderne? Questi piaceri non sono di vostro gusto?

 

52. “Sembri indifferente anche durante i più grandi piaceri. Come posso essere felice se il tuo interesse non è risvegliato?

 

53. “Anche quando sono vicino a te, la tua mente sembra essere altrove; Quando parlo, non sembri ascoltare.

 

54. “Quando ti tengo in uno stretto abbraccio per lungo tempo, sembri inconscia di me e poi mi chiedi 'Signore, quando vieni?'

 

55. “Nessuno degli accordi attentamente pianificati sembrano interessarti e tu non ne prendi parte.

 

56. “Quando vado via da te, tu rimani con gli occhi chiusi; e così fai ogni volta che mi avvicino a te.

 

57. “Dimmi come posso trarre piacere con null’altro che una modella di un artista che è ciò che siete, vedendo la vostra indifferenza a tutti i godimenti.

 

58. “Ciò che non ti piace non può piacere neanche a me. Sono sempre alla ricerca di te, cercando di farti piacere come un giglio che guarda alla luna.

 

Nota: - Kumuda, un tipo di giglio, fiorisce solo di notte ed è quindi detto che è l'amato della Luna, come il loto che fiorisce di giorno si dice che sia l'amato del Sole.

 

59. “Parla, cara! Perché sei cosi? Tu sei più cara a me che la vita. Io ti scongiuro! Parla e allevia così la mia mente!”.

 

Così si conclude il terzo capitolo della Tripura Rahasya nella sezione sulla potenza dell'associazione con il saggio.

 


 

CAPITOLO IV

 

INSEGNAMENTI SUL DISGUSTO PER I PIACERI MONDANI IN MODO CHE POSSA ESSERE SVILUPPATO IL DISTACCO.

 

1-3. "Ascoltando le dolci parole del suo infatuato amante, che per tutto il tempo la premeva al petto, quella ragazza inossidabile, desiderosa di istruirlo, sorrise dolcemente e parlò con buon senso come segue: “Ascoltami, Oh Principe. Non è che non ti amo, è solo che sto cercando di trovare che cosa sia la gioia più grande nella vita che non diventerà mai sgradevole. Io sono sempre alla ricerca di essa, ma non l’ho ancora raggiunta.

 

4. “Anche se sempre alla ricerca di essa, non ho raggiunto alcuna decisione definitiva, come fanno le donne. Non puoi gentilmente dirmi che cosa sia esattamente e così aiutarmi?”

 

5. "Essendo così persuaso, Hemachuda beffardamente si mise a ridere e disse alla sua amata: “Le donne sono davvero stupide!

 

6-8. “Poiché nemmeno gli uccelli e le bestie, né gli insetti striscianti sanno ciò che è bene e ciò che è male? In caso contrario, come sono guidati nel perseguimento del bene, e come fanno a scappare dal male? Ciò che è piacevole è chiaramente bene e ciò che non è così, è male. Perché, mia cara, continui tanto a pensarci? Non è forse stupido?”.

Sentendo il suo amante parlare così, Hemalekha continuò:

 

9. “Vero, quelle donne sono stupide e non possono giudicare giustamente. Quindi dovrei essere istruita da te, il giusto discernitore.

 

10. “Venendo giustamente istruita da te, smetterò di pensare in quel modo. Inoltre, sarò poi in grado di condividere i tuoi piaceri con tua piena soddisfazione.

 

11. “Oh Re, delicato giudice che sei, hai trovato che la felicità e la miseria sono i risultati di ciò che è piacevole e ciò che non lo è.

 

12. “Lo stesso oggetto produce piacere o dolore secondo le circostanze. Dov'è quindi la finalità nella tua dichiarazione?

 

13. "Prendiamo ad esempio il fuoco. I risultati variano secondo le stagioni, i luoghi e la sua dimensione o intensità.

 

14. “È gradevole nelle stagioni fredde e sgradevole nelle stagioni calde. Piacere e dolore sono, pertanto, funzioni delle stagioni; allo stesso modo nelle latitudini e altitudini.

 

15 “E ancora, il fuoco è buono solo per persone di alcune costituzioni e non per altre. Ancora di nuovo, piacere e dolore dipendono dalle circostanze.

 

16-17. “Lo stesso ragionamento vale per il freddo, per le ricchezze, per i figli, per la moglie, per il Regno e così via. Guarda come tuo padre, il Maharaja, ogni giorno sia preoccupato anche se è circondato da moglie, figli e ricchezza. Perché altri non si affliggono in questo modo? Che cosa è successo ai godimenti nel suo caso? Egli è certamente alla ricerca della felicità; non sono forse tutte le sue risorse dirette a tal fine?

 

18. “Nessuno sembra possedere tutto ciò che è sufficiente per la felicità. La domanda sorge spontanea: un uomo non può essere felice, anche con tali mezzi limitati? Ti darò la risposta.

 

19. “Che non ci può essere felicità, mio Signore, che si tinge di miseria. La miseria è di due tipi, interna ed esterna.

 

20. “La prima riguarda il corpo ed è causata dai nervi, ecc., l'ultima appartiene alla mente ed è causata dal desiderio.

 

21. “La confusione mentale è peggiore del dolore fisico e il mondo intero è caduto vittima ad essa. Il desiderio è il seme dell'albero della miseria e non manca mai nei suoi frutti.

 

22. “Soggiogati da esso, Indra e i Deva, nonostante vivano nelle regioni celesti di godimento e nutriti di nettare, ne sono ancora schiavi e lavorano giorno e notte, secondo i suoi dettami.

 

23. “Il sollievo guadagnato dalla realizzazione di un desiderio prima che un altro ne prenda il suo posto, non è felicità, perché i semi del dolore sono ancora latenti. Tale sollievo è goduto anche dagli insetti (che certamente non raffigurano la perfetta felicità).

 

24. “Ma il loro piacere è nettamente migliore rispetto a quello degli uomini perché i loro desideri sono meno complessi.

 

25. “Se la felicità è avere un desiderio realizzato tra i tanti chi non sarà così felice in questo mondo?

 

26. “Se un uomo, scottato dappertutto, può trovare la felicità spalmando unguenti su se stesso, allora chiunque deve essere felice.

 

27. "Un uomo è felice quando è abbracciato dalla sua amata; Egli è infelice nello stesso atto sotto altre circostanze.

 

* * * * *

 

* * * * *

 

30. “... O intendi dire che il piacere dell'uomo è rafforzato dal suo senso della bellezza?

 

31. “La bellezza è solo un concetto mentale, come è evidente dal sentimento simile in piaceri simili di amanti nei sogni. (Ti devo raccontare una storia per illustrarne il punto.) C'era una volta un rampollo di un re molto bello - più bello del Dio dell’Amore.

 

32. “Egli era sposato a un'altrettanto bella donzella ed era molto devoto a lei.

 

33. “Ma lei si innamorò di un servo della casa reale che ingannò il giovane principe molto abilmente.

 

34. "Questo servo usava servire liquori in eccesso, in modo che il principe fosse ubriaco e perdesse i sensi, andato a letto, è stata inviata una prostituta a tenergli compagnia.

 

35-38. "La principessa lasciva e il servo erano quindi in grado di portare avanti la loro relazione; mentre lo sciocco principe nella sua intossicazione stava abbracciando l'altra donna. Ma pensava dentro di sé che era il più felice degli uomini ad avere un tale angelo come moglie così devota a lui. Dopo molto tempo, avvenne che il servo nella pressione del lavoro lasciò il liquore sulla tavola del principe, occupandosi di altro. Il principe non bevve come al solito.

 

39-42. “Diventando eccitato, si ritirò frettolosamente nella sua camera da letto, che era stata sontuosamente arredata e fece l’amore con la sgualdrina, senza riconoscerla nel calore della passione. Dopo un po’, si accorse che non era sua moglie e in questa confusione le chiese 'Dov'è la mia amata moglie?'

 

43-48. “Lei tremava di paura e rimase in silenzio. Il principe, che sospettava lo sporco gioco, si arrabbiò e tenendola per i capelli sguainò la spada e così la minacciò: 'Dì la verità o ti ammazzerò all’istante!' Per paura di essere uccisa, lei confessò tutta la verità, portandolo al luogo dell’appuntamento della principessa. Lì trovò lei con il suo corpo delizioso e delicato in stretto e amorevole abbraccio del brutto e ripugnante selvaggio che era il suo servo...

 

51. “Il principe fu scioccato a quella vista.

 

52. “Poco dopo si riprese dallo shock e cominciò a riflettere come segue:

'Vergogna su di me che sono così dipendente dal bere!

 

53. 'Vergogna sullo sciocco infatuato d’amore per le donne. Le donne non sono null’altro che uccelli che svolazzano sopra le cime degli alberi.

 

54. 'Che sciocco fui, per tutto il tempo l’ho amata più della vita.

 

55. 'Le donne sono solo buone per il godimento degli sciocchi lascivi. Chi le ama è come un asino selvatico.

 

56. 'La buonafede delle donne è più fugace di striature di nuvole autunnali.

 

57-59. 'Non ho fino ad ora, compreso la donna che, infedele a colui che le era interamente devoto, stava in amore illecito con un selvaggio come una prostituta con un pazzo libidinoso, fingendo per tutto il tempo amore per me.

 

60. 'Nella mia ubriachezza non ho mai sospettato minimamente di lei; d'altra parte, ho creduto che lei fosse così unita a me come la mia stessa ombra.

 

61-64. 'Toh! c'è forse un pazzo peggiore di me, che sono stato ingannato da questa ripugnante prostituta al mio fianco e affascinato dalle sue professioni d'amore? E ancora, che cosa avrà mai trovato la mia donna in un disgustoso bruto per preferirlo a me?'.

 

65. “Il principe poi lasciò disgustato la società e si ritirò in una foresta.” (Continua Hemalekha). “Quindi, vedete, Oh Principe, come la bellezza è solo un concetto della mente.

 

66. “Che piacere che provi nella tua comprensione della bellezza in me, a volte è addirittura superato da altri nel loro amore per i loro cari - siano essi attraenti o brutti. Ti dirò cosa ne penso.

 

67. “La donna attraente che appare come l'oggetto è solo il riflesso del concetto sottile che sta già nella mente soggettiva.

 

68-69. “La mente disegna un'immagine della sua bellezza in conformità con le proprie ripetute concezioni. L’immagine disegnata ripetutamente diventa sempre più chiara fino a che non appare solidamente come oggetto. Dalle associazioni mentali costanti scaturisce un'attrazione (che schiavizza la mente).

 

70. “La mente, diventando irrequieta, risveglia i sensi e cerca la realizzazione dei suoi desideri nell’oggetto; una mente composta non è eccitata neanche alla vista della donna più bella.

 

71. “La causa dell'infatuazione è l'immagine mentale ripetuta più volte. I bambini e gli Yogi con autocontrollo non sono eccitati in questo modo (perché le loro menti non si soffermano su queste cose).

 

72. “Quindi, chiunque trova piacere in qualche cosa, la bellezza in essa contenuta è soltanto immagine mentale.

 

73. “Anche le donne brutte e ripugnanti sono viste come angeli deliziosi dai loro mariti.

 

74. "Se la mente concepisce qualcosa come ripugnante e non piacevole, non ci sarà nessun piacere in tale cosa.

 

75. “Vergogna sugli esseri umani che valutano la parte più ripugnante del corpo come la più deliziosa!”.

 

* * * *

 

77. “Ascolta Principe! L'idea di bellezza si trova nel proprio desiderio, innato nella mente.

 

78. “Se, d'altra parte, la bellezza è naturale per l'oggetto dell'amore, perché non è riconosciuta anche dai bambini, come la dolcezza è riconosciuta da loro nei cibi?

 

79-81. “La forma, la statura e la carnagione delle persone sono diversi in paesi diversi e in momenti diversi; le orecchie possono essere lunghe; i loro volti deformati; i denti grandi; il naso prominente; i corpi lisci o irsuti, i loro capelli possono essere rossi, neri o biondi, fini o spessi, lisci o ricci; la loro carnagione attraente, scura, ramata, gialla o grigia.

 

82. “Tutti loro derivano dallo stesso tipo di piacere, come te, Principe!

 

83. “Anche il più perfetto tra gli uomini è caduto nell'abitudine del cercare piacere in una donna, perché tutti la considerano il miglior terreno di caccia per il piacere.

 

84. "Allo stesso modo anche il corpo di un uomo è considerato dalla donna la più alta fonte di piacere. Ma considera bene la questione, Principe!

 

85-86. “Formato da grasso, carne e ossa, pieno di sangue, sormontato dalla testa, ricoperto di pelle, coperto da capelli, contenente bile e flemma, che espelle feci e urine, generato da sperma e ovuli e nato dal grembo materno, tale è il corpo. Pensaci!

 

87. “Così sono gli uomini, niente di meglio che vermi che crescono nei rifiuti. Come trovare piacere in una cosa del genere?

 

88. “Mio Re! Non è questo corpo (indicando se stessa) caro a te? Pensa bene ad ogni parte di esso.

 

89. "Analizza bene e attentamente, cos’è che costituisce i tuoi cibi con i loro diversi gusti, generi e consistenze?

 

90. "Ognuno sa come i cibi consumati sono infine espulsi dal corpo.

 

91. “Essendo questo lo stato delle cose nel mondo, dimmi che cosa è gradevole o meno.”

 

"Sentendo tutto questo, Hemachuda sviluppò disgusto per i piaceri terreni.

 

92. "Era stupito dallo strano discorso che aveva sentito. Egli più tardi meditò su tutto ciò che aveva detto Hemalekha.

 

93. "Il suo disgusto per i piaceri terreni crebbe in volume e in vigore. Egli ancora e ancora discusse le questioni con la sua amata finché capì la verità ultima.

 

94. "Poi realizzando la pura coscienza come Sé Supremo e come il Sé non sia diverso da Tripura, divenne consapevole dell’Uno che tutto sostiene e fu liberato.

 

95. "Fu un liberato in vita. Suo fratello Manichuda e suo padre Muktachuda erano entrambi guidati da lui e furono anch’essi liberati.

 

96. "La regina fu guidata dalla nuora e fu liberata; anche i ministri, i capi e i cittadini acquisirono saggezza.

 

97. "Non c'era nessuno nato in quella città che rimase ignorante. La città era come quella di Brahma, la dimora di gente pacifica, felice e contenta.

 

98-99. "Era conosciuta come Visala e divenne la più celebre città sulla terra, dove anche i pappagalli nelle gabbie ripetevano: “Medita, O uomo, sul Supremo Sé, la Coscienza Assoluta priva di oggetti! Non c'è niente altro da sapere oltre alla pura coscienza; è come un luminoso specchio che riflette gli oggetti al suo interno.

 

100. “Quella stessa coscienza è anche gli oggetti, il soggetto, ed è tutto - il mobile ed immobile; tutto il resto risplende nella sua luce riflessa; essa brilla di se stessa.

 

101. “Perciò, O uomo, liberati dall’illusione! Pensa a quella coscienza che è unica, che tutto illumina e che tutto pervade. Sii di visione chiara!”.

 

102-103. "Quei santi saggi, Vamadeva e altri, avendo in una occasione sentito queste sacre parole dei pappagalli, si meravigliarono della saggezza che anche gli uccelli avevano in quella città e la chiamarono Città della Saggezza.

 

104. "La città è ancora oggi chiamata con quel nome." continuò Dattatreya. "L'associazione con i saggi, O Rama, è la causa principale di tutto ciò che è buono e di buon auspicio.

 

105. "Dall'associazione con Hemalekha, tutta la gente ha guadagnato Jñana (saggezza). Sappi, quindi, il Satsanga (associazione con il saggio) è da solo la causa principale della salvezza."

 

Così finisce il quarto capitolo della Tripura Rahasya nella sezione di Hemachuda sui frutti del Satsanga.

 


 

CAPITOLO V

 

SULLA SCHIAVITÙ E LIBERAZIONE

 

1. Parasurama, ascoltando il discorso del Maestro sulla grandezza del Satsanga, era altamente soddisfatto e continuò a chiedere:

 

2. "Hai detto il vero, Oh Signore, il Satsanga è il precursore di tutto ciò che è degno e hai ben illustrato il fatto con una storia.

 

3. "I propri piaceri sono determinati dalla qualità della propria frequentazione. Il sommo bene è stato realizzato da tutti a causa della loro associazione, diretta o indiretta, con Hemalekha, anche se lei era solo una donna.

 

4. "Sono ansioso di ascoltare di come Hemachuda fu da lei ulteriormente guidato. Per favore dimmelo, Tu Signore della Misericordia!"

 

5. Così interrogato, Dattatreya disse a Parasurama: "Ascolta, Oh Bhargava, ora continuerò il racconto sacro.

 

6. "Avendo sentito quello che lei aveva da dire, i piaceri cessarono di interessarlo, sviluppò un disgusto per essi e divenne pensieroso.

 

7. "Ma la forza dell'abitudine rimase ancora con lui. Pertanto fu incapace sia godere di se stesso che di smettere tutto in una volta.

 

8. "Tuttavia era troppo orgoglioso per confessare la sua debolezza alla sua amata. Passò qualche tempo in questo modo.

 

9. "Quando le sue abitudini lo costrinsero ai vecchi piaceri era ancora memore delle parole di sua moglie, così che si abbandonava ad essi con riluttanza e vergogna.

 

10-11. "Ripetutamente cadde ai suoi vecchi piaceri con la forza dell'abitudine; e molto spesso se ne pentì, realizzando il male di quei vecchi piaceri e ricordando le sagge parole di sua moglie. La sua mente si muoveva così avanti e indietro, come un'altalena.

 

12. "Né cibi deliziosi, né bei vestiti, né ricchi gioielli, né affascinanti donzelle, né cavalli bardati e neanche i suoi cari amici continuavano a interessarlo.

 

13-14. "Divenne triste come se avesse perso tutto. Non era capace di resistere alle sue abitudini né era disposto a seguirle consapevolmente. Divenne sempre più pallido e malinconico.

 

15. "Hemalekha, sempre consapevole del cambiamento in lui, andò nella sua camera privata e disse: “Come mai, mio Signore, non sei più allegro come prima?

 

16. “Sembri triste. Perché? Non vedo i sintomi di alcun disturbo particolare in te.

 

17. “I medici possono tener lontana la paura della malattia dal piacere della vita; le malattie sono causate dalla perdita di armonia nei tre umori del corpo (Vata, Pitta e Kapha).

 

18. “Le malattie rimangono latenti in tutti i corpi perché la disarmonia degli umori non può sempre essere prevenuta.

 

19. "Gli umori vengono cambiati dai cibi consumati, dagli abiti indossati, dalle parole pronunciate o ascoltate, da ciò che si guarda, dagli oggetti che si toccano, dai cambiamenti delle stagioni e dal viaggiare in paesi diversi.

 

20. "Essendo inevitabile, il cambiamento degli umori non ha bisogno di una costante attenzione. Ci sono rimedi prescritti per le malattie derivanti da esso.

 

21. Ora dimmi, mio caro, perché sei così triste?”.

 

22. "Quando Hemalekha ebbe finito, il principe rispose: “Ti dirò la causa della mia miseria. Stammi a sentire, mia cara.”

 

23. “Quello che mi hai detto l'ultima volta ha bloccato tutte le forme di piacere in me, così che ora non riesco a trovare niente che mi renda felice.

 

24. “Proprio come un uomo che deve essere giustiziato non può assaporare i lussi forniti a lui dallo Stato, così anch’io non assaporo niente.

 

25. “Proprio come un uomo è costretto dal comando reale a fare qualcosa suo malgrado, così anch’io sono costretto a impegnarmi nei vecchi piaceri dalla forza dell'abitudine. Ora ti chiedo, mia cara, come posso ottenere la felicità.”

 

26. "Essendo stata così avvicinata, Hemalekha pensò: “Questo disinteresse è stato di sicuro causato dalle mie parole.

 

27-29. “C'è il seme del bene più alto in quel campo dove tali sintomi appaiono. Se le mie ben calcolate parole non avessero prodotto la svolta in questa direzione, non ci sarebbe stata alcuna speranza di emanciparlo. Questo stato di distacco nasce solo in chi ha una costante devozione in Tripura insita nel Cuore come Sé Supremo.”

 

Pensando così, quella saggia signora fu ansiosa di rivelare la saggezza al marito.

 

30. "Mantenendo la propria sapienza segreta allo stesso tempo, lei parlò con parole misurate: "Ascolta, Principe, la storia del mio passato.

 

31. "In passato mia madre mi diede una dama di compagnia che era buona di natura e divenne subito mia amica del cuore, ma in seguito si è associata ad una amica indesiderabile.

 

32. "Questa amica era abile nel creare cose nuove e meravigliose. Anch'io, all'insaputa di mia madre, l'ho frequentata.

 

33 . "La dama di compagnia divenne molto amica di quella indesiderabile frequentazione, e io fui costretta a fare lo stesso, perché ho sempre amato gli amici più della vita.

 

34. "Perché, non potevo rimanere senza di lei nemmeno per un secondo, tanto mi ha affascinato con la sua indubbia purezza.

 

35. "Amando sempre la mia amica, sono diventata rapidamente parte di lei. Lei, invece, stava tutto il tempo con la sua amica, una malvagia sgualdrina, che creava sempre cose nuove e affascinanti.

 

36-38. "In segreto quella donna ha introdotto suo figlio alla mia amica. Quel figlio era un pazzo ignorante con gli occhi iniettati di sangue dal bere. E la mia amica è addirittura andata con lui in mia stessa presenza. Ma lei, anche se completamente sopraffatta da lui ed essendo presa da lui giorno dopo giorno, non mi ha mai lasciato, e io , pure , non l'ho mai abbandata. E da questa unione nacque un pazzo dello stesso tipo di suo padre.

 

39-41. “Egli crebbe fino a diventare un giovanotto molto inquieto, ereditando completamente l’ottusità di suo padre e la malvagità e creatività di sua nonna. Questo ragazzo, Signor Incostante di nome, fu cresciuto e addestrato da suo padre, il Signor Pazzo e sua nonna Signora Ignoranza, e divenne abile nei loro modi di fare. Poteva passare per i luoghi più difficili con perfetta facilità e superare gli ostacoli in un batter d'occhio.

 

42. “In questo modo, la mia amica, anche se molto buona di natura, divenne sciocca e afflitta a causa della sua associazione con gente malvagia.

 

43-44. “Con l’amore per la sua amica, la devozione per il suo amante e l'affetto per il figlio, lei cominciò gradualmente ad abbandonarmi. Ma non riuscivo a rompere con lei così facilmente.

 

45-46. “Non essendo autosufficiente, io ero completamente dipendente da lei e così sono rimasta. Suo marito, il Signor Pazzo, anche se godeva sempre di lei, mi scambiò per una della stessa specie e tentò di violentarmi. Ma non ero quella che pensava che fossi. Io sono pura per natura e in quel momento sono solo stata guidata da lei.

 

47. “Tuttavia, ci fu un grande scandalo su di me, che ero sempre nella presa del Signor Pazzo.

 

48. “La mia amica, affidando il figlio Signor Incostante a me, era sempre in compagnia del suo amante.

 

49. “Il Signor Incostante crebbe con la mia cura e a tempo debito sposò una moglie con l'approvazione di sua madre.

 

50. “Instabile di nome, era sempre inquieta e mutevole e poteva cambiare in forme diverse per soddisfare i capricci del marito.

 

51. “Con la sua straordinaria capacità di cambiare e la sua grandissima abilità e bravura, lei mise il marito completamente sotto il suo controllo.

 

52. “Anche il Signor Incostante usava volare a centinaia di chilometri e tornare in un batter d’occhio, andava qui, là e dappertutto, ma tuttavia non riusciva a trovare riposo.

 

53-54. “Ogni volta che il Signor Incostante desiderava andare da qualche parte e qualsiasi cosa voleva avere, la Signora Instabile era pronta a soddisfare i suoi desideri cambiando se stessa di conseguenza e creando nuovi ambienti per compiacere il marito. Vinse così interamente il suo affetto.

 

55. “Lei gli diede cinque figli che erano devoti ai loro genitori. Ognuno di loro era abile a modo suo. Essi furono affidati anche alla mia cura dalla mia amica.

 

56-61. “Per amore della mia amica, li ho allevati con cura e li ho resi forti. Poi quei cinque figli della Signora Instabile hanno eretto ognuno uno splendido palazzo, invitarono il loro padre alle loro case e lo intrattennero continuamente a turno. Il maggiore di essi lo intrattenne nella sua villa con diversi generi di dolce musica, con incantesimi dei Veda, la lettura delle Scritture, i suoni ronzanti delle api, il cinguettio degli uccelli e altri suoni dolci da sentire.

 

62-64. “Il padre fu soddisfatto del figlio, che organizzò per lui suoni anche più duri, paurosi e tumultuosi come il ruggito del Leone, il rombo del tuono, la furia del mare, i brontolii dei terremoti, le grida d’amore e le liti, i gemiti e i lamenti di molte persone.

 

65-67. “Invitato dal suo secondo figlio, il padre andò a soggiornare nella sua villa. Ci trovò morbidi sedili, soffici letti, bei vestiti e alcune cose dure, altre calde o tiepide o fredde o rinfrescanti, cose con vari disegni e così via. Era soddisfatto con le cose piacevoli e sentiva avversione per quelle sgradevoli.

 

68-71. “Poi andando dal terzo figlio, vide scene affascinanti e variegate, cose rosse, bianche, marroni, blu, gialle, rosa, grigie, fulve, brune, nere e maculate, altre cose erano grasse o magre, corte o lunghe, ampie o rotonde, piegate o ondulate, gradevoli o orribili, nauseabonde, geniali o selvagge, sgradevoli o accattivanti, alcune gradevoli e altre no.

 

72-75. “Il padre fu portato poi alla villa del quarto figlio e ci trovò frutta e fiori. Ci trovò bevande, cose da leccare, da succhiare e da essere masticate, cose succose, alcune rinfrescanti come nettare, altre dolci, amare, piccanti o astringenti, alcuni decotti di gusti simili e così via. Egli assaggiò tutto.

 

76-79. “L'ultimo figlio portò il padre a casa sua e lo trattò con frutta e fiori, con varie erbe profumate e cose di diversi odori, dolci o putrescenti, lievi o acri, altri stimolanti o altri ancora soporiferi e così via.

 

“In questa maniera, ha goduto ininterrottamente, in un modo o un altro, in un palazzo o in un altro, essendo soddisfatto con alcune cose e avendone repulsione per altre.

 

80. "I figli erano così devoti al loro padre che non toccavano nulla in sua assenza.

 

81. "Ma il Signor Incostante non solo godette completamente di sé nei palazzi dei suoi figli, ma rubò anche cose dalle loro case e le condivise in segreto con la sua cara moglie, la Signora Instabile, nella propria casa, all’oscuro dei figli.

 

83. "Più tardi, una certa Vorace si innamorò del Signor Incostante e lui la sposò; divennero molto devoti a vicenda, il Signor Incostante amava la Signora Vorace cuore e anima.

 

84-87. "Lui era abituato ad andare a prendere enormi provviste per lei, lei le consumava tutte in un attimo ed era ancora più affamata di prima; perciò mandava sempre il marito a prendere altro cibo; e, anche lui, era incessantemente alla ricerca di viveri per lei. Lei non era soddisfatta del servizio del padre e dei suoi cinque figli messi insieme, ma voleva ancora di più. Tale era la sua fame insaziabile. Era abituata a dare ordini a tutti loro per i suoi bisogni. In breve tempo diede alla luce due figli.

 

88. "Erano Maestro Bocca-Fiammeggiante il più vecchio e Maestro Miserabile il giovane - entrambi ovviamente molto cari alla loro madre.

 

89-91. “Ogni volta che il Signor Incostante cercava la Signora Vorace nella vita privata, il suo corpo era bruciato dalle fiamme furiose di Maestro Bocca-Fiammeggiante, essendo così afflitto, cadde privo di sensi.

 

“E ancora, ogni volta che accarezzava il figlio minore con amore, era odiato da tutto il mondo e lui stesso si sentiva come se fosse morto. Il Signor Incostante sperimentò così indicibile miseria.

 

92. “Allora la mia compagna, buona di natura, era lei stessa afflitta a causa del dolore di suo figlio, il Signor Incostante.

 

93-95. “Essendo anche associata con i suoi due nipoti, Maestro Bocca-Fiammeggiante e Maestro Miserabile, diventò molto triste e cedette sotto l'odio pubblico. Anche a me, mio caro, non era più simpatica. Così passarono diversi anni fino a quando il Signor Incostante dominato dalla Signora Vorace perse ogni iniziativa e fu interamente nelle sue mani.

 

96-107. “Egli fu condannato e andò alla città dalle dieci porte. Lì egli visse con la Signora Vorace, i suoi figli e sua madre, sempre alla ricerca del piacere, ma condividendo solo miseria, giorno e notte. Bruciato dall'ira di Bocca-Fiammeggiante e trattato con disprezzo da Maestro Miserabile, oscillava qua e là molto agitato. Andò nelle case dei suoi altri cinque figli, ma fu solo confuso, senza essere felice. Anche la mia amica così è stata influenzata dalla situazione di suo figlio e ancora una volta collassò, e ancora ha continuato a vivere nella stessa città. Signora Vorace con suoi due ragazzi Maestro Bocca-Fiammeggiante e Maestro Miserabile era mantenuta dalla Signora Ignoranza, nonna di suo marito e dal Signor Pazzo, suo suocero. Stava bene con l’altra moglie di suo marito, la Signora Instabile, ed era anche intima con lei. Lei (accattivante con tutti loro) dominava completamente il marito Signor Incostante.

 

* * * *

 

“Anch’io continuai a vivere lì solo per amore della mia amica. In caso contrario, nessuno di loro poteva rimanere in città senza di me essendo io la loro protettrice, sebbene fossi moribonda a causa dell’agonia della mia amica.

 

“A volte ero dominata dalla Signora Ignoranza, ero presa in giro dal signor Pazzo, diventavo incostante a causa del Signor Incostante, crescevo instabile per la Signora Instabile, ero presa dall’ira per Bocca-Fiammeggiante e apparivo spregevole a causa di Maestro Miserabile. Riflettei dentro di me su tutti gli stati d'animo della mia amica, poiché sarebbe morta se l’avessi lasciata anche solo un minuto. A causa delle mie frequentazioni la gente comune mi giudicava male come se fossi una sgualdrina, mentre gli uomini saggi possono vedere che sono sempre rimasta pura.

 

108-111. “Perchè quella Suprema Bontà, mia madre, è sempre pura e chiara, più grande dello spazio e più sottile del più sottile; Lei è onnisciente, ma anche con una conoscenza limitata; Lei fa funzionare tutto, ma rimane inattiva; sostiene tutto, essendo Lei stessa senza sostegno; tutto dipende da Lei, mentre Lei è indipendente; tutte le forme sono Sue, ma Lei è senza forma; tutti appartengono a Lei, ma lei è senza legami; anche se illumina tutti, Lei non è conosciuta da nessuno in nessuna circostanza; Lei è Beata, ma allo stesso tempo non lo è; Lei non è né padre né madre; innumerevoli sono le sue figlie, come me.

 

112-113. “Le mie sorelle sono tante quanto le onde del mare. Tutti, Oh principe, sono proprio come me coinvolti negli affari dei loro compagni. Sebbene condivido la vita dei miei amici, io sono in possesso dell'incantesimo più potente, in virtù del quale la mia natura è esattamente quella di mia Madre.

 

114. (Il racconto riprese).

 

115. "Quando il figlio della mia amica si ritirava a riposare, ha sempre dormito sonni tranquilli nel grembo di sua madre; appena il Signor Incostante si addormentava, anche tutti gli altri, compresi i suoi figli, dormivano, poiché nessuno poteva rimanere sveglio.

 

116. "In tali occasioni, la città era custodita dal Signor Movimento, amico intimo del Signor Incostante, che sempre si muoveva avanti e indietro da due porte superiori.

 

117. “La mia amica, la madre del Signor Incostante, insieme a lui e al suo malvagio amico, vide tutta la famiglia a letto.

 

118. “Ero abituata ad andare da mia madre in quell'intervallo ed a rimanere in beatitudine nel suo abbraccio affettuoso. Ma sono stata obbligata a tornare subito in città al loro risveglio.

 

119. “Questo Signor Movimento, l’amico del Signor Incostante, è più potente e li tiene tutti vivi.

 

120-121. “Anche se singolo, egli moltiplica se stesso, si manifesta con la città e i cittadini, pervade tutti, li protegge e li supporta.

 

122. “Senza di lui, si sarebbero tutti sparsi e persi come perle senza il filo della collana.

 

123. “Egli è il legame tra i prigionieri e me stessa; potenziato da me, ricopre il ruolo in città come il filo in una collana.

 

124. “Se quella città decade, egli raccoglie i prigionieri insieme, li conduce ad un altra città e rimane il loro padrone.

 

125-131. “In questo modo il Signor Incostante comanda sempre la città, egli stesso rimanendo sempre sotto l'influenza del suo amico. Anche se supportato da un amico così potente, anche se nato da una madre così virtuosa ed allevato da me, non è nient'altro che un miserabile, perché egli è sballottato qua e là dalle sue due mogli e dai numerosi figli. Egli è fatto a pezzi dai suoi figli e non trova piacere ma solo intensa miseria. Tentato dalla Signora Instabile, si addolora; comandato dalla Signora Vorace, corre in cerca di cibo per lei; colpito da Bocca-Fiammeggiante egli brucia con rabbia, perde i sensi ed è sconcertato; avvicinando Maestro Miserabile, egli è apertamente disprezzato e vilipeso dagli altri e diventa come un morto sotto la vergogna dell’odio.

 

132-134. “Già di disdicevole eredità e ora infatuato dall'amore e sballottato dalle sue cattive mogli e figli, aveva vissuto con loro in ogni sorta di posti, buoni o cattivi, in foreste con cespugli spinosi o boschi infestati da belve, in deserti bruciati dal caldo, in luoghi ghiacciati trafitto dal freddo, in putridi fossati o in grotte buie e così via.

 

135. “Ancora una volta la mia amica fu colpita dal dolore a causa delle calamità di suo figlio e quasi morì per la pena.

 

136. “Anch’io, anche se sana di mente e chiara di natura, mio caro, sono stata coinvolta negli affari della sua famiglia e pure io diventai triste.

 

137. “Chi potrà mai sperare di avere anche la più piccola felicità in cattiva compagnia? Allo stesso modo uno può anche cercare di placare la sua sete con l’acqua presa da un miraggio.

 

138. “Inghiottita dal dolore, la mia amica una volta mi ha cercato in privato.

 

139. “Consigliata da me, ha presto ottenuto un buon marito, ucciso il proprio figlio e imprigionato i suoi nipoti.

 

140. “Poi accompagnata da me, ha rapidamente ottenuto udienza da mia madre, e lei essendo pura, ha spesso abbracciato mia madre.

 

141. “Lei subito si tuffò nel mare della Beatitudine e divenne la Beatitudine stessa. Alla stessa maniera, anche tu puoi conquistare i tuoi sentieri sbagliati che non sono altro che accrescimenti.

 

142. “Allora, mio Signore, raggiungi la Madre e ottieni la felicità eterna. Io ho ora narrato a te, mio Signore, la mia esperienza, la base per la beatitudine.”

 

Così finisce il quinto capitolo della Tripura Rahasya nella sezione di Hemachuda sulla Schiavitù.

 


 

CAPITOLO VI

 

SUI MERITI DELLA FEDE PER OTTENERE L'OBIETTIVO E SULLA NOCIVITÀ DELLE POLEMICHE.

 

1. Hemachuda rimase attonito al racconto fantastico della sua amata. Essendo ignorante, lui sorrise beffardamente al racconto e chiese a quella saggia principessa:

 

2. “Mia cara, quello che hai detto non sembra essere nient'altro che un’invenzione. Le tue parole non hanno alcuna relazione ai fatti e sono del tutto prive di significato.

 

3. “Sei certamente la figlia di un'Apsaras (donzella celeste) e cresciuta dal Rishi Vyagrapada nella foresta; Sei ancora giovane e non ancora completamente matura.

 

4. “Ma parli come se fossi anziana di diverse generazioni. Il tuo prolisso discorso è come quello di una ragazza posseduta e fuori di senno.

 

5. “Non posso credere a quella filastrocca. Dimmi dov'è la tua dama di compagnia e chi è il figlio che ha ucciso.

 

6. “Dove sono queste città? Qual è il significato della tua storia? Dove è la tua amica?

 

7. “Non so nulla della tua dama di compagnia. Puoi chiedere a mia madre se ti va’. Non c'è nessun’altra signora oltre a tua suocera nel regno di mio padre.

 

8. “Dimmi subito dove si trova tale donna e dove sono i figli di suo figlio. Penso che il tuo racconto sia un mito come il racconto del figlio di una donna sterile.

 

9-11. “Un clown raccontò una volta la storia del figlio di una donna sterile che montò un carro riflesso in uno specchio e decoratosi con argento preso dalla lucentezza della madreperla, si armò con armi fatte di ossa umane, ed andò a combattere nel campo di battaglia del cielo. Uccise il futuro re, sottomise la città dei padroni del cielo e face l’amore con le fanciulle da sogno sulle rive delle acque di un miraggio.

 

12. “Prendo le tue parole per qualcosa di simile. Non potranno mai essere la verità!”.

Dopo aver ascoltato le parole del suo amante, la saggia ragazza continuò:

 

13. “Signore, come puoi dire che la mia parabola è senza significato? Le parole che escono dalle labbra di quelli come me non possono mai essere una sciocchezza.

 

14. “La menzogna mina gli effetti della penitenza; così come può essere sospettata in persone virtuose? Come può tale persona essere inossidabile e annoverata tra i saggi?

 

15. “Inoltre, colui che intrattiene un serio ricercatore con parole vuote o false, non prospera in questo mondo né avanza nel prossimo.

 

16. “Ascolta, Principe. Un uomo miope non può avere la sua vista restaurata ascoltando semplicemente la prescrizione ricevuta.

 

17. “Egli è un pazzo che scambia i buoni precetti per falsità. Pensi, mio caro, che io, tua moglie, ti voglia ingannare con un mito quando sei così tanto serio?

 

18-19. “Motiva bene ed esamina attentamente queste falsità apparenti su di me. Un uomo intelligente è forse abituato a giudicare le grandi cose del mondo verificando pochi dettagli in esse? Ora ti presento le mie credenziali.

 

20. “Alcune cose ti piacevano prima. Perché hanno cessato di farlo, dopo che mi hai ascoltato l'ultima volta?

 

21. “Le mie parole provocano distacco, sono analogamente tenute a farlo ancora di più in futuro, come può essere altrimenti? Giudica le tue dichiarazioni da questi fatti.

 

22. “Ascoltami, Oh Re, con un intelletto semplice e chiaro. La sfiducia nelle parole di un pozzo dei desideri è il modo più sicuro per rovinarsi.

 

23. “La fede è come una madre affezionata che non può mai fallire nel salvare il suo fiducioso figlio da situazioni pericolose. Non c'è dubbio su ciò.

 

24. “Il pazzo che non ha nessuna fede nelle parole del suo pozzo dei desideri è abbandonato dalla prosperità, dalla felicità e dalla fama. Un uomo che è sempre sospettoso non può ottenere mai nulla di buono.

 

25. “La fiducia sostiene il mondo e nutre tutti. Come può prosperare un bambino se non ha alcuna fiducia in sua madre?

 

26. “Come può un amante ottenere piacere se egli non si fida della sua amata? Allo stesso modo, come può essere felice il vecchio padre che non ha alcuna fiducia nei suoi figli?

 

27. "Potrebbe il contadino coltivare la terra, se non avesse avuto alcuna fiducia? La sfiducia reciproca metterà fine a tutte le operazioni.

 

28. "Come può esistere l'umanità senza fiducia universale? Se dovrebbe dire, d'altra parte, che è la legge di causa ed effetto, vi dico; Ascoltami.

 

29. "La gente crede nella legge che una tale causa produce un tale effetto. Non è questa fede?

 

30. "E allora, un uomo non oserà respirare in assenza di Sraddha (fede) per paura di un’infezione patogena e di perire di conseguenza. Quindi, credimi, tu aspiri alla suprema beatitudine.

 

31. “Se ancora una volta, Principe, esiti a dipendere da una persona incompetente, come tu pensi che io sia, è perché tu credi che un certo fine debba essere compiuto.

 

32. “In quale altro modo può il fine desiderato avvicinarsi?”.

Ascoltando gli argomenti dell’amata, Hemachuda disse alla bella oratrice:

 

33. “Se la fede deve essere posta su qualcuno, mia cara, deve certamente essere posta su quelli degni di essa, in modo che il fine possa essere conseguito.

 

34-35. “Colui che è dedicato al bene più alto non dovrebbe mai fidarsi di una persona incompetente. In caso contrario, egli arriva al dolore, come un pesce, attirato dall'esca allettante alla fine di una lenza. Pertanto, la fede può essere solo posta nel degno e non nell'indegno.

 

36. “I pesci e tutti quegli uomini che hanno rovinato se stessi in un modo e prosperato nell’altro, possono verificare la mia dichiarazione.

 

37. “Posso solo crederti solo dopo un completo accertamento del tuo valore; non altrimenti. Perché allora mi chiedi se il fine desiderato può avvicinarsi?” (vedi sloka 32).

 

38. Dopo averlo ascoltato, Hemalekha rispose:

“Ascolta, Principe, quello che sto per dire adesso.

 

39. “Rispondo al tuo punto. Come si può essere giudicati come buoni o cattivi?

 

40. “È in riferimento a norme accettate? Qual è l'autorità dietro tali norme? Sono gli stessi autori degni o indegni? In questo modo, non ci sarà fine alla discussione.

 

41. “Inoltre, la competenza dell'osservatore deve essere presa in considerazione. (Anche così non ci sarà nessuna finalità raggiunta.) Pertanto la vita si muove solo per fede.

 

42-45. “Ti dirò il fondamento logico di raggiungere la meta suprema mediante la fede. Sii attento. Le persone non otterranno nulla, durante la loro vita o dopo la morte, da infinite discussioni o dall’accettazione cieca. Delle due, tuttavia, c'è speranza per quest'ultima e non ce n'è nessuna per la prima.”

 

Il seguente aneddoto illustra il punto.

 

“Una volta viveva un Santo, di nome Kausika, sulla collina Sahya vicino alle rive del fiume Godavari.

 

47. “Una volta quando il maestro era andato fuori, i discepoli iniziarono a discutere di filosofia, ognuno secondo le proprie illuminazioni.

 

48. “Apparve sulla scena un bramino di grande intelligenza ed una larga conoscenza delle cose, chiamato Soonga, che confutò con successo tutti i loro argomenti con la sua competenza nella logica.

 

49-50. “Era un uomo senza fede e senza convinzione, ma un abile oratore. Quando dissero che la verità deve essere accertata con riferimento ad alcuni criteri, egli ha argomentato sulla base di una serie infinita di norme e confutò la loro tesi.

 

51-55. “Completò il suo discorso con il seguente: 'Ascoltate, bramini, le norme non sono applicabili per accertare i meriti o i demeriti arrivando così alla verità. Poiché norme erronee non sono buone come test. Per cominciare, deve essere stabilita la loro correttezza. Altre norme sono necessarie per controllarle. Sono esse stesse a loro volta infallibili? Procedendo in questo modo, nessuna finalità può essere raggiunta. Pertanto nessun test è possibile. L’accertamento della Verità diventa impossibile senza essere testato, nulla può essere quindi Verità. Questa enunciazione stessa non può essere né vera, né un indicatore. Qual è allora la conclusione? Che tutto è nulla, il vuoto. Anche questo non può essere supportato da fatti attendibili; quindi, la dichiarazione che tutto è nulla finisce anch’essa nel nulla.'

 

56. “Ascoltando il suo discorso, alcuni di loro sono rimasti impressionati dalla forza della logica di Soonga e divennero commentatori del Vuoto.

 

57-60. “Si perdettero nel labirinto della loro filosofia. I più esigenti tra gli ascoltatori portarono gli argomenti di Soonga di fronte al loro maestro e furono illuminati da lui. Così ottennero pace e felicità. Quindi, attenzione alle aride polemiche che si nascondono nella logica. Usale nel modo in cui hanno fatto i libri sacri. In questo modo si trova la salvezza."

Così affrontato da quella eminente eroina, Hemachuda fu notevolmente stupito e disse:

“Mia cara, non avevo realizzato la tua sublimità in precedenza.

 

61. “Benedetta sei tu che sei così saggia! Benedetto sono io che posso stare in tua compagnia. Tu dici che la fede concede il sommo bene. Come fa a concederlo?

 

62-63. “Dove è opportuna la fede, e dove non? Le Scritture differiscono nei loro insegnamenti; gli insegnanti sono diversi tra loro; i commentari similmente differiscono uno dall’altro; inoltre il ragionamento di una persona non può essere da guida. Quale di essi deve essere seguito e quale deve essere rifiutato?

 

64. “Ognuno timbra il proprio punto di vista con il sigillo dell'autorità e condanna il resto, non solo come inutile, ma anche come nocivo, oh mia cara!

 

65. “Stando così le cose, non posso decidere per me stesso. Quello che tu condanni come la scuola del vuoto si ritorce sugli altri e li attacca.

 

66. “Perché quella scuola non dovrebbe essere rispettata? Ha i propri seguaci ed il suo sistema di filosofia. Spiega chiaramente a me, cara, tutte queste cose. Esse devono infatti essere già chiare per te.”

 

Così si conclude il sesto capitolo della Tripura Rahasya nella sezione di Hemachuda su Sraddha (la Fede).

 

 


 

CAPITOLO VII

 

SULL'OBIETTIVO CHE È OTTENUTO SOLO DOPO AVER VERIFICATO L’ESISTENZA DI DIO CON LA FEDE, LO SFORZO, LA LOGICA E LA DEVOZIONE A LUI.

 

 

1. Dopo le domande del marito, Hemalekha, con la sua santa conoscenza pratica dello stato dell'universo, parlò a lui con maggiore gentilezza:

 

2-5. “Carissimo, ascoltami attentamente. Quello che è conosciuta come la mente è sempre, dopo tutto, come una scimmia irrequieta. Così l'uomo ordinario è sempre afflitto da problemi. Tutti sanno che una mente inquieta è un fiume di guai senza fine; considerando che uno è felice nel sonno in assenza di tale irrequietezza. Quindi tieni la mente ferma quando ascolti quello che dico. Ascoltare con una mente distratta è come non sentire, poiché le parole non servono a niente, sono come alberi pieni di frutta visti in un dipinto.

 

6. “L’uomo è rapidamente beneficiato se si allontana dalla sterile e rovinosa logica e si impegna nella discussione propositiva.

 

7. “Un impegno adeguato deve seguire una discussione giusta; per l’utilità dell’uomo secondo lo zelo che accompagna i suoi sforzi.

 

8. “Troverai, mio caro, che quelle discussioni senza meta sono inutili e che un impegno serio è utile nel mondo.

 

9-11. “Lo zelo discriminatorio è quello che consente all’agricoltore di arare il campo nella giusta stagione e all’analizzatore di analizzare il valore di oro, argento, pietre preziose, erbe medicinali o altro. Non sarà fatto nessun lavoro pratico se le persone trascorrono tutta la loro vita solo in vane discussioni. Pertanto, uno dovrebbe scartare le discussioni senza meta e iniziare immediatamente a realizzare lo scopo più alto della vita come appurato da una discussione appropriata e sincera. Né si dovrebbe evitare lo sforzo individuale, come di solito fanno i seguaci di Soonga.

 

12. “Un uomo che è serio nel suo impegno non sarà mai in perdita; potrà mai fallire un sostenuto impegno nel suo scopo?

 

13. “Gli uomini guadagnano il loro cibo, gli dèi il loro nettare, i pii asceti la più alta beatitudine e gli altri i loro desideri, solo con lo sforzo individuale.

 

14. “Pensa bene e dimmi dove, quando, come e quale profitto è mai stato ottenuto da un uomo che, senza impegnarsi nell’azione, è stato occupato con sterili polemiche.

 

15. “Se pochi casi sparsi di fallimento fanno perdere la fede nello sforzo individuale, si è sicuramente maledetti da Dio, perché si è causa della propria rovina.

 

16. “Guidato da un’adeguata riflessione, accompagnato dallo zelo e impegnato in sforzi individuali, ognuno deve prendere il proprio infallibile sentiero per l’emancipazione.

 

17. “Si dice che ci sono molte strade per arrivare a quel fine. Scegli quella che è la più sicura.

 

18. “La scelta viene fatta da una discussione giusta e secondo l'esperienza dei saggi. Allora inizia la pratica immediatamente. Ora la spiego in dettaglio. Ascolta!

 

19. “Che è meglio che non ti porti ancora verso la sofferenza!

Per un uomo acuto, il dolore è evidente in tutti gli aspetti della vita.

 

20-22. “Qualunque cosa ha l’impronta della miseria non può essere buona. Tali sono la ricchezza, i bambini, la moglie, il regno, il tesoro, l’esercito, la fama, l’apprendimento, l’intelletto, il corpo, la bellezza e la prosperità. Poiché tutti sono transitori e già nelle fauci della morte, altrimenti chiamata tempo.

 

23. “Può essere buono ciò che è solo il seme pronto a germogliare come dolore e crescere come miseria?

 

24. “Il giusto mezzo si trova oltre tutti questi falsi obiettivi. Tuttavia, il desiderio di possederli è nato dall’illusione. Il mago maestro è Maheshvara. Egli è il creatore dell'universo, tutti sono illusi da Lui.

 

25-30. “Anche un illusionista di limitati poteri è in grado di ingannare il suo pubblico anche se solo in misura limitata. L’illusione non può essere vista senza di lui. Naturalmente, l'intero pubblico non sarà completamente illuso da lui, ma chi può sfuggire all'illusione di Mahadeva?

 

“Così come ci sono alcuni che sanno vedere attraverso i trucchi illusori del prestigiatore e non ne vengono mistificati, così anche gli uomini possono imparare a superare l'universale Maya (illusione), se solo il Signore è misericordioso con loro. Non si può mai sfuggire da Maya, senza la grazia del Signore.

 

“Perciò il Signore dovrebbe essere adorato da coloro che sono ansiosi di attraversare l'oceano di Maya.

 

31. “Colui con il quale Dio è graziosamente compiaciuto è dotato di Mahavidya, la conoscenza suprema attraverso la quale il suo attraversamento dell'oceano di Maya è certo.

 

32. “Anche altri metodi sono proposti per ottenere questo supremo fine, ma essi sono tenuti a fallire nel loro scopo, se non arriva la grazia del Signore.

 

33. “Quindi adora la Causa Prima dell'universo come punto di partenza; sii devoto a Lui; Presto Lui ti permetterà di avere successo nei tuoi tentativi di distruggere l'illusione.

 

34. “Chiaramente l'universo deve avere qualche origine.

 

35. “Anche se la sua origine è avvolta nel mistero, cerchiamo di indagare la causa dall'effetto visibile e facciamoci guidare dalle Sacre Scritture; e così sarà raggiunta la conclusione che esiste un Creatore in nessun modo paragonabile a qualsiasi degli agenti a noi noti.

 

36. “Polemiche dichiarazioni sul contrario sono state logicamente confutate da molti autorevoli testi sacri.

 

37. “Quel sistema che ammette solo l'evidenza sensoriale è semplicemente una apologia per la filosofia e non porta da nessuna parte. La salvezza non è il suo fine ma il suo frutto è la dannazione.

 

38-40. “La logica sterile deve essere condannata. Un altro sistema dichiara che l'universo è eterno, senza inizio né fine. Ne consegue che l'universo e i suoi fenomeni sono auto-esistenti; così che la materia senza vita ne sia il proprio agente e custode, il che è assurdo, perché l'azione implica intelligenza e nessun esempio può essere citato sul contrario. Anche le Scritture dicono che la Causa Prima è un principio intelligente, e sappiamo che sempre l’azione proviene solo da un'origine intelligente.

 

41-43. “Il mondo è così ricondotto al suo Creatore che differisce completamente da qualsiasi agente che noi conosciamo. A giudicare dalla grandezza della creazione, il Suo potere deve essere incommensurabile, della stessa grandezza dell’inimmaginabile vastità della creazione. Un tale essere deve anche essere in grado di proteggere e di elevare le sue creature. Quindi arrenditi senza riserve a Lui.

 

44-50. “Fornirò un esempio a prova di questo. Vediamo nella vita di ogni giorno che un capo, se soddisfatto, anche se i suoi mezzi sono limitati, assicura sempre le speranze dell'uomo che è sinceramente devoto a lui.

 

“Se il Signore del mondo viene soddisfatto, il devoto riceverà mai un rifiuto? Dimmelo. Egli è l'unico conforto dei devoti, considerando che i capi nel mondo sono tanti e non necessariamente gentili; può anche essere che sono ingrati e crudeli. Anche il loro patrocinio è vacillante e di breve durata. Il Signore Supremo ha infinita misericordia per i suoi devoti, è più grato e ha poteri illimitati. In caso contrario, come potrebbe la gente continuare a adorarlo da antiche ere? I Regni non ben ordinati sono noti perché destinati a disintegrarsi. (Ma questo universo prosegue come sempre). Quindi questo Signore della Misericordia è ben consolidato e anche giustamente famoso.

 

“Abbandonati direttamente e senza esitazione a Lui. Egli ordinerà il meglio per te e non avrai bisogno di chiedere per esso.

 

51-59. “Tra i metodi di approccio a Dio, ci sono (1) il culto per superare problemi, (2) il culto per guadagnare ricchezza, ecc. e (3) amorevole dedizione di sé. L'ultimo è il migliore e più sicuro nei suoi risultati.

 

“Anche nella vita pratica, un capo che viene supplicato da un uomo nei guai debitamente gli offre sollievo. L'uomo è invece lasciato senza aiuto se non ha mostrato attenzione adeguata al patrono. Così anche il culto nato dall’ambizione, dà frutti indeterminati e limitati secondo la sua intensità. Il servizio devozionale fatto con nessun motivo recondito richiede molto tempo per essere riconosciuto; ma rende amabile anche il capo più meschino. Un maestro umano può prendere tempo per riconoscere il lavoro disinteressato; ma Dio, il Signore dell'universo, l'abitante nei nostri cuori, sa tutto e subito concede frutti appropriati. Nel caso di altri tipi di devoti, Dio deve attendere il corso del destino; considerando che per il devoto altruistico, Dio, il Signore e l'unico rifugio, è in tutto e si prende cura di lui senza riferimento alla sua predestinazione o alle leggi da Lui ordinate. Egli compensa il devoto rapidamente, e questo perché Egli è supremo e autonomo senza mai dipendere da nulla.

 

60-61. “La predestinazione o volontà divina è impotente davanti a Lui. Ognuno sa come Egli mise da parte le leggi divine e il destino nel caso del suo famoso devoto, Markandeya. Ti spiegherò ora questo. Ascolta, mio caro!

 

Nota: - Un Rishi di nome Mrikandu che era senza figli, soddisfò Shiva con la sua penitenza. Quando Shiva gli apparve, egli lo pregò che potesse avere un figlio. Shiva gli chiese se volesse un ragazzo stupido ma longevo, o un ragazzo intelligente ma con una vita di breve durata. Mrikandu preferì quest'ultimo. Così Shiva disse: 'Avrai un figlio molto brillante; ma lui vivrà solo per sedici anni.' Di conseguenza nacque un figlio che era molto buono, rispettoso, intelligente e pio, affascinando tutti coloro che lo vedevano. I genitori furono felici di lui, ma divennero tristi appena crebbe. Lui chiese il motivo della loro tristezza e loro raccontarono della benedizione di Shiva. Egli disse: 'Non importa. Vedrò' e cominciò una severa penitenza. Shiva fu soddisfatto della sua intensa devozione e ordinò che egli rimanesse a sedici anni di età per l'eternità.

 

62. “L’opinione corrente che uno non può sfuggire al proprio destino è applicabile solo ai deboli di mente e ai fannulloni privi di conoscenza.

 

63. “Gli Yogi che praticano il controllo del respiro conquistano il destino. Il destino non può imporre i suoi frutti sugli Yogi.

 

64-66. “Il destino prende e detiene solo persone senza conoscenza. Conformandosi e seguendo la natura, il destino fa parte della natura. Ancora una volta la natura è solo l'espediente per far rispettare la volontà di Dio. Il Suo scopo è sempre sicuro e non può essere impedito. Il suo vantaggio può, tuttavia, essere attenuato dalla devozione a Lui e se non è così attenuato, la causa predisponente deve pertanto essere considerata il fattore più potente nella vita di un uomo.

 

67. “Pertanto, evita la vanità e prendi rifugio in Lui. Lui ti porterà spontaneamente allo stato più elevato.

 

68. “Questo è il primo scalino per la base della Beatitudine. Nient'altro vale la pena.

 

69. (Dattatreya continuò) "Oh Parasurama, sentendo questo discorso di sua moglie, Hemachuda, era felice e ha continuò a chiederle:

 

70. “Dimmi, cara, chi è questo Dio, il Creatore, Colui che è indipendente e l'Ordinatore dell'universo a cui dovrei consacrarmi?

 

71-72. “Alcuni dicono che egli sia Vishnu, altri Shiva, Ganesha, il Sole, Narasimha o simili altri avatar; altri dicono sia Buddha o Arhat; altri ancora Vasudeva, il principio della vita, la Luna, il Fuoco, il Karma, la Natura, la Natura Primordiale ecc.

 

73. “Ogni setta dà una diversa origine all'universo. Dimmi quale di esse è vera.

 

74. “Credo in verità che non c'è nulla di sconosciuto a te, perché quel famoso e onnisciente saggio Vyaghrapada è stato gentile con te, e la profonda saggezza brilla in te anche se sei di sesso debole. Per favore, per l’amore che hai per me, parla, Oh colei che è giusta, pronunciando parole di vita eterna!”.

 

75. Così richiesta, Hemalekha parlò con piacere:

“Signore, ti dirò la Verità ultima su Dio. Ascolta!

 

76-78. Dio è l’onniscente che genera, permea, sostiene e distrugge l'universo. Egli è Shiva, è Vishnu, egli è il Brahman, il Sole, la Luna, ecc. Egli è colui che le diverse sette chiamano in maniera diversa; Egli non è Shiva, né Vishnu, né Brahma o qualsiasi altro esclusivamente.

 

79-93. Ti racconterò padre. Presta attenzione a me! Per dire, per esempio che l’Essere Primordiale è Shiva con cinque volti e tre occhi. Il Creatore sarebbe in tal caso come un'ordinario vasaio che fa pentole, dotate di un corpo e cervello. Vero, non non c'è nessuna arte al mondo, senza un corpo e un po’ di intelletto. Infatti, la facoltà creativa negli uomini appartiene a qualcosa tra il corpo e la pura intelligenza.

 

Nota: - Il corpo essendo privo di sensi non può agire di propria iniziativa; né può farlo l’intelletto senza uno strumento.

 

“Perciò la mente funziona oltre il corpo grossolano, nei sogni, essendo intelligente, crea l'ambiente adatto per i suoi desideri latenti. Questo indica chiaramente che il corpo è solo uno strumento per uno scopo e l'agente è l’intelligenza. Gli strumenti sono necessari per agenti umani perché le loro capacità sono limitate e non sono indipendenti. Considerando che il Creatore dell'universo è perfetto in se stesso e crea l'universo intero senza alcun aiuto esterno. Ciò porta alla conclusione importante che Dio non ha corpo. In caso contrario, sarebbe ridotto a un essere umano glorificato, che richiede innumerevoli accessori per il suo lavoro ed è influenzato da stagioni e ambienti, in alcun modo diverso da una creatura, e non il Signore. Inoltre, la pre-esistenza di accessori annullerebbe la sua maestria unica e implicherebbe limiti ai suoi poteri di creazione. Ciò è assurdo, in quanto contrario alle premesse iniziali. Pertanto, Egli non ha corpo né altri aiuti, eppure Egli crea il mondo, Oh Signore della mia vita! Gli sciocchi sono presi dall'idea di dare un corpo all'Essere Trascendentale. Eppure, se i devoti lo adorano e lo contemplano con un corpo secondo le proprie inclinazioni, Egli mostra loro la grazia, assumendo tale corpo. Egli infatti è unico e soddisfa i desideri dei suoi devoti.

 

“Tuttavia, la conclusione deve essere raggiunta che Egli è pura intelligenza e la sua coscienza è assoluta e trascendente. Tale è la coscienza-intelligenza nella purezza, l'Essere Assoluto, la Regina, Parameswari (Dea Trascendentale) che travolge i tre stati e, quindi, chiamata Tripura. Sebbene Lei non sia divisa tutto l'universo si manifesta in tutta la sua varietà in Lei, essendo riflesso per così dire, in uno specchio luminoso. La riflessione non può andare oltre lo specchio ed è quindi un tutt'uno con esso. Stando così le cose, non ci può essere differenza in gradi (ad esempio, Shiva non è superiore a Vishnu e viceversa). I corpi sono mere concezioni di esseri inferiori e non sono il punto nel caso di Dio. Quindi, sii saggio, e adora la pura trascendenza senza macchia.

 

94. “Se incapaci di comprendere questo stato puro, si dovrebbe adorare Dio nella forma concreta che ci è più gradevole; anche in questo modo si è sicuri di raggiungere l'obiettivo, anche se gradualmente.

 

95. “Sebbene si tenti per milioni di nascite di raggiungerlo, non si avanzerebbe eccetto con uno di questi due modi.

 

Così si conclude il settimo capitolo della Tripura Rahasya nella sezione di Hemachuda sulla natura di Dio.

 

 


 

 

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CAPITOLI 1-7 CAPITOLI 8-14 CAPITOLI 15-22 APPENDICE

 

 


 

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